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Così parlò Zarathustra: da Nietzsche a Strauss

Creato il 08 settembre 2014 da Cultura Salentina

Così parlò Zarathustra: da Nietzsche a Strauss

8 settembre 2014 di Dino Licci

Friedrich Nietzsche

Ritratto di Friedrich Nietzsche: Una delle cinque fotografie scattate da fotografo Gustav Schultze, Naumburg, agli inizi di settembre del 1882.

Per poter gustare appieno il poema sinfonico di Strauss “Così parlò Zarathustra” bisogna  rifarsi  al testo omonimo scritto da Nietzsche intorno all’anno 1884, testo definito dallo stesso filosofo “un libro per tutti e per nessuno”. Un libro per tutti perché, fuori da ogni tecnicismo, l’autore cerca di spiegare il suo pensiero con un linguaggio semplice ed immediato, un libro per nessuno perché pieno di enigmi e profezie che sovvertono tutti i valori  del suo tempo. Nietzsche, consapevole di ciò, in una sua lettera si esprime così:

«Chissà quante generazioni dovranno trascorrere per produrre alcune persone che riescano a sentire dentro di sé ciò che ho fatto! E anche allora mi terrorizza il pensiero di tutti coloro che, ingiustificatamente e del tutto impropriamente, si richiameranno alla mia autorità. Ma questo è il tormento di ogni grande maestro dell’umanità: egli sa che, in date circostanze del tutto accidentali, può diventare con la stessa facilità una sventura o una benedizione per l’umanità».

Sembra  quasi presagire l’orrore dell’interpretazione hitleriana della sua teoria dell’oltreuomo che invece è sofferta, acuta analisi di una corsa verso la conoscenza che spinge l’umanità a prendere coscienza di sé, delle proprie potenzialità per disfarsi delle dottrine costruite aprioristicamente ed evolversi culturalmente,uscire dalla sua natura animale per elevarsi

attraverso la volontà e la scienza. C’è del darwinismo nella sua teoria altrimenti male interpretata,  mentre si allontana dal pensiero che lo aveva visto vicino a Schopenhauer e Wagner per formulare teorie già espresse nella “Gaia Scienza”. Il suo Zarathustra non si allontana dall’umanità per meditare, ma, dopo dieci anni di meditazione, chiedendo aiuto al Sole, “tramonta” fra gli uomini per spronarli alla conoscenza e all’autodeterminazione. Naturalmente non stiamo giudicando il suo pensiero, ma stiamo cercando di capire come la musica di Strauss ci trasmetta quelle sensazioni  che Nietzsche gli ha ispirato e ci trasporti per mano dalla sgargiante e celeberrima introduzione che vede l’uomo primigenio succubo della natura, attraversare molte fasi della sua evoluzione, alterne vicende che lo accompagneranno fino al suo tramonto che lo vede ancora, quasi a simboleggiare “L’eterno ritorno dell’uguale”, gareggiare con la natura, cercare di dominarla ed asservirla a sé, senza riuscire ancora a risolvere appieno il problema esistenziale. Per fare ciò  Strauss, dopo averci  raccontato la storia dell’Uomo fra un brusio di bassi, squilli di trombe, e ancora violoncelli e contrabbassi ed ottoni, chiude la sua complessa opera col “canto del viandante notturno” un canto struggente, una melodiosa fotografia della nostra più intima essenza. Un coacervo di emozioni che solo la musica ci può regalare. Vale la pena di ascoltare con attenzione cogliendo le sfumature dei suoni:

http://youtu.be/IFPwm0e_K98


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