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Crisi economica, quanto ci costerà?

Creato il 30 novembre 2011 da Ilsegnocheresta By Loretta Dalola

Anche gli ospiti del programma pomeridiano L'Italia sul 2, condotto da Lorena Bianchetti, insieme alle testimonianze della gente comune, volgono la loro attenzione alla crisi italiana e agli eventuali metodi anticrisi.

Serve un manuale antipanico per affrontare il futuro?

La crisi globale che si sta abbattendo sui paesi europei, ha richiesto l'intervento di Mario Monti che è chiamato a far fare sacrifci a tutti. Noi attendiamo di conoscere le misure risolutive del suo governo tecnico che dovrebbe apporre  la parola fine a questo difficile momento storico.

La crisi della zona o eursembra ancora lontana dall’essere risolta.  La sfida della produttività, vede 40milioni di persone che vogliono entrare nel mondo del lavoro. L’Italia è in una posizione difficile. L’economia italiana non cresce. Una crisi disastrosa, negata fino a pochi mesi or sono è balzata prepotentemente e drammaticamente sui media.

Il nostro problema principale, come si sa e si ripete da molti giorni è il debito pubblico. Grazie a Monti siamo ritornati ad essere un paese serio,  c'è un progetto per salvarci approvato e che conosceremo a breve, nel frattempo potremmo scrivere nella letterina a Babbo Natale che non ci sia una recessione, visto che l'attuale nostro prodotto interno lordo è in negativo. Uno dei celebri parametri di Maastricht, che regolavano l’ingresso degli stati europei nella moneta unica, stabiliva il tetto del 60 per cento del rapporto tra debito e prodotto interno lordo (PIL): un rapporto che l’Italia raggiunse nel 1982. Da allora, il nostro debito pubblico è cresciuto in modo drammatico nell’arco di pochi anni: tra il 1982 e il 1994, in soli dodici anni, è passato dal 60 per cento al 121 per cento del prodotto interno lordo.

Questi effetti negativi spaventano i mercati, che quindi chiedono interessi più alti per prestare denaro all’Italia e innescano un circolo vizioso pericolosissimo. Servono soldi e subito.

Ma se non c'è produzione non si ha neppure la ricrescita, come inutile risulta, tassare chi non ha più reddito per far tornare i soldi nelle casse dello Stato. C'è un confine tra quello che si chiede e quello che si può dare. Uno dei tentativi di recupero monetario, sarebbe quello legato all'evasione, un fenomeno vastissimo in Italia che farebbe recuperare 120 miliardi. Soldi che sono stati tolti alle nostre scuole pubbliche, alle nostre università pubbliche, ai nostri ospedali pubblici, perchè è a questo che servono le tasse. Una rivoluzione culturale che metta gli evasori (e corrotti, corruttori, ladri e malfattori di ogni risma) con le spalle al muro e li obblighi a pagare le tasse come tutti quanti. Una questione culturale e di costume, che riporti il cittadino ad aver fiducia nella politica nazionale e a recuperare  il senso del bene comune.

La crisi è internazionale ma le risposte devono essere nazionali.

Se dobbiamo fare sacrifici per uscire dalla crisi, se dobbiamo stringere di più la cinghia e pagare ancora di più, allora dobbiamo farlo tutti. Ma proprio tutti, nessuno escluso. Compresi quelli che fino ad oggi non lo hanno mai fatto. La gente è arrabbiata e disperata è giusto che la politica compia azioni efficienti ed eque a vantaggi di tutti evitando quella distanza abissale che si è creata con il governo precedente. Si attui la rivoluzione culturale che metta al centro la persona e si torni a considerare il bene comune.

Lo slogan dell'equità è d'obbligo, ci sono ampi spazi dove recuperare soldi, senza massacrare le persone che vivono di uno stipendio dato dal lavoro dipendente. Dobbiamo far saltare la logica dei sacrifici e delle tasse e incanalare gli sforzi in una rivisitazione del sistema tenendo in considerazione le differenze di redditi e di patrimoni.

 


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