L’Italia intende portare il proprio aiuto alla ricostruzione somala, in vista della fatidica data del 20 agosto, in cui il Paese del Corno d’Africa tornerà ad essere parzialmente unificato. Per motivi sia storici, sia strategici il governo italiano metterà in campo alcune iniziative per l’assistenza ai futuri governi di Mogadiscio, tra queste, un impegno consistente sarà posto nel favorire la riconciliazione nazionale attraverso la cultura.
VERSO LA SECONDA INDIPENDENZA – Tra poco più di un mese, la Somalia affronterà una nuova fase della propria storia, avviando una seconda grande costruzione politica e istituzionale del Paese. Infatti, in base a quanto stabilito daiPrincìpi di Garowe I e II (dicembre 2011 e febbraio 2012) e dalle conferenze del 2012 (Londra e Istanbul) tra il 15 e il 20 agosto le Autorità federali transitorie termineranno il proprio mandato. I loro poteri saranno trasferiti al nuovo Presidente e al nuovo Parlamento, i quali, contrariamente alle indicazioni dello scorso anno, saranno forse eletti dai somali di Puntland, Galmudug e Mogadiscio. La situazione, però, non è ancora sotto controllo in tutto il territorio nazionale, nonostante, in una recente intervista, il primo ministro somalo, Abdiweli Mohamed Ali, si sia dichiarato fiducioso circa la chiusura «dell’era della guerra civile, dell’anarchia e del caos, (con) le milizie di al-Shabaab allo sbando».
LA QUESTIONE RELIGIOSA – I Princìpi elaborati a Garowe alla fine del 2011, e riconfermati con alcune modificazioni nel febbraio 2012, indicavano che la bozza della nuova Costituzione dovesse essere pronta in giugno, e approvata entro il mese successivo. In effetti – e in molti sono rimasti stupiti – i tempi per la prima tappa sono stati rispettati, poiché il 22 giugno, un’assemblea riunitasi a Nairobi ha licenziato un testo provvisorio, che, presumibilmente, sarà approvato nella settimanatra il 12 e il 19 luglio da un Consiglio di 825 delegati (tra i quali molti anziani delle tribù) e, infine, sottoposto a referendum. Tra i temi che hanno attirato maggiormente l’attenzione sulla bozza c’è la questione religiosa. La Conferenza di Nairobi, infatti, ha definito l’Islam religione di Stato, vietando, nel contempo, la pratica di altri culti nel Paese. Sollecitato sull’argomento a Roma, dove il 2 e 3 luglio si è riunito il Gruppo di Contatto sulla Somalia, il premier Mohamed Ali ha specificato che il documento sia «provvisorio, potendo, pertanto, essere modificato e, se tutto andrà bene, reso più tollerante. La Somalia, – ha aggiunto il primo ministro, – vuole una società basata sul rispetto dei diritti umani, compresi quelli delle minoranze religiose».
IL CONTRIBUTO ITALIANO – L’Italia non può assolutamente negare il proprio sostegno alla ricostruzione somala, per motivi sia storici, sia strategici. In questo senso, il ministro degli Esteri, Giulio Terzi, ha illustrato alcune iniziative del nostro Paese per l’assistenza ai futuri governi di Mogadiscio. Un impegno consistente sarà posto nel favorire «la riconciliazione nazionale attraverso la cultura», realizzando il progetto di una web-tv con il contributo della RAI per la formazione a distanza di personale negli àmbiti dell’agricoltura, della sanità e della veterinaria. Inoltre, l’Università di Roma Tre ha presentato il “Grande dizionario somalo monolingue”, che contiene oltre 50milla lemmi e mira a favorire la standardizzazione della lingua, punto di partenza imprescindibile per la creazione di una coscienza di popolo. L’Italia, comunque, non si fermerà al settore culturale, poiché, in accordo con l’Unione Africana, già sono stati stanziati 2,6 milioni di euro per l’addestramento di «duecento unità delle forze somale» antiterrorismo e antipirateria.
PROSPETTIVE: TRA OTTIMISMO E REALISMO – Al di là di ogni legittimo buon auspicio, affrontando la Somalia è necessario sempre mantenere un contatto con la realtà, a costo anche di sfiorare il pessimismo. L’inviato speciale dell’ONU nel Paese, Augustine Mahiga, ha confermato che al-Shabaab sia stata pressoché sconfitta, e le roccaforti del centro-sud espugnate. Tuttavia, oltre due milioni e mezzo di somali, su una popolazione stimata di dieci milioni, vivono ancora fuori dai confini nazionali, cosicché il loro ritorno da un lato potrebbe aggravare una crisi alimentare mai davvero sconfitta, dall’altro potrebbe influire sui delicati equilibri sia del terrorismo islamista, sia dei rapporti intertribali. Un futuro Stato unitario somalo non potrà mai prescindere dal rispetto della struttura clanica peculiare della regione e, in questo senso, era inevitabile che gli anziani (i cosiddetti elders) sedessero nella Costituente con uno specifico riconoscimento anche carismatico. Il Paese non è ancora pacificato, nonostante le dichiarazioni delle parti in causa, e la stessa identità nazionale è molto frammentata: per esempio, non si può ancora essere certi né quando, né in che modo il Somaliland sarà integrato nella nuova Somalia. Il 20 agosto sarà un giorno di importanza storica per il Corno d’Africa: le buone speranze e le attese positive per un percorso luminoso ci sono tutte, ma il timore, purtroppo, è che la tendenza storica prevalga su esse.
Fonte: Beniamino Franceschini – Il Caffè Geopolitico