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Cronache di Surakhis 53: Le Rimarie.

Da Enricobo2
Le ripide pendici del monte erano avvolte da una nuvola di vapori di cloro che le brezze del mattino spingevano verso i dirupi e le valli più interne del grande massiccio roccioso. La lunga teoria dei Votanti però non sembrava avvedersi neppure della temperatura che nella notte era scesa di quasi 50°C e neppure sembrava infastidita dagli effetti corrosivi dell'aria malsana che circondava la folla, quasi che il gelo rendesse insensibile le epidermidi indurite e rugose. Certo i Righeliani, con quella loro pellaccia brunita dal tempo e anche gli Aracnoidi di Vega, così ricoperti di lunghi peli duri come corde, non pativano gran che, ma la gran massa umanoide degli schiavi delle miniere di Surakhis avrebbero dovuto risentire del clima. Forse però  l'accumularsi delle fustigazioni rituali che subivano ogni giorno per tenere a mente che il lavoro doveva essere di per sé stesso la vera soddisfazione dell'uomo, essendo ormai stato bandito da tempo il concetto di compenso venale, li aveva resi insensibili a tutto. Certo queste Rimarie erano una bella dimostrazione di democrazia, fortemente volute dal Partito che aspirava a subentrare all'Imperatore ormai perdutosi negli atolli lontani dei Satelliti del Piacere, da cui ogni tanto lanciava strali e minacce di vendetta. 
I candidati delle Rimarie erano stati disposti su delle apposite sedie inceneritrici in cui, di volta in volta il candidato perdente veniva colpito da una serie di violente scariche fotoniche che lo avrebbero ridotto in polvere dopo alcune ore di dura sofferenza. Il sistema era stato fortemente voluto dal partito stesso, in quanto lo spettacolo dei politici agonizzanti era stata l'unica molla affidabile per convincere la gente a partecipare in massa alle votazioni. Ai candidati venivano poste dalla folla una serie di domande a cui doveva essere data una convincente risposta in Rima, cosa che aveva subito stimolato i giornalisti presenti a definire in quel modo la sfida. Udite le risposte i cittadini votavano e a chi rimaneva ultimo avrebbero cominciato ad essere somministrate le scariche, tra le urla di giubilo della folla. Il povero Nicotini e la giunonica Acchiappato, una sconosciuta reggente di Betelgeuse che era stata messa lì per far numero, si guardavano intorno disperati perché temevano di essere i primi a cadere, mentre Fan, governatore di una lontana terra nella cintura di Orione, Nzi, il giovanissimo Re di Fiori, di un ducato minore anche se grandissimo di Mizar e soprattutto Mangiarmalati, che già si vedeva vincitore a sentire i sondaggi che circolavano, lanciavano occhiate feroci ai votanti, come per dire, se non tocca a me, guai a voi. 
La grande kermesse stava per cominciare, tutti avevano assicurato la folla che in ogni caso l'attuale presidente Shan, colpevole di tutti i mali, sarebbe stato subito dopo le elezioni, trascinato per le strade nudo con un cappello con le orecchie d'asino affinché il popolo si divertisse un po' prima di bruciarlo sulla pubblica piazza nelle feste del Kalendimaggio, subito dopo le elezioni e questa promessa, assieme a quella di abolire tutte le tasse agli schiavi e di applicarne una del 200% ai ricchi (che appena avuta la notizia, per precauzione erano tutti emigrati temporaneamente nella costellazione del Caimano, noto paradiso fiscale), aveva così eccitato la folla che era stato richiesto a gran voce che nel rogo purificatore fosse buttata anche la sua ministra principale, detta ormai da tutti La Lacrimatrice. Ormai era questine di giorni, ma il clima generale su Surakhis si era un po' acquietato. Panem et circenses è una regola che difficilmente fallisce aveva sentenziato Paularius, che sentita l'aria, era passato cautamente all'altra sponda come Consilior Generalis Affidabilis.
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