John Francis Rigaud, Sansone che spezza i lacci (1784)
Grillo e la separazione dei poteri
Dopo il niet al tentativo poi andato a vuoto di un governo Bersani, Beppe Grillo mette in scena l’ennesima mistificazione politica. Oggetto, con il lancio dell’hashtag #SiPuòFare, è la Costituzione Italiana. Tutto per sostenere e giustificare l’ostinazione ideologica e tattica, dei duri e puri che non si mischiano con i vecchi signori della politica.
Ostacoli ideologici che, ben lungi dall’essere un retaggio di destra e sinistra, sono una tara culturale ed emotiva che non ha parti, ma che torna utile alla propaganda. E intanto ad un mese dal voto e a un passo dal raschiare il fondo della crisi, l’Italia non ha ancora un governo legittimo e democratico.
Per Grillo (l’unica coscienza parlante autorizzata del M5S, gli altri rischiano l’espulsione: qui e qui), il problema non sussiste. E infatti sostiene che «Se l’Italia è senza governo (in realtà è in carica il governo Monti) ha però un Parlamento che può già operare per cambiare il Paese».
Lo Stato di Diritto
Si chiama “separazione di poteri”, uno dei principi a fondamento dello “stato di diritto” sancito dalla Costituzione Italiana. Caratteristica che Grillo sembra quasi ignori volutamente. Separazione dei poteri che nel M5S sembra far difetto, visto il potere di veto tutto concentrato nel dualismo Grillo/Casaleggio. E’ questa la democrazia diretta?
La suddivisione dei poteri dello Stato in legislativo, esecutivo e giudiziario, è la garanzia affinché uno Stato democratico come quello italiano non devii e, concentrando il potere senza alcun bilanciamento e controllo, si trasformi in dittatura. Il governo è l’organo esecutivo dello Stato che assicura l’applicazione delle leggi: attraverso le forze di polizia e i penitenziari; la politica estera; la gestione delle forze militari; la gestione dei servizi pubblici e la pubblica amministrazione. Un nuovo governo è necessario, per quanto possa essere un governo transitorio e/o a progetto che, non necessariamente copra una intera legislatura.
Forzare la Costituzione
Checché ne dica il prof. Becchi, per rendere esecutive le leggi è necessario un governo. Diversamente si è in piena forzatura della Costituzione. Non è un mero fatto formale. Forzare la Costituzione, soprattutto nelle condizioni sociali ed economiche in cui versa l’Italia è quanto mai pericoloso. Potrebbe aprire il varco a soluzioni e interventi terzi da scongiurare, visti i rigurgiti autoritari mai cessati, in Italia e in tutta Europa.
Fa specie che un ordinario di Filosofia del Diritto come Becchi non tenga conto della “separazione dei poteri” su cui si fonda la democrazia italiana e non si renda conto della gravità delle sue affermazioni. A cogliere la ghiotta occasione, nel varco aperto da Grillo e Becchi sull’impianto costituzionale è stato Berlusconi, per il quale “il parlamento può funzionare anche senza la magistratura”.
Monti bis o peggio
Sembra quasi che a Grillo sta bene che Monti resti al governo e che, nella situazione di stallo attuale, continui con la sua opera di sottomissione del paese agli interessi della Troika. Del resto il presidente Napolitano, già in seguito la crisi diplomatica insorta tra Italia e India, aveva conferito al governo Monti poteri di emergenza. Per quanto, il governo Monti, essendo dimissionario già dallo scorso dicembre, avrebbe dovuto essere in carica solo per gli affari correnti e le ulteriori attività sarebbero spettate a un nuovo esecutivo.
Ma così non sarà. Anche e soprattutto grazie ai duri e puri a Cinque Stelle, da oggi dovremo accontentarci di un Monti bis o qualcosa di simile, o di peggio. Con i dieci saggi nominati oggi da Napolitano, si passa di fatto a una repubblica presidenziale, con un governo libero dall’obbligo costituzionale della fiducia e legittimato dalla incapacità delle forze politiche (M5S in testa!), di dare un governo democratico al paese.
Mai vorremmo che da questo sconvolgimento costituzionale e dallo stallo politico attuale si giunga a qualcosa di ben diverso dalla democrazia diretta predicata in rete da Grillo. La storia italiana di cattive sorprese ne ha riservate già troppe. Ciò nonostante, noi italiani a fatica dimostriamo di saperne trarre insegnamento. Dalla fine dell’impero romano e per più di mille e cinquecento anni, il suolo italico è stato strattonato dalle dominazioni più disparate. Quella della finanziaria rappresentata dalla Troika non sarebbe che l’ultima, la più subdola ed evoluta, mascherata ora dai tecnici ora dai saggi al potere.