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Dal tennis di “Happy” al judo con “Yawara!” Torna Naoki Urasawa

Creato il 13 marzo 2013 da Lospaziobianco.it @lospaziobianco

image_galleryNon farci mancare la nostra dose mensile di Urasawa è la preghiera che i fan italiani dell’autore giapponese hanno rivolto a mamma Panini negli ultimi tempi, mentre la fine dell’appassionante Happy si faceva mese dopo mese sempre più vicina. Preghiera esaudita prontamente, dato che, quasi in contemporanea con il quindicesimo e ultimo volume della serie dedicata al tennis, su tutti gli scaffali delle fumetterie d’Italia è apparso anche il primo numero di Yawara!.

Yawara! è la prima serie di , che dopo il suo debutto con Beta, un one-shot, nel 1986 inizia questo lungo racconto, che verrà pubblicato fino 1993 su Big Comic Spirits, rivista settimanale della Shogakuka.

Yawara! A Fashionable Judo Girl è il titolo completo, che descrive perfettamente l’opera. Yawara è il nome della protagonista ma è anche uno dei due kanji che compongono la parola jūdō (jū-yawara cioè “gentilezza”, “adattabilità”, “cedevolezza” e cioè “via”. Infatti jūdō può essere tradotto come “via della gentilezza, dell’adattabilità”. Proprio sul principio yawara si basa questa disciplina marziale).

Della serie è stato prodotto dal Madhouse Studio anche un adattamento animato, di 124 episodi, andati in onda dal 1989 al 1992 su Yomiuri TV. In Italia sono apparsi solo i primi 20 episodi sull’emittente Junior Tv, con titolo Jenny la ragazza del Judo (sic!). Sempre nel 1992 e poi nel 1996 hanno visto la luce anche due film dedicati all’eroina in judogi, cioè la casacca da combattimento che indossano i lottatori di jūdō.

La duplice natura della protagonista è alla base della storia. Da un lato fortissimo talento judoka cresciuta dall’arzillo nonno per diventare una grande stella del jūdō e vincere le Olimpiadi, dall’altro ragazza alla moda col desiderio di vivere una vita fatta di quotidiane certezze, primi amori e semplicità.

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Ma il talento e il saper fare sono responsabilità alle quali difficilmente ci si può sottrarre e col tempo il jūdō, il desiderio di gareggiare e di competere esploderanno nella vita della teenager giapponese, anche grazie alle dinamiche messe in moto dai molteplici comprimari, caratteristica tipica della narrazione di Urasawa.

Raramente Urasawa ha deluso con le sue opere, tuttavia la lettura del primo numero di Yawara! lascia molto perplessi sotto diversi punti di vista. La narrazione non decolla, anzi resta a terra appesantita da un senso di già visto/già letto, mancando la freschezza e l’ironia tipica delle opere del maestro giapponese.
La linea comica è affidata al personaggio del nonno della protagonista, unica nota positiva di un numero che altrimenti risulterebbe fin troppo piatto. Tuttavia non è sufficiente. 
I quasi trent’anni che separano la prima edizione giapponese da questa edizione italiana si fanno sentire. I meccanismi narrativi appaiono banali, le evoluzioni del racconto eccessivamente prevedibili. Si tratta però, ed è bene sottolinearlo, solo del primo numero e non sarebbe l’unica volta che Urasawa ci propone una partenza diesel! Urasawa è un ragno tessitore che tesse (dipinge?) la sua tela con lentezza e meticolosità. Il lettore vi si trova invischiato improvvisamente, senza accorgersene. Ci sono quindi tutti i presupposti per porsi in modo fiducioso nei confronti di questa serie, almeno sotto il punto di vista della narrazione.

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Sul piano dei disegni, il giudizio non cambia.
Urasawa è un grande narratore e il suo segno è funzionale alle storie che racconta, pur mantenendo una linea classica. La sua forza, in Happy e 20th Century Boys, ma soprattutto in Monster, è la capacità di rendere fortemente espressivi i suoi personaggi. Uno sguardo, un sorriso, una fronte corrucciata disegnata da questo autore comunicano in pochi tratti quello che altri autori riescono a trasmettere solo attraverso tavole e tavole di fumetto: la sintesi diviene una preziosa qualità funzionale al ritmo narrativo.
Tuttavia su Yawara! questa abilità non è altro che un bocciolo non ancora schiuso. Si intravedono, a sprazzi, soprattutto quando appaiono i personaggi più grotteschi o nelle situazioni sopra le righe, quelle espressioni così coinvolgenti che ci fanno definire Urasawa come un grande narratore per immagini. Tuttavia sono, come detto, barlumi in una notte abbastanza buia. La costruzione della tavola invece appare da subito quasi perfetta, segno che il talento prescinde dall’esperienza. Perfetti la scansione temporale degli eventi, il dinamismo delle inquadrature, la capacità di creare delle pause narrative dedicando una vignetta muta a un particolare o a una ambientazione.

Qualche considerazione merita anche l’edizione italiana, quantomeno particolare.

Mamma Panini ha scelto il formato bunkobon, spesso abbreviato nell’espressione Bunko. È un’edizione che penalizza moltissimo sia i disegni che la storia. Stiamo parlando di 10,5 per 14,8 centimetri, cioè il molto-piccolo-formato-A6. Attenzione: non si tratta di una riduzione fatta dalla Panini appositamente per il mercato italiano. Il formato Bunko viene utilizzato in Giappone per le ristampe delle raccolte in volume e propone opere a un prezzo di mercato particolarmente conveniente. Si tratta del corrispondente delle edizioni tascabili italiane. Tuttavia, con i suoi 7,00 euro, non si può dire che l’edizione nostrana sia una proposta economica, nonostante l’alta foliazione di 330 pagine. Panini ha quindi proposto in Italia questa versione, priva di pagine a colori, arricchendola con una sovraccoperta. Come mai questa scelta? Era l’unico modo di pubblicare Yawara! in Italia? Forse.

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Urasawa è un autore eccezionale, però non tutte le sue opere vengono giudicate adatte per il grande pubblico. Questo spiega perché sia Happy che Yawara! hanno avuto come canale distributivo solo la libreria e la fumetteria e non anche l’edicola e un prezzo sicuramente non abbordabile (rispettivamente 10,90 e 7 euro!).
Ma mentre Happy era una serie destinata a terminare in 15 volumi e disegnata con uno stile più in linea con le produzione nipponiche recenti, e quindi più accattivante per il lettore, Yawara!, se pubblicato con la stessa formula di Happy, sarebbe durato 29 numeri.
Presentare nelle prime uscite uno stile abbastanza datato e quindi meno ‘vendibile’, a un prezzo elevato che avrebbe potuto difficilmente conquistare diversi lettori, sarebbe stato un rischio economico notevolmente appesantito da molti elementi a sfavore del successo della serie.
Al tempo stesso però Urasawa si è garantito uno zoccolo duro di lettori, sui quali qualunque casa editrice che pubblichi le sue opere può contare.
Sorge così un problema: come trovare il giusto equilibrio tra questo bacino di lettori a cui accedere (e da non deludere) e al tempo stesso le esigenze commerciali che una casa editrice deve necessariamente rispettare?
La soluzione sta probabilmente proprio in questa edizione, il cui formato abbassa i costi di stampa e quindi il punto di pareggio e che permette tuttavia ai lettori italiani di poter leggere una delle opere più interessanti (soprattutto nel suo evolversi) realizzate da Urasawa.

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Una scelta dolorosa quindi, forse non da tutti condivisibile, ma certamente comprensibile a una attenta analisi.

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Non appare invece né comprensibile né accettabile il tipo di carta scelto, una patinata lucida dalla grammatura eccessivamente bassa che rende tutte le pagine parzialmente trasparenti, difetto che mortifica un po’ il piacere nella lettura.

Insomma, da un lato un grande autore, la possibilità di gustarsi i suoi primi passi, una storia potenzialmente interessante, dall’altro un’edizione non eccelsa (anche se, come detto, forse l’unica possibile), nella quale è possibile riscontrare anche qualche balloon vuoto o invertito (ma l’albo perfetto, credetemi, non esiste), e una storia che nel primo numero non convince.

Elementi contrastanti che rendono complessa la scelta sull’approcciarsi o meno a questa lettura. Tuttavia Naoki Urasawa è attualmente il più grande narratore mangaka in circolazione. La meno convincente delle sue opere è superiore alla maggior parte dei manga che si possono trovare in giro.
Questo dovrebbe spingere l’ago della bilancia verso una prudente valutazione dei primi numeri, ben consci che, come detto, restare avviluppati nella rete di Urasawa è tanto facile… quanto piacevole.

Abbiamo parlato di:
Yawara! #1
Naoki Urasawa
, Febbraio 2013
336 pagine, brossurato, bianco e nero – 7,00€
ISBN: 9788863048070

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