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Corrispondenze

Creato il 23 agosto 2010 da Malvino

Corrispondenze
Caro Malvino, sono in Palestina da settimane e tutte le volte che mi arrabbio ti penso. Dal poco che ti conosco mi verrebbe da dire che non saresti offeso dai calci nei coglioni che ti ho virtualmente tirato pensando ai tuoi post filo-israeliani, e penso lo continuerò a fare: a te, non fanno male, e io mi accontento di questa catartica vendetta prendendo te come capro espiatorio di tutti i mali di questa terra. […] Mi addolora il saperti dalla parte opposta anche su un fronte su cui tranquillamente potremmo accusare per una volta la stessa ingiustizia e lo stesso sopruso. Mi viene il dubbio che questa travona che hai nell’occhietto venga dal non aver visto di persona quello che succede qui. Sei mai stato in Palestina, hai mai visto quello che succede qui? Hai amici, persone, conoscenti che ti hanno raccontato? […] Quello che vedo da varie settimane mi rimane dentro, non ne trovo il motivo, leggo il mio Qohelet e ho semplicemente deciso che bilancerò pigrizia e testardaggine nell’inviarti materiale, testimonianze, informazione dall’altra parte del muro. […] Saluti,

Andrea Zanni


Caro Andrea, leggerò con attenzione tutto ciò che mi invierai, ma non penso che riuscirai a farmi cambiare idea: io penso che lo Stato di Israele abbia il diritto di esistere, ma vedo che questo diritto è tuttora negato dai palestinesi, sicché deduco che non si può essere amico dei palestinesi senza dover essere, per diretta conseguenza, nemico degli israeliani, mentre ho più volte constatato che si può essere amico degli israeliani senza essere costretto a negare un diritto dei palestinesi ad avere un loro Stato, se non per molto indiretta conseguenza, che poi sarebbe quella che i palestinesi hanno fatto in modo che si realizzasse, facendosi usare da tutti i nemici di Israele, dalla fondazione dello Stato di Israele a oggi. Non penso che potrai darmi testimonianza di cose che ignoro o che non posso almeno immaginare e non faccio alcuna fatica ad immaginare le condizioni di vita alle quali i palestinesi sono costretti dalle misure di sicurezza, qui deterrenti e lì ritorsive, che Israele realizza a sua difesa. Sono disposto ad ammettere che oggi siano estremamente dure, ancor più di quanto possano essere state in passato, e posso arrivare perfino a concederti che possano di tanto in tanto essere esagerate, ma quello che Israele ha subìto dal 1948 ad oggi basta a spiegare tutto, se non a giustificarlo.Nei conflitti che impegnano X e Y da lunga data, ogni violenza di X può sempre essere considerata come risposta ad una precedente violenza di Y, la quale può essere considerata come risposta ad una precedente violenza di X, e così via andando a ritroso. Nel nostro caso, stando a quanto sostengono i palestinesi, il primo atto violento commesso dagli israeliani a loro danno sarebbe stato quello di esistere; stando a quanto sostengono gli israeliani, invece, il primo atto violento commesso ai loro danni sarebbe stato l’attacco sferrato dalle forze filopalestinesi di Egitto, Siria, Iraq, Libano e Transgiordania, appena 24 ore dopo la nascita dello Stato di Israele. Così, a lume di naso, propenderei per ritenere che ad innescare la spirale di atti violenti non siano stati gli israeliani, ai quali si può semmai rimproverare solo il non aver mai mancato risposta ad ogni successivo attacco, sia di natura bellica che terroristica (ammesso che la distinzione rimanga poi possibile).Caro Andrea, siamo italiani e l’Italia non ha mai avuto proprie fonti di energia: abbiamo sempre dovuto esser carini coi paesi arabi, ricambiando con mille piccoli favori, compresa una politica estera filopalestinese. Dalla Fiat all’Eni, dal Pci alla Chiesa, da Moro a Craxi, attraverso i cento diversi antisemitismi di casa nostra, le simpatie del mondo politico, economico e culturale italiano non potevano che andare ai palestinesi: il petrolio che ci veniva dai paesi arabi, l’antigiudaismo cattolico, il romanticismo di scuola marxista-leninista che ci ha sempre spinto a fare il tifo per chi ci sembrava meglio vestisse i panni dell’oppresso e dell’espropriato, quel tic fascista di vedere in ogni ebreo un sordido riccastro intento a complottare coi massoni per la rovina della Patria... Sì, sono disposto a concederti che può continuare ad essere difficile, in Italia, essere amico di Israele. Ma non ti posso concedere altro. Tuo
Luigi Castaldi
P.S.: Sono certo che non ti arrabbierai del fatto che ho sforbiciato dalla tua e-mail tutti i complimenti che mi hai rivolto, un po’ perché davvero esagerati (nel leggerli arrossivo), un po’ perché dopo questa mia risposta non vorrei comprometterti presso la preponderante opinione pubblica filopalestinese della blogosfera. 

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