Anna Lombroso per il Simplicissimus
“Là, tout n’est qu’ordre et beauté, Luxe, calme et volupté”. Scriveva Baudelaire, invitando a lenti viaggi di scoperta di paesi e amori. Perché la calma, la flemma, l’indolenza aiutano ad assaporare, godere, contemplare, vivere pienamente i piaceri ed infatti da sempre sono esclusiva di ricchi, quelli che possono segnare il tempo sui Pathek Philippe e anche perderlo, non devono timbrare il cartellino, correre dietro al bus.
Ed infatti ci sono stati tempi nei quali anche a noi era stata magnificata l’elegante fascinazione dello slow, camminate, ricette, giardinaggio, lunghe cotture, lunghi convivi e lunghi film di Rohmer, per imparare a gioire anche della noia, vizio riservato a chi ha tutto e ha visto tutto.
Altri tempi, prima che prendesse il sopravvento l’affaccendato dinamismo, prima che diventasse un vantaggio per l’affermazione sociale l’essere presciolosi e peggio per i gattini ciechi che magari ci pensa l’Ad di Luxottica, prima che dopo 8 anni di Porcellum si dovesse partorire il Porcellum 2, peggiorativo, in tre giorni, prima che si licenziasse in un giorno premier e governo e che un re che dovrebbe per motivi d’età, prendersela comoda, incaricasse il console svelto svelto toccandogli la spalla con lo scettro e via, prima che l’insignito rivendicasse che la sua squadra la saprà confezionare in un lampo.
Altro che futuristi, con questo culto della velocità energica, dell’azione solerte, questi sono simultaneisti, infatti possono essere a Roma e a Firenze, fare i premier, i segretari di partito, i sindaci, andare da Maria De Filippi e farsi leggere da qualcuno il povero Frost scambiandolo per Walt Whitman, prendere ordini da Berlusconi, Merkel, Napolitano, Monte dei Paschi, Bce, finanziatori che riscuotono e contemporaneamente impartirli a peones, che vogliono restare tali, timidi oppositori codardi, commentatori e giornalisti in estasi proprio per l’adoperarsi affannoso, il prodigarsi smanioso, il profondersi borioso, tutte attività svolte per sé secondo la tradizione del promoter, del padrino, della più influente divinità del pantheon, che degli affari propri ha fatto sistema di governo.
E se la stampa tedesca chiede soluzioni rapide e quella francese di “rottamatore che ha fretta”, Europa, il quotidiano che non ho mai visto in edicola, poco nelle mazzette, ma molto negli oboli all’editoria, si lancia in una sgangherata benedizione: “La velocità è la qualità più vistosa e la forza più dirompente di Matteo Renzi perché il tempo è il suo unico, vero nemico. La “staffetta” a palazzo Chigi – che qualcuno vorrebbe chiamare defenestrazione, ma che è più corretto definire l’ultimo adempimento congressuale – imprime una nuova, vertiginosa accelerazione al quadro politico aprendo uno scenario che nessuno, neppure per sbaglio, aveva potuto ipotizzare anche solo tre settimane fa. ….Perché il leader del Pd ha tutta questa fretta?…. L’urgenza di Renzi è l’urgenza del paese. Mentre il sistema politico-mediatico si attarda nei riti eterni dell’analisi, della mediazione e del rinvio, fuori le mura ribolle la rabbia del ceto medio, la protesta sociale diventa disperazione, il popolo si degrada a plebe”
Eh si, per fortuna è arrivato lui a salvare la democrazia con misure istantanee come il brodo granulare e il nescafè, con la fregola di chi pesta acqua nel mortaio per far casino e coprire le grida, con la velocità di chi corre senza sapere dove va e nemmeno da dove viene, con l’attivismo di chi sostituisce il movimento al pensiero.
Possiamo augurarci che con la stessa velocità scompaia della scena .. ma c’è da temere che ormai sempre più rapidamente al male succeda il peggio.