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Il meccanismo è più o meno questo. Ci sono tante cose che non conosciamo. Siamo geneticamente portati a pensar male. La domenica sera siamo stanchi e depressi. Verso quell’ora arriva la Gabanelli e ci racconta quello che ci vogliamo sentir dire sulle cose che non conosciamo ma sulle quali ci sembra cosa buona e giusta pensar male. I politici sono tutti corrotti, ad esempio. Tra un po’ non avermo più acqua perché il governo la vende alle multinazionali. Non mangiate più sushi perché è contaminato dalle mafie e rovina l’ambiente. Tutti i soldi pubblici sono sprecati, a parte quelli che danno a Report per le cause contro chi settimanalmente sputtanano.
Il lunedì, poi, andiamo a lavorare. Abbiamo visto tutti report. Ci guardiamo sconsolati, squotiamo la testa. Solo in Italia.
Ieri è successo che Report ha fatto una puntata su internet. Su Google, su Facebook, su Youtube. Era domenica, e io ero stanco e depresso. A differenza delle altre domeniche, però, la Gabanelli ha parlato di cose che un po’ conosco.
Il riassunto della puntata di ieri è: tutti gli internet service provider sono degli squali assetati di sangue, soldi e dati personali; le sentenze che impongono a Google di monitorare i video prima che vengono messi in internet non sono censura (“è stata raccontata male”, ha detto ad un certo punto la Gabanelli della sentenza Vividown), ma ci tutelano dalle multinazionali; iscriversi a facebook equivale a mettersi a fare l’amore in piazza duomo mentre qualcuno fa pagare dei guardoni per sbirciare; internet è il nuovo sterco del diavolo, baby: continuate a guardare la tv, che invece fa bene.
Mentre la guardavo, non ci potevo credere. Non per la Gabanelli, intendo, ma per me. Che mi fidavo. Che li pensavo davvero liberi. Che pensavo studiassero, prima di raccontare qualcosa.
Questa mattina sono andato a lavorare. Negli occhi dei miei colleghi c’era una luce nuova. Anche nei miei. Abbiamo parlato di politica con una certa fiducia. Abbiamo bevuto l’acqua del sindaco auspicando che la Nestlé se ne occupi presto, riducendo il cloro e facendola al gusto di Mars. A pranzo andremo a mangiare sushi dai nostri amici giapponesi, che poi sono cinesi, senza nessuna remora da fascisti di sinistra. Domenica prossima ho prenotato un tavolo nel ristorante più costoso di Milano. Non ho idea di come pagarlo e si mangia malissimo. Arrivato a casa, però, posterò le foto dell’astice in guazzetto su facebook. Tutti i miei amici le guarderanno e Zuckerberg farà un sacco di soldi sui cazzi miei. Caro Mark: considerato che non ti cambi vestiti da almeno 5 anni, un 7 mila euro spendili per far causa alla Gabanelli. Tutelalo tu, questo nostro tempo bello e pieno di possibilità. Liberaci dai pregiudizi e dall’ignoranza. Fai tornare il sorriso ai miei linedì. Conosco degli ottimi avvocati.