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Da Sergio Parisse a Francesco Totti, sportivi cattolici

Creato il 19 marzo 2013 da Uccronline

Sergio ParisseDiciamocelo francamente: i campioni dello sport quasi sempre suscitano la nostra attenzione più per i loro gesti anticonvenzionali che non per le loro imprese agonistiche. Se Maradona o Gascoigne possono essere definiti come dei precursori ante litteram di Balotelli – ma il mai dimenticato campione argentino fa impallidire pure il più giovane Mario, e su questi paralleli tra presente e passato i giornalisti ormai si sono specializzati-, nell’immaginario di tutti noi restano impresse vicende familiari più o meno edificanti, relazioni tumultuose con show-girl che vanno e vengono, frequentazioni ed amicizie problematiche, scommesse illegali e partite vendute, corpi ridotti ad ospitare tatuaggi sempre più elaborati ampiamente esibiti sulle riviste patinate …e l’elenco potrebbe ancora continuare.

Con questo non intendiamo demonizzare lo sport, sia chiaro, ma resta un dato di fatto oggettivo impossibile da negare come ormai molti campioni si impegnino a veicolare, in modo più o meno voluto, messaggi e comportamenti che trovano poi nel grande pubblico, come ad esempio i più giovani, imitatori interessati solo agli aspetti più deteriori. Peraltro ci sono anche quelli che mandano messaggi più rassicuranti in quanto testimoni, tanto nella pratica agonistica quanto nel privato, di uno stile di vita che affonda le sue radici in valori maggiormente degni di essere messi in evidenza. Questi valori, poi, non necessariamente devono trarre origine da convinzioni religiose: però è innegabile che quando ciò avviene ci troviamo di fronte a belle testimonianze che meritano a nostro avviso maggiore risalto.

Radamel Falcao, ad esempio, dopo la finale di Europa League nel maggio 2012, ebbe modo di dichiarare: “Sono molto grato ai miei compagni di squadra e allo staff tecnico. Dedico la vittoria a Dio, a mia moglie, alla mia famiglia e a tutti gli appassionati dell’Atletico”. Lo stesso calciatore, oltre che nelle interviste che rilascia, anche su Twitter non manca mai di ringraziare Dio per il coraggio che gli infonde e i compagni di squadra perché lo aiutano ad andare in rete con frequenza.

Altro calciatore spiazzante è Javier “Chicharito” Hernandez, il messicano del Manchester United che ha letteralmente stupito giornalisti e commentatori sportivi affermando chiaramente: “Sono un cattolico, lo dico chiaramente. A casa ho ricevuto una educazione cattolica, soprattutto mia nonna è molto cattolica ed è il fondamento della nostra famiglia”. La sintesi perfetta della sua vita, sempre secondo il giovane calciatore che sta ben figurando nel campionato inglese, si riassume in tre semplici parole: “Dio, la famiglia e la perseveranza”.

Concludiamo questa breve carrellata di personaggi dello sport con Sergio Parisse e Francesco Totti. In una bella intervista Parisse non nasconde nulla riguardo a certe asperità del suo carattere e a taluni eccessi che gli hanno nuociuto non poco da giovane, problematiche che il noto campione del rugby italiano prova a lasciarsi alle spalle grazie alla rinnovata serenità donatagli dalla paternità e da un contesto familiare cattolico che lo ha educato al valore del lavoro come impegno quotidiano. Del romanissimo Totti, invece, si è sempre saputo della sua fede cattolica e di quanto abbiano inciso nella sua vita personalità come quelle di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Dichiarazioni di affetto per la recente rinunzia di Benedetto XVI in un calciatore affermato come Totti sono quasi una rarità. Stupefacente poi l’ammissione riguardo alla fede praticata all’interno della parrocchia di appartenenza a cui si aggiunge pure il nome del sacerdote che lo assiste spiritualmente.

Che altro aggiungere? I campioni dello sport, volenti o no, costituiscono un modello di riferimento per le loro vicende agonistiche e non solo. Bisognerebbe evitare di dare troppa importanza alle loro azioni che fanno tendenza secondo un certo modo di pensare dettato dal gossip. Del resto, quando questi atleti si ritirano a vita privata la luce dei riflettori mediatici si sposta su nuove leve che ricevono in consegna, oltre ad una improvvisa notorietà, a loro volta un ideale testimone che può anche essere improntato alla discontinuità. Però, ammettiamolo senza reticenza alcuna, gli sportivi che nella loro vita si sono fatti “solo” testimoni di virtù praticate sono quelli che preferiamo ricordare meglio.

Salvatore Di Majo


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