Margherita ha quattordici anni e sta per varcare una soglia magica e misteriosa: l’inizio del liceo. Un mondo nuovo da esplorare e conquistare, sapendo però di poter contare sulle persone che la amano. Ma un giorno, tornata a casa, ascolta un messaggio nella segreteria telefonica: è di suo padre, che non tornerà più a casa. Margherita ancora non sa che affrontando questo dolore si trasformerà a poco a poco in una donna, proprio come una splendida perla fiorisce nell’ostrica per l’attacco di un predatore marino. Accanto a lei ci sono la madre, il fratellino vivace e sensibile e l’irriverente nonna Teresa. E poi Marta, la compagna di banco sempre sorridente, e Giulio, il ragazzo più cupo e affascinante della scuola. Ma sarà un professore, un giovane uomo alla ricerca di sé eppure capace di ascoltare le pulsazioni della vita nelle pagine dei libri, a indicare a Margherita il coraggio di Telemaco nell’”Odissea”: così che il viaggio sulle tracce del padre possa cambiare il suo destino.
In questa seconda prova di D’Avenia, attesissima dopo il clamoroso successo riscosso con “Bianca come il latte, rossa come il sangue”, prossimamente in uscita come film, ognuno dei protagonisti principali compie il proprio percorso verso il cambiamento e, pare, il miglioramento. Un’adolescente devastata dalla fuga del padre, un professore di liceo perso nei libri e incapace di vivere concretamente, un adolescente fuorioso con la vita, una madre intontita dalla crisi coniugale, una nonna che è punto di riferimento: questi i personaggi che animano il romanzo.
Un romanzo, va detto, che è infarcito di metafore, riflessioni pseudofilosofiche su temi metafisici, divagazioni poetiche ed esistenziali, situazioni al limite dell’inverosimile. Deformazioni didattiche a iosa. Non lo ritengo un libro per adolescenti, piuttosto un esercizio di stile che mi ha costretta, spesso, a saltare intere parti.