Ancora risuonano i commenti, le perplessità, le esigenze, legate al tema della giustizia, tanto caro al nostro Premier, ancora abbiamo caldo il ricordo dei coinvolgimenti in casi processuali clamorosi quali Cogne, Garlasco, Perugia, ecc. ecc. ed ecco riapparire dal passato un nome che suscita ancora reazioni emotive: Vanna Marchi. Questo nome non è legato a una serie di film o a commedie brillanti o a inchieste di attualità, bensì alla vendita di diete e cosmetici. Le sue crociate contro l’adipe avevano il sapore di una guerra santa contro l’opulenza della modernità, combattuta a suon di fervore emiliano.
Una Wanna certamente diversa rispetto a quella conosciuta finora, capace, in nome dell’ingordigia, di radere al suolo economicamente tante persone che, affascinate dalla sua arte affabulatoria, hanno creduto alle creme miracolose, alle alghe “scioglipancia”e ai sacchetti con il sale. Condannata a 9 anni e sei mesi nel 2009, ora gode dei benefici di legge.
Il fenomeno Marchi scoppia negli anni ottanta, e il grande pubblico la conosce per le televendite di prodotti dimagranti sulle tivù private, ma è nell’ultima parte della sua carriera, quella davanti alle telecamere televisive, in cui vendeva talismani, numeri del lotto, sbriciolava non più ventri grassi ma il malocchio con sali e talismani e con un kit apposito contro le influenze maligne, portava fortuna e denaro, diceva, a chi si affidava alle profezie sue, della figlia Stefania Nobile e del mago brasiliano Mario Pacheco Do Nascimento, scappato poi in Brasile per sfuggire al mandato di cattura. In tanti credono al suo “d’accordo”, che non ammette repliche. A suon di pressioni verbali e vere e proprie intimidazioni, seguite da minacce, Wanna si arricchisce di decine e decine di migliaia di euro, estorte a persone per lo più appartenenti a fasce deboli. Le quali, ovviamente, mai hanno visto niente di quanto promesso, ma si sono trovate senza il becco di un quattrino, guai familiari provocati da patrimoni dilapidati e magari case vendute o ipotecate per saldare i debiti.
Lei ora, volta pagina, pentita, torna tra noi, e ci vende solo cappuccini e brioches. Vanna ora , non parla, “Mi dispiace ma non posso parlare, sia gentile, non mi metta in difficoltà”, ha detto a un cronista. Non ci è dato sapere se la sua ritrovata voglia di lavorare cancellerà definitivamente i suoi spaventevoli, meriti storici legati all’ampio sfruttamento della credulità popolare, e siamo lontani dall’inneggiare alla vendetta, ma la sua vicenda penale annosa e tortuosa, ripropone un uso dello strumento penale e della detenzione come sanzione quali vie esclusive per controllare una questione che, piuttosto, ha a che fare col costume italiano e col consumo.Insomma, davvero la breve esperienza del carcere e ora, un dignitoso ruolo di barista, sono gli unici modi per far star buona e rendere innocua, una 69enne fantasiosa, esuberante, ingorda e troppo energica? Sarà riuscita a dimenticare definitivamente alghe, cure dimagranti, numeri del Lotto, truffe, macumbe, e candele magiche? Solo il tempo scriverà dell’enigma, la sentenza.