Se True Detective è stata la serie must dei primi mesi del 2014, tra gli imperdibili di questa primavera c’è sicuramente Fargo. Ispirato al celebre film dei fratelli Coen del 1996, da cui riprende parte della storia e alcuni personaggi, la serie televisiva targata FX e partita lo scorso 15 aprile ne ricalca soprattutto le ambientazioni e l’inimitabile atmosfera. Il risultato è un prodotto efficace e avvincente che, pur riprendendo tonalità, lo stile e l’umorismo nero tipico dei Coen e ricreando il loro contorto universo, riesce ad affermare la sua indipendenza e autonomia, in una serie di sottotrame che trascinano lo spettatore in un thriller surreale, dissacrante e ricco di suspense.
Fargo narra le vicende avvenute nel 2006 nel bel mezzo del nulla in Minnesota, tra le cittadine di Duluth e Bemidji, dove l’arrivo del killer professionista Lorne Malvo (Billy Bob Thornton) genera una serie di omicidi, uno più efferato dell’altro. Nel suo progetto criminale apparentemente insensato trascina anche Lester Nygaard (Martin Freeman), agente assicurativo di provincia, dedito a una vita semplice, poco ambizioso, timido e riservato e per questo vessato in continuazione dall’intera cittadina e soprattutto da sua moglie. Sarà la morte della donna per mano di Lester a innescare un parallelismo tra la sua e la vita di Lorne. I due personaggi vengono seguiti nelle conseguenze delle loro azioni e nelle loro successive reazioni, mentre l’intreccio dei due destini si snocciola tra nuovi omicidi, morti congelati, finte vedove inconsolabili, un’insolita coppia di scagnozzi alla ricerca di un colpevole, metri di neve e decine di gradi sotto lo zero. L’unica che sembra rendersi conto che qualcosa non va è la cocciuta poliziotta Molly Solverson (Allison Tolman), decisa a seguire le tracce dei due uomini e risolvere così l’enigma.
Come anticipato, Fargo prende le fila dall’omonimo film dei fratelli Coen (produttori esecutivi della serie), che nel 1996 li portò al successo di pubblico e critica. In particolare, la serie televisiva riesce fin da subito a ricreare il tema base del film, ovvero che anche nei luoghi più sperduti del pianeta, dove si conduce una vita ordinaria e i poliziotti non sanno neanche come si usino la pistola e le manette in dotazione, possono verificarsi eventi inaspettati e incontrarsi personaggi curiosi e fuori dal comune. Il contrasto stridente tra la calma piatta delle due cittadine in cui la storia è ambientata, amplificata dalle immagini da una landa silenziosa e innevata in cui nulla sembra poter rompere la quiete né smuovere l’immobilità innaturale della provincia americana, e l’avvicendamento di situazioni limite e quasi surreali, con protagonista un campionario umano tra i più straordinari e proprio per questo verosimile, segna il ritmo della serie e le dà la propulsione giusta per andare avanti e costringere lo spettatore a non staccare gli occhi un attimo dalla scena, nonostante la serie sia tutt’altro che veloce. Nel primo episodio succedono tantissime cose, alcune delle quali non del tutto comprensibili, altre perturbanti, altre ancora divertenti in modo grottesco, che non fanno altro che confermare la teoria di fondo e spingere lo spettatore a immergersi sempre di più nell’universo targato Coen, ormai destinato a uscirne solo a stagione conclusa.
Tuttavia, la serie si afferma fin da subito come un progetto a sé stante, capace di stare in piedi da sola e di camminare speditamente senza appoggiarsi troppo alle sua radici cinematografiche. Anche se non avete mai visto un film dei Coen, Fargo saprà mostrarsi ai vostri occhi come un prodotto completo e indipendente, che trae la sua forza da un scrittura di grande qualità, divertente, ironica, spietata, da dialoghi affascinanti, capaci di passare dal lirismo più raffinato all’ironia più pungente, una fotografia curata al dettaglio che emoziona, una sceneggiatura sapiente in continuo equilibrio tra comico e tragico, che fa di una lavatrice non funzionante l’ombelico del mondo. Non bisogna e non si deve dimenticare l’eccezionale bravura degli attori chiamati ad animare Fargo. Azzeccatissime le scelte di Billy Bob Thornton e Martin Freeman (che bello non dover aspettare la fine del lungo hiatus di Sherlock per vederlo di nuovo sul piccolo schermo!), che vestono come un guanto i ruoli l’uno del killer enigmatico, efferato ma anche inquietantemente simpatico, e l’altro dell’impiegatuccio impacciato e oggetto di continue umiliazioni, i cui tentativi di riscattarsi lo trascinano in una spirale discendente e tragicomica. Nel cast troviamo anche Colin Hanks, già visto in Dexter nei panni del killer psicopatico e qui invece lo ritroviamo nel ruolo del goffo agente di polizia coinvolto suo malgrado nel caso dell’agente Solverson, Bob Odenkirk, un gradito ritorno per i fan di Breaking Bad, che questa volta interpreta un poliziotto pigro e anche un po’ tardo destinato a diventare il principale ostacolo delle indagini di Molly, e Kate Walsh, che da dottoressa Private Practice diventa una vedova tutt’altro che addolorata.
Concepita come una serie antologica (come True Detective o American Horror Story), Fargo è stata descritta dal suo show runner Noah Hawley come “un film di 10 ore”. Nel caso di una seconda stagione, vicende e personaggi cambieranno, mantenendo, però, come punto fisso l’ambientazione. Nella sua declinazione in dieci puntate, Fargo si presenta come uno show godibile e accattivante, impeccabile sotto molti punti di vista, l’ennesima conferma degli altissimi livelli che la serialità televisiva ha raggiunto. Che ve lo dico a fare, da seguire assolutamente!