Un inevitabile senso di fastidio mi ha pervaso alla fine della visione dell'esordio al lungometraggio di Alice Rohrwacher, sorella della ben più nota Alba, per quel trasudamento radical chic di cui è pervaso il film in questione.Per quanto interessante possa sembrare il tentativo di sguardo sulla realtà calabra e il suo rapporto con la Chiesa, la critica di fondo del film evidenzia uno sguardo politicamente schierato, ma in maniera falsamente ironica e distaccata, da cui si evince una facile e semplicistica presa di posizione nell'additare la Chiesa e la politica come elementi conniventi all'interno di una comunità cittadina, offrendo da una parte una nuova, ennesima denuncia nei confronti di un degrado anche umano e sociale, ma che dall'altra appare troppo smaccato, con un intento di quasi superiorità da parte di chi, estraneo a quel contesto, si sente in diritto di giudicare. Perché si avverte lo sguardo della regista, per quanto filtrato dalla bravissima Yle-Vianello, volto a sancire e spartire giudizi di una certa facilità, che rischiano di svilire il tentativo di un cinema attento a realtà diverse da quelle solitamente viste al cinema d'oggi.Se veramente si vuole cercare uno spunto di riflessione e di critica interessante alla Chiesa, allora sarebbe meglio rivolgersi altrove ed in particolare a Lourdes, film che forte di una lucidità di sguardo maturo, dimostra come si possa affrontare simile argomento di denuncia con maggiore e migliore accortezza, senza palesare facilmente e troppo la propria ideologia, che nel caso della Rohrwacher non è esente da critiche.Ho rilevato, a mio modo di vedere, una certa sopravvalutazione di quest'opera prima, accolta come una felice scoperta, che però come dicevo sopra, non è priva di difetti e presta il fianco a facili attacchi da chi la pensa diversamente dalla giovane regista.Non so se ci troveremo di fronte ad un fenomeno di Rohrwacher-pensiero e ad una loro consacrazione a priori per tutto ciò che ci propongono e ci proporranno, sino al momento in cui si avvertiranno i primi ripensamenti e segni di stanchezza nei confronti di un cinema così facilmente ed ingenuamente ideologico, ma essendo un'opera prima, ci si aspetta un miglioramento di scrittura ed uno sguardo, che per quanto lontano dalle secche del cinema televisivo, dovrà dimostrarci di saper continuare sui binari di un'attenzione critica alla nostra realtà, ma con meno smaccate cadute di stile e di macchiette.
Magazine Cinema
Un inevitabile senso di fastidio mi ha pervaso alla fine della visione dell'esordio al lungometraggio di Alice Rohrwacher, sorella della ben più nota Alba, per quel trasudamento radical chic di cui è pervaso il film in questione.Per quanto interessante possa sembrare il tentativo di sguardo sulla realtà calabra e il suo rapporto con la Chiesa, la critica di fondo del film evidenzia uno sguardo politicamente schierato, ma in maniera falsamente ironica e distaccata, da cui si evince una facile e semplicistica presa di posizione nell'additare la Chiesa e la politica come elementi conniventi all'interno di una comunità cittadina, offrendo da una parte una nuova, ennesima denuncia nei confronti di un degrado anche umano e sociale, ma che dall'altra appare troppo smaccato, con un intento di quasi superiorità da parte di chi, estraneo a quel contesto, si sente in diritto di giudicare. Perché si avverte lo sguardo della regista, per quanto filtrato dalla bravissima Yle-Vianello, volto a sancire e spartire giudizi di una certa facilità, che rischiano di svilire il tentativo di un cinema attento a realtà diverse da quelle solitamente viste al cinema d'oggi.Se veramente si vuole cercare uno spunto di riflessione e di critica interessante alla Chiesa, allora sarebbe meglio rivolgersi altrove ed in particolare a Lourdes, film che forte di una lucidità di sguardo maturo, dimostra come si possa affrontare simile argomento di denuncia con maggiore e migliore accortezza, senza palesare facilmente e troppo la propria ideologia, che nel caso della Rohrwacher non è esente da critiche.Ho rilevato, a mio modo di vedere, una certa sopravvalutazione di quest'opera prima, accolta come una felice scoperta, che però come dicevo sopra, non è priva di difetti e presta il fianco a facili attacchi da chi la pensa diversamente dalla giovane regista.Non so se ci troveremo di fronte ad un fenomeno di Rohrwacher-pensiero e ad una loro consacrazione a priori per tutto ciò che ci propongono e ci proporranno, sino al momento in cui si avvertiranno i primi ripensamenti e segni di stanchezza nei confronti di un cinema così facilmente ed ingenuamente ideologico, ma essendo un'opera prima, ci si aspetta un miglioramento di scrittura ed uno sguardo, che per quanto lontano dalle secche del cinema televisivo, dovrà dimostrarci di saper continuare sui binari di un'attenzione critica alla nostra realtà, ma con meno smaccate cadute di stile e di macchiette.
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