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"critica della democrazia digitale", per un'analisi corretta dell'opportunita' multimediale...
Creato il 03 maggio 2014 da Alessandro @AleTrasforiniPotrebbe l'utilizzo della "rete" contribuire a minimizzare/azzerare la distanza fra eletti ed elettori?
Quali devono essere i passi da intraprendere e le riflessioni da fare per provare a realizzare, nel concreto, una rete funzionale al raggiungimento di tali obiettivi?
A queste e moltissime altre domande cerca di rispondere il libro "Critica della democrazia digitale - La politica 2.0 alla prova dei fatti", scritto da Fabio Chiusi e pubblicato da "Codice Edizioni"; l'opportunità di poter concretizzare una democrazia "diretta e digitale" è veramente così facile da inseguire come sembra? Su questa domanda si gioca la potenza descrittiva ed informativa del testo in questione:
"[...] Una nuova e realistica mappa dei limiti e delle opportunità di internet per la nostra democrazia in crisi. Davvero in futuro la democrazia sarà digitale o non sarà?
Le opportunità non mancano, ma non è dandole per scontate che si realizzeranno. [...]"
Se le opportunità non mancano, dovrebbero essere però coltivate ed attentamente incentivate da chi si prefigge (a parole) la possibilità di sfruttare le potenzialità espresse da ciò che è digitale e multimediale. Opportunità e potenzialità, dunque: sembrano essere questi i "confini" di una missione particolare a cui è necessario prestare ascolto ed attenzione. Dietro queste due parole, teoricamente positive, se ne possono nascondere altre capaci di esprimere criticità e difficoltà.
Come cantava Caparezza nella celebre canzone "Chi se ne frega della musica", infatti, non è tutto oro quel che luccica:
"[...] In questo meccanismo/ che non posso inceppare/ la rete non è Che Guevara/ anche se si finge tale [...]"
Quali tranelli ed ostacoli può nascondere una rete spacciata sempre e comunque per soluzione a tutti i possibili mali?
E' una realtà potenzialmente così utile ed importante?
E' necessario intraprendere un'analisi anche (o soprattutto?) votata all'elaborazione critica di questi punti di vista che dovrebbero (teoricamente) essere essenziali ed imprescindibili da analizzare e/o considerare:
"[...] Da decenni gli esperti si dividono sulla possibilità della rete di permettere una maggiore partecipazione dei cittadini alla gestione della cosa pubblica, fino all'utopia dell'autogoverno del popolo, che secondo molti equivarrebbe a una versione "social media" della democrazia diretta ateniese.
Ora che sono stati condotti in tutto il mondo esperimenti per implementare soluzioni tecnologiche nelle strutture democratiche, è tempo di chiedersi se i risultati prodotti siano all'altezza delle aspettative.
Descrivendo un panorama contraddittorio ma ricco di potenzialità, Fabio Chiusi ci racconta le più interessanti esperienze di democrazia digitale; soprattutto quelle italiane, che fanno del nostro Paese uno dei laboratori più avanzati e un osservatorio privilegiato per valutarne l'efficacia. [...]"
L'opportunità di definire online specifici argini per la costruzione di un sistema democratico, complementare o sostitutivo di quello tradizionale, è una reale possibilità che potrebbe comportare più costi o più benefici? E' davvero tutto così immediato e facile come sembra, seguendo la politica degli hashtag o la uguale e opposta etica del "made in blog"?
Possono altresì esistere realtà e/o coni d'ombra leggermente più complessi e difficili da individuare?
Quali esperienze esistono già e/o possono costituire, anche se in forma "embrionale" e/o primitiva, un canovaccio dal quale poter partire per la strutturazione di specifiche linee guida alle quali attenersi?
Esistono risposte non facili e/o demagogiche a domande come queste; tali opinioni sono prepotentemente urgenti da trovare ed esaminare nel dettaglio, vista l'improvvisa importanza data/attribuita al mezzo "web" in un contesto percepito come in perenne discesa.
Come sempre, alla fine, è tutta una questione afferente al saper dare il giusto peso alle tematiche ed agli strumenti:
"[...] gli sviluppi della democrazia digitale 'non hanno finora costituito un'alternativa alla democrazia rappresentativa. La politica online è perlopiù politics as usual.' Ossia, resta la solita politica.
E sarebbe un peccato capitale, dato che, una volta sgomberato il campo dall'inutile contrapposizione fra 'scettici' ed 'entusiasti', si comprende che la rete ha molto da dare alla democrazia, basta non caricarla di pesi che non è fatta per sopportare.
Per questo c'è bisogno di una riflessione sulla crisi della democrazia digitale nonostante essa non sia che un elemento marginale della crisi di quella analogica.
E nonostante anche un suo perfetto funzionamento rischi di non essere affatto sufficiente a curare i mali, ben più profondi, della politica 'tradizionale'.
Questo volume [...] è un punto di partenza che si propone di redistribuire pesi e responsabilità.
E avvertire, con tutta l'umiltà possibile di chi cerca di rimettersi ai dati e al suo più sincero sforzo di comprenderli, che se a fare lo sforzo non saranno le nostre realissime schiene finiremo per cedere insieme alla possibilità di un web libero e promotore di libertà.
Le avvisaglie [...] ci sono già tutte. E' tempo di sostituire la leggerezza dei principi con il peso dei fatti: prima che sia troppo tardi. [...]"
Dati, analisi concrete e pragmatismo, quindi.
La declinazione in fatti concreti delle molte opportunità multimediali dovrà passare, quindi, anche da un'analisi coerente e corretta di limiti ed opportunità dello strumento digitale stesso. Prima che sia (ancor più) difficile sostituire la leggerezza dei principi con il peso dei fatti, appunto.
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