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Daje all’icona

Creato il 25 luglio 2012 da Tnepd

Daje all’icona

Daje all’icona

Ma no, figuriamoci. Questo post è una ripetizione di cose già dette e quindi potete anche saltarlo, ma ci tengo a mettere le cose in chiaro una volta per tutte.
Lo ripeto, quindi. Io non scrivo per provocare, così le amichette di Facebook non mi lovvano più, mi cancellano ed io piango abbracciando la mia Hello Kitty di peluche.
Non scrivo copiando le idee dei maschi beta (ho letto addirittura questo, seguendo un backlink). Il sogno della mia vita non è diventare l’icona dei maschilisti ed ispirare i nemici delle femministe che poi usano i miei articoli come la musica di Ludovico Van quando vanno a molestarle sui blog. Non scrivo per difendere gli uomini kamikaze e terroristi che invece devono crepare tutti a Guantanamo obbligati a guardare “Il corpo delle donne” in loop come Cura Lorella e torturati dalle canzoni di Laura Pausini* a tutto volume. Non è per tutto questo che scrivo. Assolutamente no.

Se a volte scrivo pezzi come “I vaniloqui della vagina” è perché trovo idiote le battaglie PontiSex contro il sessismo in pubblicità, contro il linguaggio sessista a base di “autora” “dottora” e “architetta” e perché soprattutto mi dà sui nervi il principio che se hai una passera allora hai sempre ragione come la ducia. Lo faccio perché ho tutto il diritto di farlo, in quanto donna e parte in causa. Scrivo perché rifiuto la logica paranoica e assolutamente ideologica che ha fatto diventare il fenomeno della violenza contro le donne una vera e propria industria dell’olocausto femminile, chiamando femminicidio ogni atto che non sia di sottomissione al diktat “la donna è sempre vittima”. Scrivo perché rifiuto il ricatto psicologico verso la “donna che odia sé stessa”, rifiuto l’accusa di negazionismo lanciata dalle industrialesse del femminicidio e tutto il ciarpame propagandistico nel quale si è ultimamente incistato il femminismo.  Femminismo che non è più forza dinamica e progressista capace di cambiare la società ma è loggia di ragazzette aggressive e settarie che ripetono slogan a pappagalla assieme a vecchie carampane coperte da un terrificante burka mentale intessuto di odio incancrenito per l’uomo e di un esagerato amore per la donna, che a volte rasenta l’amore cieco.  Le vecchie friggono i cervellini alle giovani ed entrambe non si rendono conto di essere manipolate dal potere che non aspetta altro che i soggetti più attivi della società si impegnino in giochi di ruolo inutili invece di impegnarsi a rifondare questo sistema in disfacimento. E intanto il vero femminismo, quello costruttivo e non distruttivo, va ad operatrici sessuali. Soprattutto scrivo perché, da psicologa, non sopporto che le parabolane, le squadriste di questo fascismo rosa, vogliose di menare le mani perché non si è più capaci di usarle per accarezzare, pretendano, da un pulpito di assoluta ignoranza delle dinamiche psichiche, di spiegare fenomeni complessi come la violenza che affligge i rapporti interpersonali. Fenomeni che hanno componenti individuali, collettive e sociali inscindibili. Veramente, certi ragionamenti da cervellini verdi fritti non si possono sentire e purtroppo in rete diventano verità rivelate in pasto al pubblico, imposte con il manganello a chi osa dissentire. Per fortuna non sono la sola che lo nota.
Inoltre, lo dico anche per vissuto personale, per superare le esperienze negative con gli uomini l’unica strada è la riconciliazione con essi, con la parte migliore di loro e che ne è la maggioranza. Se volete che una ragazza non guarisca più dalle ferite della violenza mettetela tutto il giorno a parlare con chi è convinta che gli uomini siano pericolosi scarafaggi da schiacciare. Questo è ciò che penso.

Se tutto ciò non vi sta bene, nessuno è obbligato a leggermi e tanto meno ad essere d’accordo. Però lo ripeterò finché avrò fiato in gola: la guerra dei sessi è una stronzata. 


(*Pausini non è un icona femminista ma personalmente la ritengo un ottimo strumento di tortura.)

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