Con estremo e imbarazzante ritardo la scorsa settimana sono finalmente riuscita a vedere Molto forte, incredibilmente vicino il film di Stephen Daldry tratto dall’omonimo romanzo di Jonathan Safran Foer.
La recensione sul libro la potete trovare qui:
(al minuto 10,30) Perdonate la goffaggine, ma era il mio primo video, ma ora non è che le cose vadano meglio ^_^ Foer è un autore che ho scoperto grazie alle video recensioni su youtube ed è stato amore a “prima lettura”. E’ un autore che apprezzo moltissimo perché ha la capacità di parlare di temi estremamente dolorosi e toccanti in modo delicato, senza scadere nel pietismo e senza angosciare il lettore, ma al contrario riesce a trasmettergli un sentimento di speranza e rinascita. In Molto forte, incredibilmente vicino Foer ha dimostrato ancora una volta le sue doti di narratore. Nel romanzo, infatti, sceglie di parlare di un tema, l’attacco alle Torri Gemelle, che i contemporanei non hanno ancora metabolizzato e non si è impantanato in un tipo di narrazione lacrimevole e angosciosa. Visto l’amore che nutro per quest’autore, quindi, mi aspettavo moltissimo dalla declinazione cinematografica di Molto forte, incredibilmente vicino, visti anche i commenti entusiasti di altri utenti, ma ahimè devo dire che il film mi ha delusa. Nulla da dire sul cast. Ho apprezzato tantissimo sia l’interprete di Oskar, che la Bullock e Tom Hanks, oltre che la fotografia, a mio avviso, magistrale. Quello che non ho apprezzato è stato il messaggio che il regista ha voluto trasmettere al suo pubblico. Il film, a differenza del libro, trasmette due sentimenti: ansia e claustrofobia.A mio parere, infatti, nella trasposizione cinematografica si punta troppo sull’angoscia, sull’ansia e le paure di Oskar, sentimenti che nel libro non appartengono al nostro protagonista.La bravura di Foer, infatti, sta nel fatto di aver letto un evento liminale e traumatico con gli occhi di un bambino, che alla ricerca del "perché" riesce a trovare un senso in questa storia e avrà la forza di superarlo. Nel libro inoltre Oskar non è mai maleducato, autolesionista e scontroso, come avviene nel film. Se nel libro ho amato alla follia Oskar: un bambino intelligente, sveglio, socievole e dolcissimo, nel film l’ho odiato e non ho apprezzato la scelta del regista di giustificare la sua vivacità intellettuale con una malattia: la sindrome di Asperger. Di bambini vivaci, intelligenti e curiosi ne è pieno il mondo, perché quindi rendere Oskar diverso? La dolcezza e l’essere bambino di Oskar si vedono in due occasioni, che nel film sono state omesse: le lettere che scrive a scienziati, politici e scrittori e nel rapporto con la nonna. Inserendo questi elementi, quindi, non era necessario bollare la sua intelligenza come sintomo di una malattia. I nonni, ecco un altro tasto dolente, sono stati messi all’interno del film senza uno scopo. Nel libro hanno un ruolo importantissimo e conoscere la loro storia è di fondamentale importanza per capirne il messaggio, ma nel film fanno brevi ed enigmatiche apparizioni. Non ho quindi apprezzato le scelte di chi ha deciso di portare sullo schermo questo libro straordinario. Aver tolto la speranza e tutto il genuino ottimismo di Oskar ha reso Molto forte, incredibilmente vicino un film angoscioso, che gioca sulla facile commozione dettata da un evento storico traumatico e che non ha la capacità di arricchire lo spettatore. Fatemi sapere la vostra.Alla prossimaDiana