Torno giusto giusto adesso da un sit in davanti alla sede RAI in Roma di viale Mazzini, oggi, in un caldo 4 agosto 2012. Ne do subito notizia per i lettori di questo blog con qualche riflessione estemporanea. Non eravamo moltissimi, non eravamo oceanici, se questo caratterizza il successo di una manifestazione. Ed io stesso ne sono venuto a conoscenza quasi per caso. Insieme a me c’era qualche italiano e la maggior parte credo fossero di nazionalità siriana, residenti in Roma. Fra questi l’unica persona che ho riconosciuto è stato Mons. Capucci, da me sempre difeso ogni volta che lo vedo attaccato dai sionisti, che lo hanno tenuto in prigione, torturandolo, per quattro anni. Gli è stato imputato un contrabbando di armi e su questo viene sempre attaccato dai signori sionisti, che di armi ne hanno da vendere e ne vendono. Da un italiano oggi ho sentito che è perfino possibile che le armi gliele abbiano messo nella macchina i sionisti stessi. E la cosa non mi stupirebbe affatto, sapendo di quanti e quali cose sono capaci costoro. Ha 93 anni, lucidamente portati. Ne ho voluto fare io una verifica, ripetendo per la seconda la stessa cosa, nel prendere commiato da lui. La prima volta era stato qualche ora prima, all’inizio della manifestazione protrattasi dalle 14 alle 18. Ma l’anziano vescovo se ne è accorto benissimo e quasi quasi mi sorbivo un rimprovero.
Mons. Capucci, nato in Aleppo
Il momento più alto della manifestazione è stato al suo termine, quando Mons. Capucci ha tenuto un breve discorso in lingua araba, che io non ho potuto comprendere. Ed è stato forse meglio così, perché ho potuto meglio notare l’afflato pastorale e la figura ieratica del sacerdote. Mi era stato spiegato – la prima volta che l’avevo appunto conosciuto – che la sua carica sacerdotale di capo della chiesa melchita è a vita. Non esiste per lui una età di pensionamento. E quindi non vi è niente di cui stupirsi, se identifica interamente la sua vita con le sorti del suo popolo, che è appunto quello siriano, essendo nato ad Aleppo, nel 1922, come leggo anche in quella fogna sionista che è Wikipedia, direi infestata da sayanim. Mi ha sorpreso e confortato ad un tempo, nelle poche parole che abbiamo scambiato, che lui nutre la speranza che si possa uscire presto da questo “tunnel”. Mi auguro che sia come lui spera. Io la vedo molto brutta ed assai nera.
Dicevo, non eravamo moltissimi, se il numero è un indicatore di successo. Ma non credo sia questo il parametro principale per valutare questo genere di manifestazioni, peraltro un “sit in”, dove si sono succeduti al microfono vari oratori e dove nelle pause i presenti hanno potuto parlare tra di loro e conoscersi, scambiandosi informazioni ed esperienze. Ho trovato una grande chiarezza di idee. Mi ha anche sorpreso di sentire per la prima volta in nome di associazioni. Nessuno parla mai in questi incontri a titolo personale, ma sempre a nome di una associazione di cui fa parte. Ed è davvero una miriade di associazioni, delle quali mamma Rai non ci fa sapere nulla. I telegiornali della sera aprono con l’ultimo starnuto di Bersani o la centesima puntata del bunga bunga di Berlusconi. Sembra che non esista altro nell’universo politico e che niente maturi nella società. Ed è questo il nucleo della politica di disinformazione della tv di regime, fatta da idioti che vogliono rendere idioti quanti si abbeverano alla loro fonte. Ma la verità pare stia emergendo lentamente. E a questo punto si tratta per loro di adulterare ciò che non si può più nascondere. Cosa? Che diamine! Che i sedicenti “liberatori” della Siria sono bande mercenarie di assassini prezzolati, i quali per procura hanno ricevuto l’ordine di abbattere uno dei pochi paesi che non si sia voluto piegare al giogo del “sionismo”. Questo nome, sionismo, è stato fatto più volte negli interventi, a dimostrazione del fatto che si è ben consapevoli di cosa ci sia dietro.
Dicevo anche “chiarezza di idee”. E la cosa più notevole mi è parsa la piena consapevolezza che non esistono da una parte gli italiani e dall’altra i siriani. Esiste una stessa identità sociale, fatta di diritti, dignità, libertà minacciata e tolta, da una parte, e dall’altra l’oppressione di chi ha la stessa mancanza di rispetto dei propri cittadini e di ogni persona, appartenente a popoli contro i quali è portata la guerra, con stupidi ed ottusi ideologismi, che non ingannano ormai proprio nessuno e che vengono ripetuti come rumori assordanti privi di senso. A me è rimasto impressa la scenografia di una finta manifestazione in Tripoli, in realtà girata in studi televisivi credo del Qatar. Ebbene, quando ciò è stato rimproverato ad uno dei gaglioffi di Libia, che ora sono al governo, questi nel corso di una conferenza stampa parigina, ha ammesso il fatto, ma aggiungeva che si trattava di uno “stratagemma di guerra”, che appunto ci è stato propinato attraverso i media e noi ci siamo sorbiti e molti ne sono ancora ignari o immemori. Ciò avvenne ad opera degli stessi media che ora ci forniscono notizie sulla Siria. Ed è per questo, non potendo fare di più, che mi sono unito alla protesta davanti alla sede RAI, di cui per errore pago un doppio canone, che non mi è stato ancora restituito da Equitalia. L’unica mia risorsa sarà di non pagare il prossimo anno il rinnovo dell’abbonamento. Vedremo cosa succederà.
Dimenticavo di dire che non ho portato con me la macchina fotografica, aggeggio che mi infastidisce e mi toglie la concentrazione. Ma moltissime foto sono state scattate da altri ed appariranno a breve in internet. Le riprenderò da lì e qui mi riservo qualche riflessione aggiuntiva a queste annotazione estemporanee redatte di getto. Come anche mi riservo la correzione dei refusi, che hanno indotto qualche mio nemico a dire che non so scrivere: è possibile.