Ribelle, femminista ante litteram, disobbediente, ferma oppositrice del Papa. Questo è il profilo che emerge nel nuovo libro "Chiara d'Assisi. Elogio della disobbedienza" della scrittrice Dacia Maraini. L'autrice, conosciuta dal pubblico come anticlericale e pensatrice laica, si cimenta in una rilettura personale della vita di Santa Chiara d'Assisi (1193-1253), fondatrice dell'ordine religioso femminile delle "Sorelle Povere di S. Damiano", oggi chiamato delle "Clarisse".
L'opera della Maraini pecca di superbia, in quanto propone la vita della santa secondo la propria visione, incasellando i suoi gesti in categorie moderne come quelle del femminismo, dimenticandosi del carattere prettamente religioso e di adesione totale a Cristo che caratterizza effettivamente la vita di Chiara.
Tra i punti dolenti non poteva certo mancare la questione della povertà, che già tanto ha fatto discutere con San Francesco. Chiara ottiene su sua richiesta "il Privilegio della Povertà", con il quale le monache non erano obbligate ad avere rendite e beni materiali, vivendo così solo del lavoro nel monastero, delle elemosine e di quanto portavano i Frati Minori. Tale privilegio venne concesso prima da Papa Gregorio IX nel 1228 e poi confermato da Papa Innocenzo IV nel 1253, due giorni prima della morte di Chiara. Ma secondo la Maraini tale concessione fu osteggiata dalla gerarchia ecclesiastica, perché impediva di controllare questa nuova realtà: la scelta di totale povertà serviva a Chiara per evitare ogni tipo di controllo economico, politico, sociale, psicologico e religioso. Non certo per imitare la scelta di Francesco e come mezzo efficace per rimanere nella sequela di Gesù.
Un altro interessante capitolo riguarda la questione della clausura, che l'Autrice ritiene assolutamente imposta dalla Curia Papale per contenere la tremenda novità di una Donna, pronta a soverchiare le usanze sociali che vedevano le donne come buone madri di famiglia. Invece Chiara si sarebbe ribellata a tale oppressione sociale per rivendicare una propria autonomia, però costretta a ridimensionare vedendo l'impossibilità di perseguire i suoi iniziali intenti. Niente di più falso, in quanto inizialmente la Santa intendeva rispecchiare la vita dei Frati Minori, fondata sulla povertà e la fraternità (la vita comune nel monastero); la clausura era da Lei considerata un aspetto secondario rispetto ai precedenti, ma lo fece proprio per dare corpo alla sua scelta. Considerate che da quando, su indicazione di San Francesco, si sposterà a San Damiano, rimarrà in tale luogo fino alla sua morte. Testimonia suor Filippa di Leonardo, sua compagna: "era assidua in orazione e la conversazione sua e lo suo parlare sempre era de le cose de Dio: tanto che mai prestava la sua lingua né le sue orecchie alla cose mondane".
Dacia Maraini esalta spasmodicamente Chiara per essere stata la prima eroica donna ad aver composto una propria Regola per la vita religiosa, per questo osteggiata e solo in extremis approvata dall'autorità ecclesiastica. In realtà lei inizia a scrivere la regola nel 1247, quando diversi conventi nati sul suo esempio accettano di avere beni e rendite. Chiara stessa non aveva tale intenzione, in quanto è lei stessa tra il 1212-15 a chiedere e ottenere da San Francesco una forma di vita per la sua nuova esperienza religiosa.
La fantasia dell'autrice arriva a sostenere che la Chiesa, in un gioco politico ben orchestrato, proclama in soli due anni dalla morte la santità di Chiara per "mettere al sicuro", "cacciare le mani nei loro testamenti immediatamente dopo le loro morti", mitigando la sua ribellione all'interno della gerarchia. Peccato che già in vita Chiara riceveva numerose visite di vescovi e cardinali, richiamati dalla sua santità, e il giudizio era positivo guardando ai frutti spirituali che ne scaturivano. Il suo funerale (1253) fu presieduto da Papa Innocenzo IV, il quale non volle usare l'Ufficio dei defunti, bensì quello delle vergini; voleva proclamare subito la santità di Chiara, ma venne richiamato alla prudenza, così la solenne celebrazione avvenne nel 1255 dal successore Papa Alessandro IV, che scrive nella bolla di canonizzazione: "Chiara, luminosa per chiari meriti, risplende in cielo per chiarità di gloria e in terra rifulge dello splendore di miracoli sublimi. Brilla, quaggiù in terra, l'austero ed alto Ordine fondato da Chiara, e lassù in cielo irradia splendore la grandezza del premio eterno; e la sua potenza abbaglia i mortali per miracoli meravigliosi".
Parimenti la devozione e obbedienza di Chiara ai Papi è tale da chiedere, sul letto di morte e in piena agonia, non solo di baciare la mano ad Innocenzo, anche la "sacra pantofola" come richiedeva il cerimoniale, ma che il Papa non volle fare date le sue gravi condizioni fisiche. Santa Chiara diceva: "La nostra difesa è Cristo crocifisso e il suo Vicario in terra", "Figliole mie, rendete laude a Dio, però che el cielo e la terra non basterà a tanto benefizio che ho recevuto da Dio, imperò che oggi ho recevuto Lui nel Santo Sacramento et anche ho veduto lo suo Vicario".
L'opera di disinformazione continua citando alcuni passi del Levitico, che parla dell'impurità della donna, omettendo però di ricordare i molti altri casi riguardanti anche l'uomo. Chiaramente l'ignoranza in campo biblico è tale da non rammentare che Gesù stesso ha abolito la pratica ebraica dell'impurità rituale: "Quei farisei e scribi lo interrogarono: 'Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani impure?' [...] E [Gesù] diceva: 'Ciò che esce dall'uomo è quello che rende impuro l'uomo. Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male'" (Mc 7, 5.20-21).
L'Autrice dell'opera faziosa ci informa anche nella prima lettera ai Corinzi, San Paolo afferma: ""Le donne devono coprirsi la testa perché non sono ad immagine di Dio {...} Nessuno infatti può sostenere che la donna sia ad immagine di Dio quando si può dimostrare che essa è soggetta al dominio dell'uomo e non ha alcun genere di autorità.". Peccato che questa frase provenga dal commento a tale lettera dell'Ambrosiaster, un anonimo del IV secolo e non è per nulla presente negli scritti dell'Apostolo delle Genti. Ci vengono poi proposti un serie di scritti dei Padri della Chiesa per provare che la Chiesa è sempre stata misogina, ma anche qua cade in un errore clamoroso. Errata la seguente frase di S. Agostino: " Quanto maggiore il piacere, tanto più grave il peccato. Chi ama con troppo calore la moglie è un adultero!". In realtà questa viene dalle "Sentenze di Sesto", una raccolta di aforismi religiosi e morali redatti circa nel II secolo d. C. da un certo Sesto Pitagorico, di cui si hanno scarse notizie. La Maraini cita un lungo elenco di Padri che sarebbero stati contro la Donna, esulandoli dal loro contesto storico e culturale, privandoli di ogni riferimento alle loro opere.
L'analisi del libro potrebbe ancora proseguire a lungo, ma per tempo e spazio ci fermiamo. L'opera ha la presunzione di essere una ricostruzione storica veritiera e depurata dalle incrostazioni "curiali". Lasciamo agli storici ed esperti del settore l'analisi più approfondita della vicenda di Chiara d'Assisi, invitando gli scrittori di romanzi a fare il loro lavoro, senza intromettersi in ambiti dove non hanno competenze adeguate.
Benedetto Sartorini