De Luca vince le primarie, mercimonio con sorpresa
La vittoria di De Luca alla primarie non sorprende il Pd, piuttosto lo imbarazza. Vincenzo De Luca è sempre stato un outsider dal delicato e raffinato sapore di milza cotta alla salernitana. Lo sceriffo di Salerno è stato il rozzo feudatario di un territorio per troppi anni lasciato a se stesso, quindi non c’è da stupirsi se adesso chiede il conto a modo suo.
La farsa delle primarie in Campania – dove negli anni si sono toccate inaspettate vette di ridicolo – non poteva certo produrre risultati incoraggianti. La contesa tra Cozzolino e l’interdetto sindaco di Salerno era già di per sé una tragica commediola nata dalla stopposo mercimonio del voto di scambio, cosa potevamo mai aspettarci di diverso?
Nel contempo però va ravvisato che Vincenzo De Luca è un fedele e triste specchio dell’ odierna politica. Egli incarna in modo tanto provinciale, quanto colorito, qualcosa che in Italia non ha mai smesso di ardere tra le sempiterne ceneri dell’ignoranza politica, ossia la pericolosa immagine dell’ uomo della provvidenza. E gli va riconosciuto che ha interpretato questo ruolo “facile facile” ancor prima di Renzi.
Da destra a sinistra amiamo il “ducesco”! Siamo geneticamente convinti che delegare le nostre libertà al primo borioso e “guappesco” mammasantissima del quartierino sia una garanzia politica. Adoriamo i protettori! Il che la dice lunga sulla nostra moralità elettorale.
Così facendo De Luca negli anni si è costruito una solida ed eterogenea enclave di discepoli dalla glauca provenienza politica: socialisti sopravvissuti, democristiani smarriti, pidiessini rintronati di second’ordine e fascistucoli redenti dall’utilitaristica e provinciale illuminazione della convenienza. Questo è l’esercito, oramai più che ventennale, del padroncino di Salerno con l’hobby del decoupage urbanistico.
Quando il ministro Lupi ebbe a dire che Salerno non era una metropoli De Luca – ancora incatramato sindaco della città nonostante fosse stato nominato suo vice dall’abate Letta – se lo mangiò vivo (cosa che evidenzia senza alcuna possibilità d’ appello i suoi macabri gusti).
Il guaio è che una volta tanto l’anonimo Lupi ne imbroccò una. Salerno non è una metropoli, non può esserlo. Una città può definirsi metropoli quando supera il milione di abitanti e il delizioso capoluogo campano supera di un nulla i 133.000 abitanti e la sua posizione non permette un’espansione tale da giustificare neanche in futuro tale definizione. Nonostante la megalomania di De Luca, Salerno – per fortuna – ha provvidenzialmente l’orografia dalla sua parte.
Negli ultimi anni De Luca diventa figura di spicco prima della politica campana e successivamente di quella nazionale e allarga drammaticamente i suoi orizzonti. In un primo tempo si comporta da mina vagante e si ribella alle dinamiche di partito, poi, col cambio di vento – e da buon nepotista di stampo feudale – riesce a far infilare preventivamente da Renzi il figlio tra le liste elettorali precompilate del partito. E’ nata una dinastia … e da quel momento il nostro “Übermensch alla meveza” non si riprenderà più dallo choc egotistico e farà cavalcare a briglia sciolte il suo già labile senso della misura.
Salerno è un continuo cantiere aperto, fattore che ha avuto in passato anche sporadici lati positivi, anche se raramente si è inciso strutturalmente su i suoi reali problemi urbanistici. Per questi motivi la città diventa uno dei comuni più indebitati d’Europa, la crisi congela in modo drammatico il mercato del lavoro e vive un disagio irreparabile sul versante dei servizi.
Intanto l’eterno sindaco non si fa mancare notevoli grattacapi giudiziari.
Nel 2010, da parlamentare, accetta la prescrizione dei reati ascrittigli per il caso di sversamento illecito di rifiuti nella discarica di Ostaglio. Più volte la costruzione del Crescent (indicato dallo stesso come suo futuro mausoleo) viene bloccata e dovrà difendersi a più riprese dalle accuse di abuso d’ufficio, falso ideologico e lottizzazione abusiva.
Sempre nel 2010 viene assolto dai reati di truffa e associazione a delinquere per il caso della centrale elettrica Ideal Standard, ma viene condannato dalla Corte dei Conti a pagare una multa di 23.000 euro per gli stipendi d’oro della sua amministrazione. Nel 2012, dopo aver rinunciato alla prescrizione, verrà assolto dal caso MCM.
Nel 2012 rinuncia alla prescrizione per il caso Sea Park dove è accusato di corruzione, truffa aggravata, falso, associazione a delinquere e concussione.
Il 25 gennaio del 2015 il tribunale di Salerno condanna De Luca in primo grado per abuso di ufficio nel caso del Termovalorizzatore di Salerno a un anno di reclusione e un anno di interdizione dai pubblici uffici, e infine – ciliegina sulla torta – il 3 febbraio la Corte d’Appello di Salerno riconosce l’incompatibilità di De Luca per aver illegittimamente mantenuto il doppio incarico di primo cittadino e di viceministro alle infrastrutture durante il governo Letta e ne dichiara la decadenza da sindaco e il relativo scioglimento del consiglio comunale.
Questo è l’uomo della svolta in Campania del Partito Democratico, proprio un degno avversario del “reggente” Caldoro; a quanto pare lottano ad armi pari. Sulle schede elettorali dovranno mettere delle foto identificative, altrimenti come li distingueremo?
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