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Da ‘L’ultimo nastro di Krapp’

Creato il 13 dicembre 2010 da Idiotecabologna


Di Beckett. Traduzione dell’edizione italiana Einaudi,

…uvaspina, ha detto. Ho ripetuto che secondo me non avevamo speranza, che era inutile continuare, e lei mi ha detto di sì, senza aprire gli occhi. (pausa) Le ho chiesto di guardarmi e dopo un momento… (pausa) …dopo un momento lo ha fatto, ma gli occhi erano due fessure per via del sole. Mi sono curvato su di lei per farle ombra e allora si sono aperti. (pausa. a voce più bassa) M’hanno fatto entrare. (pausa) Andavamo alla deriva in mezzo alle canne e ci siamo arenati. Come si piegavano, sospirando, davanti alla prua! (pausa) Mi sono disteso su di lei, la faccia sul suo petto, la mano su di lei. Stavamo là, sdraiati, senza muovere. Ma sotto di noi tutto si muoveva, e ci muoveva, dolcemente, su e giù, da un alto all’altro. (pausa. Krapp muove le labbra ma non esce alcun suono) Dopo mezzanotte. Mai sentito tanto silenzio. La terra potrebbe essere disabitata. (pausa). Qui termina questo nastro. Scatola… (pausa) ….tre, bobina… (pausa) ….cinque. Forse i miei anni migliori sono finiti. Quando la felicità era forse possibile. Ma non li rivorrei indietro. Non col fuoco che sento in me ora. No, non lo rivorrei indietro.

Krapp è un anziano scrittore che da decenni registra quel che gli accade, le sue considerazioni, le sue riflessioni su un magnetofono usato come diario. L’ultima cosa che decide di fare è ascoltare quei nastri: ripercorre la sua vita, il suo amore, la possibilità della scrittura o di qualche senso da qualche parte. Ero tentato di fare una lunga analisi sul testo, sul significato blah blah, poi ho cercato sul www e ne ho trovata una moolto degna a questo indirizzo.


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