Magazine Diario personale

Cosa fa un disoccupato quando ha male?

Da Giovanecarinaedisoccupata @NonnaSo

ritratto-di-una-donna-stressata

Che cosa fa un disoccupato quando ha male da qualche parte?

Se lo tiene.

Sembra una barzelletta, no? Invece come ben sapete è l’amara e triste verità

Se da un lato, visto che siamo disoccupati, possiamo ammalarci quanto vogliamo senza cadere nel loop “non posso andare dal medico a farmi dare i giorni perché devo lavorare e non posso assentarmi da ufficio” (ve la siete scolpita nel marmo la frase “tutti sono utili, nessuno indispensabile” e finalmente l’avete capita ORA?), dall’altro accade proprio tutto il contrario: prima non andavamo dal medico per non assentarci da lavoro, ora non ci andiamo perché non ce lo possiamo permettere.

Si, le visite del medico di base sono gratuite. Ma le medicine no. Quelle costano un occhio, anche due.

E ogni volta che andiamo dal medico di base, diciamocelo, è un po’ come quando ti ricoverano in ospedale: sai come entri, ma non sai come (o quando esci). Ti trovano 1000 altre cose che non vanno, e ti buttano nel loop (anche peggio di quello di prima) dei milioni di controlli medici per scoprire malattie sconosciute all’uomo e al più incurabili. Quando non te ne aggravano di già possedute o, con un colpo d’aria, te ne creano di nuove: polmonite, cadi dal letto e ti rompi una gamba, ti fanno l’iniezione sbagliata…

Non ridete, non ridete, non c’è un cavolo da ridere: la cronaca è piena di questi fatti, e ognuno di noi basta che parli con il vicino un po’ anzianotto o con l’amica badante (il tempo di passeggiare al parco e raccogliere le amare storie di vita ce l’abbiamo, no?) per comporre la propria galleria degli aneddoti orrorifici sul tema malasanità.

Quello che però ritengo ancora più malsano del malsano, e lo sto vivendo sulla mia pelle come tutti voi (ognuno ha i suoi acciacchi, e la stasi del disoccupato non aiuta, né a livello fisico né a livello mentale) è la facilità con cui da disoccupati rinunciamo a tante cose, e poi piano piano, un pezzo alla volta, rinunciamo a tutto. E anche curarci, e curarci bene, diventa un lusso.

Come mangiare, mangiare bene.

Dormire, dormire bene.

Viaggiare, viaggiare bene.

Curarsi, o curarsi bene, diventa un lusso che non ci possiamo permettere, davvero. Dove li troviamo i 100€ per andare dallo specialista che ci dovrebbe visitare 1 volta l’anno almeno? E quei 60€ a botta che ti chiede il massaggiatore/fisioterapista per quella cervicale che ci tormenta? E i 100€ per la palestra, per andare a fare almeno un po’ di nuoto che ci sistema la schiena? Oppure quei 200€ per il test delle allergie che abbiamo sempre voluto fare, invece che spendere quei 200€ a rate per antistaminici generici e rimedi della nonna che ogni primavera non funzionano mai.

Persino i pochi euro di ticket pesano sul nostro budget, per andare a fare gli esami del sangue e qualche altro controllo di routine.. dio non voglia che poi ci capit qualcosa di serio e si cominci ad entrare sullo specifico degli esami clinici e specialistici… aspettare la mutua potrebbe essere il primo passo verso l’eternità.

Letteralmente.

Dell’attesa, e della fine dell’attesa (e di tutto): si sa che si fa in tempo a crepare prima che venga il tuo turno, alla fine di code e liste di attesa di mesi, se non anni.

C’è la mutua, potete dirmi, ci sono le visite gratuite dei mesi della prevenzione, e sono d’accordo con voi. Tutte nobili iniziative di cui approfittare (c’è persino il dentista a 19€su Groupon)… ma lasciatemi fare polemica per 1 nanosecondo, e chiedervi: perché il disoccupato, ANCHE nella sanità, deve cominciare ad accontentarsi del DISCOUNT?

Perché se ho il mal di schiena me lo devo tenere perché andare a farsi fare un massaggio, o acquistare gli ingressi alla piscina comunale, costa comunque un’esorbitanza di soldi che non posso destinare a queste “attività ludiche e amabilmente ricreative”? Perché se son cieca come una talpa non posso farmi rimborsare dall’assicurazione il laser agli occhi, che è considerato chirurgia estetica, e butto via un’enormità di soldi in lenti a contatto, o per montature di occhiali con fondi di bottiglia brutti come il peccato – ma non meno costosi? Perché se sono andata fuori di testa per tutto quello che ho dovuto subire sull’(ex) luogo di lavoro non posso andare a “farmi mettere a posto la testa” da uno psicologo bravo, perché ogni seduta costa almeno quanto tre pranzi e due cene?

E perché devo misurare tutto in pranzi e cene (ovvero quanti pranzi e quante cene recupero se rinuncio a questo e a quello?), che sono l’ultima barricata prima del nulla?

Perché devono farci sentire cittadini di serie C1 (o forse C4? – brutta questa battuta da bombarolo) anche sulle possibilità di accesso ad uno dei servizi che dovrebbero essere garanzia inalienabile di ogni cittadino: il diritto ad un’assistenza medica adeguata ed abbordabile, invece che più pericolosa a volte della malattia stessa che vorremmo curarci?

Perché gira tutto intorno ai soldi ma non riusciamo, noi disoccupati, a trovare i soldi, fare i soldi, avere i soldi, tenere i nostri soldi, e così finiamo per essere dei diversi?

Ognuno si fa i conti in tasca come può, e si gestisce i soldi come vuole, non è questo il punto. Il punto è che se voi siete come me, la risposta è quella di prima alla domanda “cosa fa un disoccupato quando gli viene male”?: se lo tiene e tira avanti.

E solo quando arriva al punto di non ritorno (quando ormai è tardi il più delle volte) allora accantona, magari risparmi per un paio di mesi persino, per andare a farsi vedere.

Ma da uno bravo, eh..


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