Magazine Cultura
Sotto l’ombra del fico, nella stagione calda, ruminavano i buoi e i pecorai andavano in questo luogo scoperto e recintato, con altare dedicato alla dea, a offrire il latte. Qui apparve una mattina Fauno Luperco, divinità autoctona: silvano e boschereccio come i re di Alba, cacciatore di ninfe, veniva a riscuotere i tributi di cacio e ricotta che i pastori gli pagavano affinché li difendesse dai lupi.
Le cerimonie rituali in onore di Lupercus Faunus, sposo e fratello di Fauna, incarnazione femminile della Madre Natura, si svolgevano nel Lupercale, la grotta sul Palatino dove, secondo la leggenda, i due pastori gemelli Romolo e Remo erano stati allattati dalla mitica lupa. Presiedevano i Luperci, i sacerdoti di Marte, che sacrificavano una capra (simbolo di fertilità), un cane (simbolo di purificazione) e con il sangue degli animali battezzavano due fanciulli. I sacerdoti provvedevano infine a scuoiare gli animali sacrificati, indossarne le pelli e mangiarne le carni, per poi uscire dalla grotta correndo per la Via Sacra, armati di lunghe fruste di cuoio ricavate dalla pelle di capro, in cerca di giovani donne da “purificare”. Secondo alcune fonti si tratta in realtà di un rito Pelasgiano (un popolo marino antichissimo riconducibile all’età nella quale, sul Lazio, regnava il dio Saturno (non a caso tutti i latini si chiamano gens saturnia e la stessa Italia, come attestato da Virgilio, terra saturnia). L’antica festa di Lupercalia evoca l’ombra di Pan, il dio del Panico, figura dionisiaca collegata alla dimensione selvaggia e incontrollabile della natura – ma anche protettore dei pastori e delle selve – che incarna un’ideale di vita primitiva e comunitaria in simbiosi con l’energia panica della natura. Raffigurato con le sembianze di uomo-capra o uomo-lupo trascorre rapido le distanze, salta sulle rocce, si nasconde nei boschi per assalire le ninfe e possederle.
La festa di Lupercalia prevedeva, oltre alla rappresentazione nel Lupercale, anche una simpatica lotteria a sfondo amoroso e sessuale: i nomi delle giovani vergini da fecondare e quelli dei giovani aspiranti “uomini-lupo” erano posti in bigliettini dentro due appositi contenitori; i due fanciulli battezzati con il latte durante il rito lupercale pescavano a turno un bigliettino formando così le coppie che avevano a disposizione un intero anno, fino alla nuova celebrazione, per provvedere alla fertilità di tutta la comunità, con la benedizione di Marte, Romolo, Pan, Fauno Luperco e delle “Grandi Madri” romane – Ruma, Rea Silvia, Fauna, Acca Laurentia – incarnatesi nel modello mitico universale noto come “La lupa”.
La festa di Lupercalia è stata soppressa nel momento in cui l’antico calendario romano, istituito da Romolo e revisionato da Numa Pompilio, fu ridisegnato prima da Giulio Cesare – nel calendario giuliano – e – anche se la festa fu temporaneamente restaurata prima da Augusto e poi da Anastasio – infine, definitivamente “occultata” dal calendario gregoriano ancora in vigore. Giungiamo, quindi, alla più popolare festa dell’amore dei tempi moderni, il giorno di San Valentino. Ma chi era costui? E cosa c’entra con la festa “sacrilega” degli “uomini-lupo”? Valentino, vescovo di Terni - città di cui è divenuto patrono dal 1644 – professava la fede cristiana all’epoca in cui il cristianesimo era perseguitato in quanto religione di matrice giudaica considerata nemica del Sacro Romano Impero a tutti gli effetti pagano e politeista. Valentino, che già si era messo in cattiva luce convertendo al cristianesimo il filosofo romano Cratone e suoi tre discepoli, commise il grave peccato di sposare segretamente una giovane coppia di innamorati – una ternana cristiana di nome Serapia e un centurione romano non bene identificato – andando contro l’editto dell’imperatore Claudio II – che aveva vietato ai suoi legionari i matrimoni con fedeli cristiane – e che per questo fu giustiziato e, in seguito, fatto santo e commemorato – secondo l’istituzione di Papa Gelasio del 496 d.C. – lo stesso giorno in cui si teneva la festa di Lupercalia.
Narra la leggenda che, poco prima di essere giustiziato, Valentino si rese protagonista di un vero e proprio miracolo reso possibile dalla sua fede nel Cristo: il giorno 14 febbraio del 273 d.C., prima di salire sul patibolo, lasciò un bigliettino indirizzato alla figlia non-vedente del suo carceriere, Asterio, di cui si era platonicamente innamorato, che ella, miracolosamente, potè leggere. Vi era scritto: “Dal tuo Valentino”.
Da questo mito deriva l’usanza di scambiarsi messaggi d’amore nel giorno di San Valentino.da: http://www.tanogabo.it/festa_san_valentino.htm
Possono interessarti anche questi articoli :
-
Federica e Carla
Lo scorso 25 giugno, Matteo Marchesini ha presentato il romanzo di Federica Iacobelli, Storia di Carla, pubblicato nella collana "I chiodi", da lui diretta per... Leggere il seguito
Da Zazienews
CULTURA, LETTERATURA PER RAGAZZI, LIBRI -
DESIGN: Lampada MU | Design ispirato alla bottiglia di latte
Constantin Bolimond è un designer russo noto soprattutto per aver immaginato il packaging di bottiglie, dal titolo "Wine or maybe not", che combina l'estetica d... Leggere il seguito
Da Osso Magazine
ARTE, CULTURA, MUSICA -
Estate 2015: Messaggio delle vacanze di Mons. Vescovo
Armonia da ritrovare. Questo è il titolo del messaggio delle vacanze 2015 di Sua Ecc.za Rev.ma Mons. Carlo Mazza Estate 2015 Armonia da ritrovare Si apre lo... Leggere il seguito
Da Ambrogio Ponzi
ARTE, CULTURA -
Divinazione prêt-à-porter “a qualunque costo”
Ho un ricordo nella testa, come un lungo flash delle noiose mattinate al liceo, in cui un professore senza volto spiega qualcosa. Leggere il seguito
Da Wsf
ARTE, CULTURA -
La Cerca
Esiste un elemento comune a ogni generazione, una trasposizione del rito di passaggio da bambino ad adulto in chiave moderna: il lavoro. Leggere il seguito
Da Signoradeifiltriblog
ARTE, CULTURA -
Recensione di “Il mio corpo mi appartiene” di Amina Sboui
Amina Sboui, celebre in tutto il mondo per aver postato su Facebook delle immagini a seno nudo per combattere contro la condizione della donna in Tunisia, ha... Leggere il seguito
Da Valeria Vite
CULTURA