Fondo comunale per il diritto alle cure e maggiori risorse ai servizi sociali, finanziato con l’imposizione IMU al 10.6 sugli appartamenti sfitti. Porterebbe circa 150 mila euro nelle casse comunali, se calcolata su 1500 immobili tenuti vuoti.
La crisi economica si aggrava, anche nel cremasco vi sono aziende che riducono il personale,attività artigianali e commerciali che chiudono i battenti, inevitabilmente si allungano le code ai servizi sociali di cittadini e famiglie in cerca di un aiuto per pagare affitti e bollette.
In questa situazione anche le medicine sono diventate, purtroppo, un lusso. Fra i nove milioni di Italiani che si curano poco, male o non si curano affatto perché tiket e medicine costano troppo, vi sono certamente anche dei cittadini cremaschi.
So di persone che hanno dovuto chiedere prestiti ai familiari per pagare esami e visite specialistiche, a conferma del fatto che la famiglia è il vero “stato sociale” rimasto in Italia.
E’ però legittimo chiedersi fino a quando la rete familiare riuscirà a supplire alla riduzione della spesa sociale e a fronteggiare l’incalzare della crisi. Considero insopportabile che ad una parte dei cittadini sia negato il diritto costituzionale alla cura ed alla salute. Per questa ragione propongo la costituzione di un fondo a livello comunale che sopperisca a questa carenza.
Concretamente come si potrebbe procedere?
) Definire il requisito di accesso al contributo in rapporto al reddito familiare o individuale;
) Emettere una card spendibile solo nelle farmacie comunali, per prestazioni quali accertamenti clinici, medicinali, ecc. in regime di SSN;
) Assegnare alle card un budget commisurato alla domanda e alla consistenza del fondo.
Questa iniziativa, oltre che rispondere ad un bisogno sociale, consentirebbe di incrementare il fatturato e gli utili delle farmacie comunali, che per statuto sono destinati alla spesa sociale del Comune.
Il provvedimento di innalzare l’IMU all’aliquota massima consentita dalla Legge è già stato adottato da diverse Amministrazioni Comunali (Firenze, Bologna, Ferrara, Bolzano, Vicenza, Milano) sostanzialmente per queste ragioni:
1. Incrementare le entrate di bilancio
2. Penalizzare quanti tengono gli appartamenti sfitti o affittano in nero
3. Compensare il mancato introito IRPEF sugli affitti degli appartamenti sfitti (chi non affitta ha il vantaggio di non pagare l’irpef sull’immobile)
Infatti uno studio del Sindacato Inquilini SUNIA ha dimostrato che nel 2012, per abitazioni equivalenti e di pari rendita catastale, chi ha affittato ha pagato un’imposta di 766 euro, mentre chi non ha affittato ha pagato 446 euro.
Viene da chiedersi per quale ragione la legge premia i proprietari che optano per la rendita immobiliare e l’investimento improduttivo piuttosto che i proprietari che hanno fatto un investimento che è anche socialmente utile. Quindi elevazione dell’IMU per gli appartamenti sfitti al 10.6, oltre che rappresentare un’azione di equità fiscale, incentiverebbe alcuni proprietari ad affittare almeno una parte degli appartamenti attualmente sfitti.
La maggioranza di governo della città di cui facciamo parte, ha tempo fino a settembre per ragionare su queste proposte, tenendo in forte considerazione i principi costituzionali che sanciscono il diritto alla salute e il dovere di ogni cittadino di contribuire al bene comune in rapporto alle proprie possibilità economiche.
Mario Lottaroli
Capogruppo Consiglio Comunale di Rifondazione Comunista e Federazione della Sinistra