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Crescono i poveri, quelli veri

Creato il 29 gennaio 2014 da Ilsegnocheresta By Loretta Dalola

showposterNuova edizione del TgLa7 cronache e il servizio che va in onda riporta la cruda fotografia di Banca Italia sullo stato della ricchezza in Italia. Il reddito familiare è calato di oltre il 7% in due anni. 50% delle famiglie vive con meno di 2000€ al mese e il 20% fa i conti con 1200€ mensili. In aumento anche il numero dei disonesti che chiedono sostegni non avendone bisogno.

Milioni di famiglie che, in questi ultimi anni, a causa della crisi si sono visti dimezzare gli stipendi. L’aumento della disuguaglianza sociale vede una famiglia su cinque che fatica a far quadrare i conti mentre la metà delle ricchezze nazionali è nelle mani del 10% delle famiglie più ricche.  Una situazione che le associazioni, che tutti i giorni aiutano le persone povere, conoscono molto bene.

La crisi morde sempre di più.  L’indagine  sui bilanci delle famiglie italiane nel 2012 della Banca d’Italia, lo conferma. I redditi sono diminuiti. La soglia di povertà assoluta si è abbassata e la diseguaglianza sociale è

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aumentata.

Sempre più concentrata la ricchezza in Italia, il 10% delle famiglie più ricche detiene il 46.7% delle ricchezze contro il 44.3% del 2008. Andando ad analizzare i numeri di questa indagine biennale ci accorgiamo che gli italiani sono diventati nella maggioranza più poveri. Se guardiamo poi il reddito procapite constatiamo che la media scende ancora di più e si  ferma a 1500€ al mese, con lavoratori stranieri e operai residenti al sud che sono ben al di sotto di questa soglia. Imprenditori e dirigenti al di sopra e impiegati e pensionati che si trovano in posizioni intermedia.

La soglia di povertà viene classificata in Criterio assoluto: definita rispetto ad un paniere minimo di beni sufficiente ad assicurare la sopravvivenza della famiglia; La povertà in termini assoluti è definita come l’incapacità ad acquistare tale paniere. Criterio relativo: definita in relazione allo standard di vita medio della comunità di riferimento; Di norma lo standard di vita medio è fatto coincidere con il valore medio (o mediano) dei redditi familiari; Il concetto si basa sull’idea che sia possibile determinare un paniere di beni e servizi primari il cui consumo è necessario per non vivere  in uno stato di privazone.

Ebbene i poveri italiani nel 2012 si aggiravano attorno al 14.5%, quelli nel 2013 sono arrivati al 16.1%. Non solo, nel 2010 era considerata povera una persona con un reddito annuo inferiore a 8.200€, ora si considerano indigenti chi non riesce ad arrivare a 7.600€. Il 35,8 per cento delle famiglie ritiene poi che le proprie entrate siano insufficienti ad arrivare alla fine del mese.

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Il termometro forte della crisi è in mano a tutte le organizzazioni di assitenza che vedono aumentare il numero dei bisogni alle loro porte. A Milano quello del “Pane quotidiano” offre a chiunque – senza documenti e domande – un po’ di spesa e pane gratis. Si apre alle persone in difficoltà dal 1898 e ogni giorno in media distribuisce 3000 pasti. Anziani, bambini, mamme, uomini, giovani, caucasici, mulatti, orientali, afro, sembra che ci sia l’umanità intera ad aspettare per un po’ di “Pane quotidiano”.

C’è stato un aumento – dice Luigi Rossi, consigliere dell’associazione – dalla fine degli anni ’90 e gli inizi del 2000, dalle 1500 persone siamo passati a 3200, con punte di 4000 al sabato mattina. Con un considerevole aumento degli italiani, soprattutto di quelle fasce di popolazione più debole che sono gli anziani e i pensionati che faticano ad arrivare a fine mese“.

Sono questi i luoghi dove i numeri delle statistiche trovano conferma e sconforto e sono proprio loro che ogni giorno ospitano le code dolenti di chi cerca aiuto per arrivare a sera.  Si entra uno alla volta, si riceve un primo sacchetto con il pane e quindi si inizia il giro dei banchetti: prima i latticini, poi la frutta e verdura, a volte anche salumi. Dietro quei volti non c’è una storia di disperazione improvvisa, ma il lento passaggio da una situazione borderline verso la vera indigenza.

Un paese fragile che barcollla tra diseguaglianze, miseria che avanza, disoccupazione, in mano ad una politica sorda e cieca che non  vuole attivare i sensori della solidarietà.  Il “sistema Italia”  propone un concetto di solidarietà “snaturato”, che supplisce con la “beneficenza” ciò che dovrebbe essere un “diritto”. Di fatto, sempre più  assistiamo ad  una politica, che non mette il capitale più importante, quello umano, al centro del suo agire.

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La povertà dovrebbe essere illegale.  Bisognerebbe prendersi a cuore il problema della giustizia sociale che affligge il nostro paese e che è alla base della sua crisi economica. Del resto, giustizia sociale, non significa altro che democrazia.

È da qui che deve ripartire la politica, perchè una politica che non vada in questa direzione, semplicemente smette di essere politica:  diventa potere.

 

 


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