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Decreto ambiente: per i Verdi ora chi inquina non paga più

Creato il 08 luglio 2014 da Retrò Online Magazine @retr_online

Alluminio, arsenico, cloro, ferro, mercurio. Tutti in acqua. Sena limiti. E’ quello che teme il presidente dei Verdi Angelo Bonelli, dopo l’approvazione del nuovo decreto ambiente.
“Il pacchetto di leggi che il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti sta trasformando in realtà è pura follia” ha precisato “è un semplice regalo agli stabilimenti, che ora avranno il via libera a inquinare”.
Il decreto “incriminato” sarebbe il numero 21, entrato i vigore dal 25 giugno. Secondo i Verdi, con queste nuove regole si permetterà agli stabilimenti di sversare sostanze pericolose nei fiumi e nei mari seza freni. Altro che “ambiente protetto”, il nome che il ministro Galletti ha dato al provvedimento.
E proprio il ministro, dal canto suo, si difende: “La legge che c’era prima aveva dei limiti: non teneva conto di dove le aziende scaricavano. Come assorbimento c’è differenza se si scarica in fiume o se si scarica in mare. Ora l’impatto sull’ambiente si valuta volta per volta, in sede di Autorizzazione ambientale, a seconda del caso. In questo modo stiamo interpretando le norme europee correttamente. Anche per quanto riguarda le aree militari, nel decreto si tiene conto della caratterizzazione. In questo modo, riusciremo ad avviare le bonifiche che in passato non si sono mai riuscite a fare”.
Bonelli invece ha replicato che il decreto è “una vera barabarie” che autorizza “chi produce di più a inquinare di più il mare”.

L’articolo contestato è il numero 13 su 35, ossia quello che riguarda la semplificazione delle procedure per la bonifica di aree, comprese quelle militari, e che va poi a toccare le norme per gli scarichi in mare. Secondo questo articolo, per le aree idustriali, i limiti di sversamento in mare potranno essere ignorati e superati in proporzione alla produzione, sempre ferme restanti le altre norme europee vigenti.

Bonelli e i Verdi criticano anche un altro punto dellarticolo 13: il risanamento ambientale dei siti militari.
Da questo momento, i siti militari saranno considerati non più siti residenziali, ma industriali. In questo modo i limiti di inquinamento “saranno alzati di almeno 100 volte per sostanze come il benzoapirene o i cianuri” specifica Bonelli “di 83 volte per i PCB, di 500 volte come il pentaclorobenzene o il pentaclorofenolo”. Spesso i terreni delle basi militari sono inquinati da metalli pesanti, o addirittura da sostanze radioattive.
Per Galletti la modifica è necessaria: “Si terrà conto della caratterizzazione dle territorio, e potremo finalmente fare le bonifiche mai operato fino a ora”.

Inoltre, i Verdi contestano anche la norma del “silenzio assenso”: per rilasciare il certificato di avvenuta bonifica delle zone industriali e militari (ormai sotto la stessa tipologia) la Regione avrà 45 giorni per dire la sua. Nel caso la risposta non arrivi, il piano di bonifica si intende approvato. Questo vale per tutti i piani di bonifica entro il 2017.
“Con tre mosse”, conclude il presidente dei Verdi, “il ministro dell’Ambiente Galletti demolisce il principio che chi inquina paga. E in un colpo solo salva Ilva, la grande industria e i militari”.

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