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Cultura libera?

Creato il 10 agosto 2012 da Alessandraz @RedazioneDiario

Cultura libera?

Pubblicato da Antonella Albano Cultura libera? La domanda sarebbe: ma la cultura è mai stata libera? La necessità di esprimere se stessi, per gli artisti e quindi anche per gli autori di letteratura, ha sempre dovuto interagire con le necessità del target e quelle della trasmissione dell'operaSe l'Iliade fosse nata in una società dedita al commercio, in cui le donne avevano qualche peso, avrebbe parlato degli stessi argomenti? Guerra, battaglie e capricci di eroi? Le donne non sarebbero sfuggite ai ruoli di moglie, madre, schiava e, al limite, amazzone? E il verso ci sarebbe stato se gli aedi non avessero dovuto raccontare tutto a memoria? Questo "di necessità virtù" si può trasferire a tutte le grandi e le piccole opere. Voi mi direte, ma l'Eneide di Virgilio poteva essere diversa da come è, se lui non avesse dato spazio all'umanità dolente dei suoi personaggi. È vero pure questo, ma sempre ad Augusto doveva rispondere. In generale i condizionamenti interni ed esterni ci sono sempre stati. Le commedie di Aristofane e le tragedie di Eschilo/Sofocle/Euripide dovevano passare un concorso, perché comunque dovevano piacere agli organizzatori delle fiere (passatemela questa) e al popolo che assisteva alle performance, con panieri di cibo e caos al seguito. E i Siciliani, facendo un atletico balzo di alcuni secoli, dovevano compiacere il loro signore, Federico II, e la corte di gentiluomini e gentildonne a cui si rivolgevano. Ok, per Dante farei un'eccezione. Forse perché io amo Dante. Però lui scriveva in una repubblica e poi era in esilio. Ha scritto quello che voleva scrivere, talmente libero che la Divina Commedia era nell'Indice dei libri proibiti, dato che parlava male dei Papi, pure. Erano all'Inferno, come sappiamo. E poi? 
Cultura libera? E poi a parte Petrarca, che ci teneva soprattutto a essere riconosciuto poeta dalle autorità e a esprimere i suoi rigurgiti passionali colpevoli (nel senso che LUI li riteneva colpevoli) per una donna che non l'ha cagato mai, gli altri sono stati - non dico tutti, ma molti - poeti cortigiani. Della serie "Caro poeta, se non scrivi cose che mi possono lustrare, non ti mollo i soldi che più o meno insistentemente mi chiedi, per poter stare tranquillo a scrivere" dice il Signore rinascimentale. Vedi: Ariosto e/o Tasso. E poi è stata sempre letteratura d'élite, per quei pochi che si potevano concedere di capirla. Libera non tanto. Il povero Parini, sì, il brav'uomo, che con "Il Giorno" se la prende con la classe nobiliare che gli dava da vivere come istitutore. Goldoni dipendeva tantissimo dal suo pubblico: se le sue commedie non convincevano nessuno andava a teatro e lui rimaneva povero in canna, come poi è morto. È vero che la riforma del teatro è riuscito a farla lo stesso, ma che pena! Piano, piano, per non far scandalizzare nessuno e non far rimanere vuoti i teatri. E poi quando pensa alla furbata: "Mo' me ne vado alla corte del re di Francia a fare la bella vita!", rimane fregato prima con la commedia dell'arte che il re adorava e che lui ci aveva messo decenni a modificare ("Di nuovo questa roba qui!!") e poi con la Rivoluzione francese. Triste fine! Comunque, lui dal pubblico dipendeva moltissimo e, nonostante questo, si è espresso Cultura libera?Fino a questo momento, il Settecento circa, gli scrittori sono Qualcuno, nel senso che solo perchè scrivono poesie i sovrani conferiscono loro cariche pubbliche. Hanno un'importanza, la gente gli si scappella davanti, insomma scrivere conviene anche per una questione di prestigio. Anche se in verità i rispettivi genitori degli artisti li avrebbero sempre preferiti avvocati o commercianti.... vale per Boccaccio, Petrarca, Goldoni e via così. Ma si sa come sono i genitori. Dopo il Settecento però essere scrittori è una sfiga unica. Perché con la Rivoluzione industriale sono proprio altri i valori che contano. Sostanzialmente: i soldi. E da questo momento in poi gli scrittori sono pezzenti e altezzosi nella loro miseria, perché comunque continuano a sentirsi superiori, come sempre si sono sentiti. E quindi via così con quelli morti in miseria, che fa tanto romantico, come Foscolo, di Parini l'ho già detto? Lui è a cavallo, prima se lo incensano perchè è un poeta e poi lo cacciano perché è scomodo: ma lui non si fa comprare. Leopardi, conte, ma povero. Manzoni pure era conte, però ricco: lui poteva scrivere e mi sa che ha scritto quello che ha voluto: a braccetto con Dante, non a caso. 

I Poeti Maledetti, gli Scapigliati... poveri e ribelli: James Dean è solo un pivello al confronto. Dopo di che abbiamo uno schema che si è perpetuato per parecchio. Da un lato ci sono i professori, che con il loro stipendio universitario si potevano dedicare alla scrittura come un hobby, e così Carducci, Pascoli, ma possiamo arrivare fino a Umberto Eco. Liberi, basta che abbiano lo stipendio fisso. Il resto è al limite la necessità di compiacere l'intellighenzia delle varie epoche, a cui si rivolgevano. Dall'altro lato ecco qui i giornalisti, quelli che al pubblico ci devono stare attenti assai: per primo D'Annunzio, che nasce giornalista e deve costruire il suo personaggio, con i baffi, la pettinatura (sic), l'atteggiamento, perché se va sui giornali ha successo e la gente compra i suoi romanzi e va a teatro a vedere le sue tragedie, anche grazie alla notorietà dell'amante: Eleonora Duse. Non è che non abbia espresso quello che voleva esprimere, però al suo pubblico ci teneva assai, lo coccolava peggio di una primadonna, anche se poi si dimenticava sempre di pagare i creditori. E secondo me è lui il padre di tutti i giornalisti che scrivono best seller. Se partecipi alla vita mondana, tiri, se no, no.

Conclusione? Tutti hanno messo qualcosa di sé, pur sottostando alle regole del target, del pubblico e delle modalità della comunicazione. Poi il tempo, e anche un po' i critici, hanno deciso chi valeva e chi no. Ai posteri l'ardua sentenza. Oggi c'è molto più materiale in giro e molti più autori. L'opinione pubblica fa vendere, ma mi risulta che anche "La secchia rapita" del Tassoni sia andata molto ai suoi tempi. Al di là del titolo, ve ne è rimasto qualcosa? E dell'ermo colle? Sì? Ah, beh!


E voi, invece, cosa ne pensate? Siete d'accordo?

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