BIO- KM O – SLOW FOOD e SLOW TOURISM e una crema di asparagi bianchi super bio!
In città sono sorti da una decina di anni piccole realtà commerciali dedite alla vendita di prodotti biologici ed ecologici. Realtà come la Bottega Solidale, inoltre, promuovono ed hanno portato l’etica del buon acquisto sulle tavole e sulle liste della spesa dei genovesi. Denominazioni come il “kilometro zero” hanno iniziato a circolare con disinvoltura e, mentre ci confrontiamo con lo slow tourism come un’ ultima novità, ormai lo slow food, complice anche l’ormai rinomato “Slow Fish”, è quasi pane quotidiano qui in città. Cresce quindi anche a Genova la voglia di mangiar sano, di apprezzare i prodotti delle nostre terre, di evitare cibi contaminati da pesticidi e ormoni e quelli causa di inquinamento con sostanze nocive e non biodegradabili. Genova è ricca di eccellenze che in tanti ci invidiano. E’ terra dura da coltivare, aspra.. ma che ricambia il lavoro speso, offrendo prodotti di altissima qualità. Scegliere i prodotti locali, coltivati secondo i metodi biologici, nelle nostre valli, o pescati nel nostro mare, conoscere e utilizzare i prodotti dei Presidi Slow food, migliora la qualità della vita e sostiene l’economia locale.E ancora, pensare a chi lavora, a chi produce, al coltivatore, all’operaio, al rispetto dei loro diritti, alla tutela dei luoghi da dove i prodotti provengono..avere un Etica della Solidarietà Commerciale, insomma, migliora la qualità della vita anche di chi vive lontano da noi e troppo spesso è succube delle esigenze spietate dei Paesi sviluppati. Quali sono i passi da compiere per un’adeguata promozione di queste realtà?Quali sono le necessità a cui Genova deve rispondere, le difficoltà da superare? Come si relazionano gli esercenti, gli albergatori e gli operatori del settore turistico con un turismo sempre più attento? Come fare in modo che la città possa presentarsi al cittadino ed al turista vantando tutte le proprie peculiarità? La città ha già fatto passi in questa direzione: la presenza di Coldiretti nelle strade, l’organizzazione di Slowfood e Slowfish. Altro ancora si può fare.
Ne abbiamo parlato in occasione dell’incontro ”I SANI PASSI: Biologico, Slow food, Km zero..e Slow Tourism”, svoltosi Lunedi scorso, 30 aprile, nell’ambito di una campagna elettorale basata su temi importanti ma spesso poco considerati, nell’ottica del costruire proposte mirate e concretizzare obiettivi e idee precisi.
Ecco i problemi riscontrati:
1) sovraffollamento di sigle di indicazione delle peculiarità del prodotto
Per molti prodotti in commercio, la difficoltà del consumatore nel decifrarne le caratteristiche nasce dalla confusione creata dalle varie sigle (DOP, DOC, DOCG, IGP…).Un semplice “vademecum” delle sigle e delle certificazioni potrebbe, se non risolvere, per lo meno facilitare il consumatore nei suoi acquisti.Il Comune, in collaborazione con l’Unione Europea da sempre molto attenta a questi temi, e alle Associazioni e ai Marchi impegnati in merito, potrebbe produrne uno da distribuire ai cittadini.
2) uso distorto della comunicazione
Quante volte troviamo confezioni con colori e disegni che richiamano l’ambiente – ed implicitamente, la sua tutela – e nel leggere gli ingredienti restiamo gravemente delusi? Su molti prodotti il colore verde impazza cosi come le foglioline o altri simboli “naturalistici”.Ecco che una legge che governi questo aspetto del commercio potrebbe essere utile per evitare confusione e raggiri.In questo senso, più che il Comune, sono altri gli Enti potrebbero includere questo passaggio negli atti governativi, ma questo non toglie che una grossa spinta da parte dell’Ente Comune si possa fare e anzi sia importante e fondamentale per un pressione in questo senso.
3) distinguere il Biologico dal Km zero
Biologico è un prodotto ottenuto nel totale rispetto della natura e dei suoi ritmi. E’ un cibo senza pesticidi, ormoni. Non per forza è a km zero, quindi potenzialmente per trasportarlo può esser stato generato inquinamento.A km zero è un prodotto ottenuto nelle vicinanze della città, nelle nostre valli, negli orti delle nostre colline, nelle fattorie e nelle serre delle alture. Non è per forza biologico, quindi potenzialmente per produrlo possono essere stati usati ormoni e pesticidi.Una chiara e definitiva spiegazione delle differenze può essere d’aiuto al consumatore, e anche al venditore. In questo caso una campagna promozionale adeguata e la stampa di un vademecum possono essere due passaggi importanti.
4) finanziamenti Europei
Attirare finanziamenti Europei mirati alla promozione della salute tramite una corretta e sana alimentazione comporterebbe la disponibilità economica del Comune per la promozione delle realtà sopracitate. Per far ciò, è necessario proporsi come Città Attiva e Moderna, capace di attirare l’attenzione della Mamma Europa per competenza, progetti e obiettivi innovatori.
5) creare la domanda specifica
Parallelamente al mettere in campo una serie di dinamiche per sviluppare l’offerta, è necessario educare il consumatore alla domanda consapevole e critica. Iniziative di promozione ed eventi mirati, come Cibio, Slow Fish e altri anche più innovativi e maggiormente coinvolgenti,è già un buon passo.Inoltre, per non escludere ma anzi includere e valorizzare le realtà già presenti sul territorio, seppur piccole, creare una rete tra di esse anche in occasione di festival specifici potrebbe essere utile sia per l’educazione alla sana alimentazione sia per la promozione di queste realtà commerciali, spesso a conduzione familiare, che vanno sostenute e preservate.
6) Sostenere l’offerta – promuovere le realtà commerciali
La promozione dei prodotti “buoni” passa anche attraverso il sostegno alle piccole realtà commerciali, che sono il canale di vendita al cittadino.Prodotti “buoni” e negozi “buoni” donano ossigeno alla città, le piccole realtà commerciali infatti sono parte del tessuto sociale e contribuiscono in maniera significativa alla vivibilità di un quartiere.
7) Contro-Informazione… istituzionale
Oggi l’informazione sugli ingredienti dei detersivi, la diffusione di ricette locali, la promozione dei cibi di stagione passa spesso attraverso la rete.Esperti, appassionati, bloggers che con i loro siti, i loro articoli promuovono buoni stili di vita.Colmano un vuoto lasciato dalle istituzioni, svolgendo un importantissimo servizio.Compito del Comune è fornire alla cittadinanza un’informazione chiara, accessibile e a tutto campo.
8)Ruolo educativo
Il Comune svolge un ruolo essenziale nell’educazione dei cittadini, il lavoro svolto con i menù delle mense scolastiche deve essere proseguito e valorizzato.Offrendo non solo menù sani e bilanciati, ma anche il più possibile biologici e a km 0 e spiegando alle famiglie come e perchè scegliere il cibo da portare in tavola
9) Favorire la cooperazione, la creazione di Reti
Pur non avendo il potere di imporre la cooperazione tra piccoli produttori, favorire la trasparenza e la accessibilità dei GAS (Gruppi d’Acquisto Solidale), il Comune dovrebbe proporsi come soggetto facilitatore (per esempio offrendo spazi e promuovendo incontri)
Questi i temi affrontati, le domande e alcune risposte possibili…ma voi come mi confrontate con i prodotti biologici? Quanto li usate, che problemi riscontrate? C’è attenzione all’educazione alimentare responsabile, dove voi vivete? Sentite la necessità di un maggior intervento delle istituzioni a garanzia del cibo sano e buono?
Dopo questo lunghissimo intervento, ci serve qualcosa per ristorarci..una zuppa calda, ma anche tiepida o fredda sarà deliziosa. La ricetta è tratta da un piatto visto sulla Cucia Italiana del maggio 1999, ovviamente l’ho un po’ modificata…
Crema di asparagi bianchi, con timo e gamberi
asparagi bianchi, puliti, g 300 (biologici, ma per me non a Km 0)
latte bo g 200
panna liquida bio g 100
burro bio g 50
farina bio, macinata a pietra, g 35
4 gamberi di Santa Margherita sgusciati
rum (nè bio, nè a km 0!!)
timo (più bio o km 0 di così, è del mio terrazzo!!)
scalogno bio
brodo vegetale (super bio!)
sale e pepe
Dopo aver ridotto a rondelle gli asparagi, soffriggeteli in una casseruola con il burro e uno scalogno tritato; spolverizzateli con la farina, unite il latte badando che non si formino grumi, g 700 di brodo vegetale, sale, timo, incoperchiate e lasciate bollire per 45′ a fuoco moderato, poi frullate e passate al setaccio, ottenendo una crema fine che raccoglierete nuovamente nella casseruola.
In una padella fondete una noce di burro, fate saltare un minuto i gamberi, spruzzate con il rum, salate e pepate.
Portate ancora sul fuoco la crema di asparagi, completatela con la panna, sale, un trito di timo, quindi distribuitela nelle fondine e guarnitela con il gambero e un ciuffetto di timo con il fiore.