Un servizio del Tg2 ci porta a riflettere sulla condizione delle ultime generazioni che stanno diventando completamente schiave della tecnologia. Sempre più dipendenti dal cellulare e dal computer. Vivono costantemente attaccati alla rete. Lo attesta l’ultima Indagine condotta da Eurispes e Telefono Azzurro sulla condizione dell’infanzia e dell’adolescenza 2011.

Facebook è il social network più amato: quasi tutti hanno un profilo e ben l’85,6% dei ragazzi dai 12 ai 18 anni lo utilizza, 7 su 10 si connettono tutti i giorni, molti hanno più di 500 amici e più della metà di loro (il 54%) “colloquia” abitualmente con persone sconosciute.
Al giorno d’oggi i ragazzi vivono “collegati”. E’ la nuova droga, iniettata nel cervello e alla portata di tutti: non costa nulla perché la connessione è pagata da papà, non sembra creare problemi alla salute, e tanti genitori lasciano fare. Affetti da dipendenza psicologica dal web, che si manifesta con caratteristiche specifiche, come il bisogno di rimanere connessi alla Rete il maggior tempo possibile e la presenza di sintomi di astinenza ((irascibilità, depressione, ansia, angoscia, insonnia).

Internet ha di fatto sostituito per gli adolescenti italiani la tv, la lettura, lo sport, il telefono e il cinema, diventando di fatto una esperienza totalizzante. Un “luogo virtuale” in cui ci si sente più a proprio agio che nella “vita reale”, o che consente di “sfuggire” dai problemi e dalle difficoltà del quotidiano. Usando gli strumenti più economici e veloci che ti intrioettano in un mondo di applicazioni che permettono di chattare molto più rapidamente.Confusi e infelici, vivono la tecnologia come un prolungamento del proprio essere. Internet per non pensare e per sentirsi meglio; un “luogo virtuale” in cui ci si sente più a proprio agio che nella “vita reale”, o che consente di “sfuggire” dai problemi e dalle difficoltà del quotidiano.
Una generazione che si allontana sempre più dal rapporto parentale e i genitori non sempre dispongono degli strumenti per comprenderli app

Noi siamo stati i “figli di Gutemberg” loro sono i “nativi digitali”, vanno educati ai nuovi media, aiutati a riconnettersi con la realtà e a usufruire dei mezzi tecnologici come strumenti non come sostituti.





