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Corriere (sul far) della sera

Creato il 22 marzo 2011 da Ilpescatorediperle
Sui fatti di Libia sono perfettamente d'accordo con quanto dice oggi Pippo Civati, e non ho nulla da aggiungere.In quell'intervento si parla di ipocrisia a proposito dell'ondivago atteggiamento del Presidente del Consiglio e della sua maggioranza (la Lega oramai è al punto di avere delle opinioni solo sul federalismo; su tutto il resto, a meno che non entri nel patto di scambio sul federalismo stesso, si astiene. E' politica questa?).Oggi c'è un altro fondo che parla di "ipocrisia" e atteggiamento "ondivago". E' quello di Piero Ostellino (Piero sedutesullapropriafortuna Ostellino).Solo che per l'ex direttore del Corriere ad essere ipocrita e ondivaga è, ovviamente, l'opposizione. Ora, non voglio entrare nel merito delle questioni, visto che nemmeno il giornalista lo fa. Contesto il principio che muove il suo ragionamento: che le guerre o si approvano sempre o si contestano sempre. Che cos'altro significa, infatti, la reprimenda contro chi,  così schematicamente definito, "un giorno è interventista e un l'altro no"? Domenica il quotidiano milanese titolava, nelle pagine interne, ancora contro l'opposizione, con toni da Libero: in Libia sì, in Iraq no. La tesi è, insomma, che o si è belligeranti (cioè a favore delle guerre di per sé) o no. Insomma, che esaminare un contesto caso per caso rappresenti una forma di debolezza. Vuoi mettere la maschia virilità politica del dire sempre "sì, combattiamo"?
Ebbene, io contesto vivamente questo modo rozzo di riflettere su fatti così drammatici come i conflitti armati. Ostellino si rifà alla Costituzione? Il famigerato articolo 11, laddove limita l'assoluto ripudio della guerra alla partecipazione dell'Italia ad organismi internazionali, indica infatti un percorso, che, appunto, impone di valutare con estrema ponderazione, di evitare, anche, il ricorso alle armi fin dove è possibile. Per Ostellino questo, però, lungi dal rappresentare un punto critico per la politica estera berlusconiana, che certo ha contribuito, con il suo lassismo verso il dittatore libico e non solo, con il suo "non voler disturbare" ed essere "personalmente addolorato" per l'amico Muammar, a che si dovesse arrivare alla risoluzione Onu e all'intervento della coalizione, è, ancora e sempre, motivo di biasimo nei confronti dell'opposizione, a cui si rinfaccia, implicitamente, il sì al Kosovo e il no all'Iraq.Non ho nessuna intenzione di difendere il centrosinistra, che ha commesso vari errori e che ad oggi ha, a parti invertite, le medesime difficoltà della maggioranza a strutturare una politica estera condivisa, come ha dimostrato nelle sue esperienze di governo. Vorrei però difendere il principio per cui ci si deve costringere ad esaminare ogni caso per quel che è in se stesso, piuttosto che votarsi ad una impavida resa alle armi.E dire che nello specifico, l'ambiguità del governo in Libia (diamo le basi, no, partecipiamo, no non interveniamo) non si può giustificare sull'altare degli interessi nazionali; c'è da chiedersi se, in fin dei conti, abbia fatto bene all'Italia appoggiare per anni un despota squilibrato, visto che i supposti benefici che ne ha ricavato, come il controllo dell'immigrazione e le risorse energetiche, non solo si sono rivelati di breve respiro, ma risultati del tutto sproporzionati rispetto all'instabilità che puntellare tirannidi decotte ha prodotto nel Mediterraneo. Interessi che, se proprio non si vuol ragionare su basi più alte, avrebbero comunque consigliato di favorire la crescita democratica nel nord Africa. La democrazia è più stabile e florida delle dittature, e più duratura.Con questo editoriale di Ostellino, il Corriere dimostra, ancora una volta, l'incapacità di essere sul pezzo. In questi anni di berlusconismo, i flebili rimbrotti al governo, per fatti anche gravi, sono stati soffocati da un incomprensibile infierire nei confronti della tremebonda, e a conti fatti inoffensiva opposizione. Per non parlare dello sbilanciamento tra le accese critiche al povero Padoa-Schioppa (avercene ancora, oggi, con tutti i limiti) e il sostegno che sfiora ormai il ridicolo ad ogni nuova escogitazione del creativo imbonitore Tremonti. Perfino ora, in un momento in cui emerge con ogni evidenza come anche la politica estera del governo (uno dei sedicenti "fiori all'occhiello" di Berlusconi) si sia rivelata tragicamente fallimentare, ad accendere gli animi è il centrosinistra. Il Corriere è proprio della sera: si alzerà in volo, come la hegeliana nottola di Minerva, quando sarà notte. E' triste doverlo rilevare, in simili frangenti, da parte di un suo lettore di lunga data. Del resto, come i pezzi di Panebianco, Battista, Della Loggia e appunto Ostellino ci ricordano, l'Italia è un paese fondato sulle vecchie ruggini di gioventù.
Corriere (sul far) della serada TEMPI FRU FRU http://www.tempifrufru.blogspot.com

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