Quasi tutti i giorni percorro una strada, di quelle molte lunghe che collegano il centro città all’estrema periferia. Durante il tragitto mi accorgo spesso di quante persone, per lo più di etnia rom, mangiano sbragate sui marciapiedi, invisibili ai passanti, dimenticate da Dio. In una grande città come Roma, nel 2010, si può ancora assistere a spettacoli del genere. E come a Roma in tante altre città italiane ed europee. Naturalmente – e lo dico senza alcuna retorica intrisa di falso buonismo – non tutti i rom sono delinquenti, non tutti i rom rubano e blah blah blah. Alcuni invece sì, e sarebbe da ipocriti negarlo. In questi giorni è di moda parlare dei rom, complice la decisione della Francia di allontanarli (con tutte le polemiche annesse). Un tema trattato a lungo anche nel nostro Paese, quello degli allontanamenti, soprattutto durante l’ultima campagna elettorale. Leggevo le riflessioni di Marcello Foa secondo il quale “la Francia cerca di risolvere una situazione che la grande maggioranza dei cittadini giudica intollerabile”, rispettando ad ogni modo “la norma europea che vieta la permanenza in un Paese se non si dispone di lavoro e redditi regolari”. Quindi “la risoluzione del Parlamento europeo capovolge il problema: mette sotto accusa chi dice basta, anziché chiedere ai gitani un atteggiamento più costruttivo. Per costruire un’Europa giusta bisogna essere in due”. Oggi Vittorio Zucconi pone tutt’altra questione: calano i consensi nei confronti di Sarkozy e l’Eliseo ricorre al tema sicurezza per recuperare posizioni favorevoli. Quale che sia il problema, una cosa è certa: vedere gente mangiare o dormire nelle condizioni descritte sopra è deprimente. Chi decide di espellere i rom lo fa noncurante del loro destino. Chi difende i loro diritti lo fa superficialmente. Si tratta di un’operazione di facciata poiché nessuno propone soluzioni alternative. Il buco necessita di una pezza. La domanda è: in che modo?
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Quasi tutti i giorni percorro una strada, di quelle molte lunghe che collegano il centro città all’estrema periferia. Durante il tragitto mi accorgo spesso di quante persone, per lo più di etnia rom, mangiano sbragate sui marciapiedi, invisibili ai passanti, dimenticate da Dio. In una grande città come Roma, nel 2010, si può ancora assistere a spettacoli del genere. E come a Roma in tante altre città italiane ed europee. Naturalmente – e lo dico senza alcuna retorica intrisa di falso buonismo – non tutti i rom sono delinquenti, non tutti i rom rubano e blah blah blah. Alcuni invece sì, e sarebbe da ipocriti negarlo. In questi giorni è di moda parlare dei rom, complice la decisione della Francia di allontanarli (con tutte le polemiche annesse). Un tema trattato a lungo anche nel nostro Paese, quello degli allontanamenti, soprattutto durante l’ultima campagna elettorale. Leggevo le riflessioni di Marcello Foa secondo il quale “la Francia cerca di risolvere una situazione che la grande maggioranza dei cittadini giudica intollerabile”, rispettando ad ogni modo “la norma europea che vieta la permanenza in un Paese se non si dispone di lavoro e redditi regolari”. Quindi “la risoluzione del Parlamento europeo capovolge il problema: mette sotto accusa chi dice basta, anziché chiedere ai gitani un atteggiamento più costruttivo. Per costruire un’Europa giusta bisogna essere in due”. Oggi Vittorio Zucconi pone tutt’altra questione: calano i consensi nei confronti di Sarkozy e l’Eliseo ricorre al tema sicurezza per recuperare posizioni favorevoli. Quale che sia il problema, una cosa è certa: vedere gente mangiare o dormire nelle condizioni descritte sopra è deprimente. Chi decide di espellere i rom lo fa noncurante del loro destino. Chi difende i loro diritti lo fa superficialmente. Si tratta di un’operazione di facciata poiché nessuno propone soluzioni alternative. Il buco necessita di una pezza. La domanda è: in che modo?
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