Leggendo quest’appassionante storia pubblicata da Gioia nel suo blog, mi è d’improvviso ritornata la voglia di scrivere, dedicandomi nuovamente ad uno scritto lasciato dormire da troppo tempo nella memoria del pc. Così ho deciso di seguire il suo esempio, esempio che consiglio di andare a leggere perchè è veramente coinvolgente.
e invece del mio incipit che ne pensate?
a tutti una buona lettura…
Morgana della new economy.
Quel lunedì mattina il sole pareva accarezzarle il volto ed i capelli, suggerendole pensieri positivi nonostante gli innumerevoli spintoni gratuiti che fino a pochi minuti prima aveva ricevuto dai passeggeri della circumvesuviana.
Era dopotutto il suo primo giorno di lavoro ufficiale, con tante fondate speranze di farcela e le bollette di casa da pagare a fine mese…perché quelle purtroppo non ammettevano errori e non potevano essere nemmeno posticipate. Affrettò il passo Milena, con un occhio di riguardo alle mattonelle sconnesse del vialone principale che tagliava simmetricamente a metà il Centro Direzionale. In mezzo a quei futuribili grattacieli, si sentiva minuscola e insignificante come una formica. L’ufficio dove lavorava, al quinto piano di un anonimo edificio tutto specchi e metallo, toccava a lei aprirlo. Aveva le chiavi, segno di responsabilità e fiducia nei suoi confronti da parte di chi l’aveva assunta. Assunta a nero ovviamente, dopo un paio di settimane di prova. Erano stati quindici giorni sui carboni ardenti, un deliro. Provinata insieme ad altre due ragazze come lei aspiranti al posto, aveva rischiato per un pelo di essere scartata, magari per un caffè non correttamente zuccherato. Ma quei giorni d’inferno erano ormai archiviati, bisognava guardare avanti a testa alta ed essere fiere di sé, così come le aveva detto il suo superiore: ”grandi cose prevedo per te!” e via discorrendo insieme a un’energica stretta di mano.
Milena sbuffò impaziente, mentre attendeva nell’androne l’ascensore, lenta come una lumaca; il suo orologio invece pareva avesse fretta, segnava addirittura dieci minuti in avanti!
“Ancora qua stai?Non male come inizio giornata!” la voce garrula di Carmine, uno dei videoterminalisti che aveva avuto occasione di conoscere nella precedente fase selettiva, perché bazzicava spesso e volentieri in segreteria, la fece sussultare.
“Sono in orario, anzi sono in anticipo.” Replicò asciutta asciutta.
“Eeehhh e come stai?! Ti sei svegliata storta?! Manco ti posso sfottere?”
L’ascensore era arrivata salvificamente al piano, le porte scorrevoli si schiusero dopo il segnale acustico e si richiusero alle spalle di Milena, il tempo necessario di sorvolare elegantemente sulla domanda canzonatoria di Carmine, che comunque restò alle sue calcagna. I loro respiri si confusero e si accavallarono, amplificati dallo spazio angusto di quella scatola di metallo, che procedeva inesorabilmente al rallentatore. Per darsi un contegno, Milena frugava nella borsa cercando le chiavi dell’ufficio, mentre Carmine fingeva di guardarsi la punta delle sue Nike ultimo modello, in realtà indagando con lo sguardo le morbide rotondità della ragazza, che continuava ignara di tutto a rivolgergli le spalle. Il viaggio dell’ascensore alla fine terminò, lasciando liberi entrambi di iniziare con le migliori intenzioni la loro giornata lavorativa.
Era una piccola azienda di software, dove bytes e variabili booleane erano il pane quotidiano di una quindicina di dipendenti, quasi tutti giovanissimi ed appena sfornati dall’università o dagli istituti tecnici di napoli e provincia. Il titolare della ditta era una donna, fatto che nella sua eccezionalità ispirava a Milena un grande rispetto unito alla certezza di voler diventare un giorno come lei, e non una casalinga repressa come sua madre. Per il momento, studiava e s’impegnava per diventare almeno una segretaria inappuntabile. Le mansioni da svolgere erano le seguenti: rispondere al telefono, segnare gli appuntamenti, archiviare documenti e contabilità, occuparsi delle piante dell’ufficio…e se possibile anche dell’ufficio. ”Il fatto è che la donna delle pulizie mi ha dato il benservito di punto in bianco” da dietro la sua scrivania, la titolare aveva un’espressione affranta, per niente mitigata dalla poltrona in alcantara sulla quale poggiava pesantemente il suo fondoschiena “ e adesso mi trovo nei guai, non so a chi altri chiedere se non a te…perché non voglio dare le chiavi dell’ufficio al primo che capita!”
Fu così che Milena s’immolò nella pulizia di cessi e pavimenti senza batter ciglio, orgogliosa di poter dare nel suo piccolo una mano, soprattutto ora che lo stipendio le era stato aumentato da duecentomila a quattrocentomila al mese.
“Quattrocentomila lire, capisci mamma? Questa volta posso pagare tutte le bollette di casa e mi avanza pure qualcosa per me!” Aveva taciuto però il piccolo straordinario che elargiva dopo la chiusura dell’ufficio munita di guanti, straccio e candeggina.