Proprio nei giorni in cui scoppia l'ennesimo scandalo di corruzione in Italia, che vede coinvolti politici, imprenditori, affaristi e perfino ex terroristi neri, l'organizzazione Transparency International pubblica, anche nella capitale italiana protagonista dell'ultima inchiesta giudiziaria, il suo ultimo rapporto (il 20° da quando esiste) sulla corruzione nella pubblica amministrazione nel mondo.Una fotografia spietata che racconta di un mondo dove la legalità sembra una chimera. Dove l'economia, quella che conta e determina le politiche statali e internazionali, viaggia su di un binario che quasi sempre sfiora e a volte si sovrappone a quello della illegalità e della corruzione.Certo vi sono delle eccezioni. In Danimarca e in Nuova Zelanda, che risultano essere in testa alla classifica della "non corruzione" le cose non vanno affatto male. Così come i paesi nordici, l'Olanda, Singapore e il Canada. Bene anche la Germania, l'Australia, il Regno Unito e perfino gli Stati Uniti.Il primo paese africano è il Botswana al 31° posto, seguito da Capo Verde al 42°, poi dalle Seicelle e Maurizio, poi dal Lesotho, Namibia e Ruanda al 55° posto.Di contro (ma non sembra essere una novità) a chiudere la classifica (o a guidarla se si preferisce) è la Somalia, il paese più corrotto al mondo (che definirlo in questo momento uno Stato, appare difficile) seguita dalla Corea del Nord, dal Sudan, dal Sud Sudan e da paesi come Afghanistan, Libia, Eritrea, Iraq e Turkmenistan.Paesi alla deriva sono il luogo ove la corruzione dilaga, ove i cittadini percepiscono lo stato (e la pubblica amministrazione) come un concentrato di potere, privilegi e appunto corruzione, tali da renderli distanti e impenetrabili. Ove i diritti sono carta straccia, ove solo il denaro può permettere di vivere una vita decente e degna di questo nome.E l'Italia? Il nostro paese si trova al 69° posto (quindi molto messo male), in compagnia di Bulgaria, Brasile, Grecia, Senegal e Romania.La corruzione non è un fatto che riguarda "gli altri", una cosa che appartiene genericamente alla classe politica e che sembra un male incurabile. E' un freno allo sviluppo (quello vero), è un ostacolo alla giustizia ed è un sistema lesivo dei diritti, anche di quelli elementari.Un sistema che si auto-mantiene, creando emergenze e problemi che necessitano di soldi per essere risolti, alimentando così un perverso circuito che colpisce i normali cittadini. Il lavoro dei magistrati permette di evidenziare solo una parte dei reati e di farci conoscere come ci si arricchisce su tutto. Sulla pelle degli immigrati e degli ultimi (creando continui allarmi sociali), sulla vita di chi scappa dalle guerre, sulle cure dei malati, sullo sfruttamento degli uomini o sul commercio (quello lecito e quello illecito).Lottare contro la corruzione, in ogni angolo del pianeta, equivale a contribuire a creare un mondo di maggiore giustizia.Vedi post di Sancara sul Rapporto del 2012
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Proprio nei giorni in cui scoppia l'ennesimo scandalo di corruzione in Italia, che vede coinvolti politici, imprenditori, affaristi e perfino ex terroristi neri, l'organizzazione Transparency International pubblica, anche nella capitale italiana protagonista dell'ultima inchiesta giudiziaria, il suo ultimo rapporto (il 20° da quando esiste) sulla corruzione nella pubblica amministrazione nel mondo.Una fotografia spietata che racconta di un mondo dove la legalità sembra una chimera. Dove l'economia, quella che conta e determina le politiche statali e internazionali, viaggia su di un binario che quasi sempre sfiora e a volte si sovrappone a quello della illegalità e della corruzione.Certo vi sono delle eccezioni. In Danimarca e in Nuova Zelanda, che risultano essere in testa alla classifica della "non corruzione" le cose non vanno affatto male. Così come i paesi nordici, l'Olanda, Singapore e il Canada. Bene anche la Germania, l'Australia, il Regno Unito e perfino gli Stati Uniti.Il primo paese africano è il Botswana al 31° posto, seguito da Capo Verde al 42°, poi dalle Seicelle e Maurizio, poi dal Lesotho, Namibia e Ruanda al 55° posto.Di contro (ma non sembra essere una novità) a chiudere la classifica (o a guidarla se si preferisce) è la Somalia, il paese più corrotto al mondo (che definirlo in questo momento uno Stato, appare difficile) seguita dalla Corea del Nord, dal Sudan, dal Sud Sudan e da paesi come Afghanistan, Libia, Eritrea, Iraq e Turkmenistan.Paesi alla deriva sono il luogo ove la corruzione dilaga, ove i cittadini percepiscono lo stato (e la pubblica amministrazione) come un concentrato di potere, privilegi e appunto corruzione, tali da renderli distanti e impenetrabili. Ove i diritti sono carta straccia, ove solo il denaro può permettere di vivere una vita decente e degna di questo nome.E l'Italia? Il nostro paese si trova al 69° posto (quindi molto messo male), in compagnia di Bulgaria, Brasile, Grecia, Senegal e Romania.La corruzione non è un fatto che riguarda "gli altri", una cosa che appartiene genericamente alla classe politica e che sembra un male incurabile. E' un freno allo sviluppo (quello vero), è un ostacolo alla giustizia ed è un sistema lesivo dei diritti, anche di quelli elementari.Un sistema che si auto-mantiene, creando emergenze e problemi che necessitano di soldi per essere risolti, alimentando così un perverso circuito che colpisce i normali cittadini. Il lavoro dei magistrati permette di evidenziare solo una parte dei reati e di farci conoscere come ci si arricchisce su tutto. Sulla pelle degli immigrati e degli ultimi (creando continui allarmi sociali), sulla vita di chi scappa dalle guerre, sulle cure dei malati, sullo sfruttamento degli uomini o sul commercio (quello lecito e quello illecito).Lottare contro la corruzione, in ogni angolo del pianeta, equivale a contribuire a creare un mondo di maggiore giustizia.Vedi post di Sancara sul Rapporto del 2012
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