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COSA AVETE FATTO A SOLANGE? (1972) di Massimo Dallamano

Creato il 08 novembre 2009 da Close2me
COSA AVETE FATTO A SOLANGE? (1972) di Massimo DallamanoFondamentale giallo anni ’70 girato dal maestro Massimo Dallamano (Le malizie di Venere, Il dio chiamato Dorian, La polizia chiede aiuto, Il medaglione insanguinato), ritenuto non a torto una delle migliori produzioni del periodo.
"Il professore Enrico Rosseni lavora come insegnante di lingua italiana in un collegio londinese, ed ha una relazione extraconiugale con una delle sue allieve che un giorno viene uccisa da un misterioso assassino, un serial killer che ha già ucciso altre due allieve del collegio. Scagionato da ogni sospetto e riconciliatosi con la moglie, Enrico inizia ad indagare tra le amicizie delle sue allieve, e scopre che le tre ragazze uccise avevano in comune una vita dissoluta della quale faceva parte una misteriosa Solange"
Basta l’incipit sulle note della colonna sonora di Ennio Morricone a disegnare un approccio filmico decisamente più raffinato e maturo rispetto ai tanti prodotti coevi. Lo sfortunato regista milanese, morto in un incidente automobilistico nel Novembre del 1976, vantava all’interno della sua filmografia una sensibilità narrativa davvero particolare, molto attenta alla costruzione della suspense (tipica di molto cinema Inglese) a discapito dell’effetto visivo crudo e violento.
Ma Dallamano caratterizza le sue pellicole, oltre che dal punto di vista tecnico (la fotografia è di Aristide Massaccesi, qui anche in un cameo non accreditato) attraverso un lavoro di casting ineccepibile: l’ottimo Fabio Testi nella parte di un professore colto e donnaiolo, Cristina Galbò (Elizabeth Seccles) toccante nella sua acerba ingenuità ed infine tutta la parte attoriale tedesca (il film è un coproduzione tra Italia e Germania) meticolosamente definita persino nelle più secondarie figure di contorno. Non ultima per bravura Camille Keaton/Solange, nipote del grande comico Americano, che al suo esordio cinematografico buca lo schermo con una naturalezza semplicemente disarmante.
Un’opera artisticamente "corale" che oscura la superficialità di molti thriller Italiani nati al seguito del caso Argento, ricca di rimandi figurativi e letterari, meritatamente considerata a tutt’oggi di culto all’interno del genere. 
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