Uno dei simboli più ricorrenti e antichi del mondo compare sotto molte forme e in molti paesi.
Che cos’è il labirinto di Creta?
Che legame c’è fra i labirinti e la morte?
Che ruolo hanno i labirinti nei riti della fertilità?
Vari simboli esoterici ornano gli abiti di un anonimo gentiluomo del XVI secolo, dipinto da Bartolomeo Veneto verso il 1510. 'I Nodi di Salomone' circondano il labirinto centrale sul petto e sono ricamati sulla stoffa del mantello. Questi nodi sono i cosiddetti emblemi dell'imperscrutabilità divina e costituiscono una sintesi della croce greca, della svastica e del labirinto.
Alla Fiera Mondiale di Montreal, nel 1967, più di un milione di persone visitò il cosiddetto “Padiglione del Labirinto”, nel quale degli effetti cinematici ricreavano la leggenda di Teseo che uccide il Minotauro.
L’esperimento aveva lo scopo di illustrare la conquista che l’uomo fa di se stesso, come spiegò il direttore della manifestazione, Roman Kroitor: “I teatri sono esperienze di vita, e la bestia è la raffigurazione inevitabilmente imperfetta della natura di ciascuno, che, nelle nostre intenzioni, ogni individuo doveva fare propria o eliminare muovendo attraverso le varie fasi del Labirinto”.
Tutti, indifferentemente, hanno mostrato di reagire al simbolo del labirinto, poiché esso affonda le proprie radici nel patrimonio di vita comune e ha un significato inconscio che trascende razza e cultura. Ciò è dimostrato dal ricorrere dello stesso simbolo in una grande varietà di forme e attraverso molti secoli: nei riti della fertilità, nelle cerimonie mortuarie, come aiuto religioso, elemento di giardini, nei puzzle e nei giochi, e come disegno ornamentale sugli oggetti artistici.
L’origine del simbolo del labirinto
Se da un lato i dedali e i labirinti restano tuttora potenti simboli per i popoli di tutto il mondo, dall’altro l’origine del loro fascino si perde nella notte dei tempi. Gli esempi più antichi si raccolgono attorno al Mediterraneo, e in particolare in Europa. Di origine greca, la parola ‘labirinto’ si riferisce al mito del labirinto di Creta costruito da Dedalo per il re Minosse affinché potesse imprigionarvi il mostruoso Minotauro. Nessuno ha mai ritrovato l’esatta ubicazione di questo leggendario luogo, benché alcuni suggeriscano che esso vada ricercato nelle caverne di Gortyna, a Creta. In ogni caso, la struttura del labirinto di Creta ricompare un po’ ovunque sulla Terra.
I primi labirinti simbolici sono incisioni sulla roccia di difficile datazione. Quelli di Pontevedra in Spagna, ad esempio, risalgono a un periodo compreso tra il 900 e il 500 a.C., mentre quelli della Val Camonica, in Lombardia, sono del 750-550 a.C.
Un labirinto intagliato all’entrata di una tomba rupestre a Luzzanas, in Sardegna, ammesso che sia contemporaneo a questa e non aggiunto in un secondo tempo, potrebbe essere addirittura del 2500-2000 a.C.
Il simbolo del labirinto è stato pure iscritto su tegole di tetti, vasi di terracotta, tavolette d’argilla, monete e sigilli, nonché in mosaici, per tutto il periodo dal 1300 a.C. al 250 d.C. e in tutti i paesi dell’area mediterranea.
Compare infine in varie parti del mondo, specialmente nel nord d’Europa, ma anche in India, in Africa e nelle Americhe.
II legame tra i labirinti e la morte
L'epitaffio a spirale su una tomba del cimitero di Alkborough, in Inghilterra, attesta l'interesse del defunto per il labirinto d'erba del luogo. Fino alla sua morte, nel 1922, J. Goulton-Constable si preoccupò della manutenzione del labirinto risalente al XII secolo, 13,5 m di diametro e denominato 'Pergola di Julian'.
Il labirinto, quale oggi comunemente inteso, è un gioco di difficile risoluzione – la scelta, ad esempio, fra i sentieri delineati da una siepe offre la possibilità di uno stimolante e talvolta inquietante viaggio dalle entrate al centro. Nei labirinti più antichi, però, una sola via conduceva al centro e in molti casi il percorso assumeva la forma di un disegno inciso sulla pietra o sul vasellame. I piccoli disegni a labirinto, come quello ricorrente presso gli Indiani Hopi, e lo stesso labirinto di Creta, erano forse simboli di costruzioni più ampie, reali o mitiche.
Più antichi ancora sono i labirinti egizi, come quello della tomba del re Peribsen, del 3400 a.C., e i motivi che ornavano i sigilli. Dato che, secondo quanto ritenuto dagli studiosi, i labirinti e i dedali hanno ormai alle spalle una storia di 5000 anni, sorgono grandi problemi per la raccolta d’indizi in grado di rivelarci la forma e il significato da essi originariamente assunti. È comunque chiaro che il simbolo del labirinto era strettamente associato alla morte, come testimoniano la tomba di Peribsen e quella di Luzzanas, in Sardegna.
Inoltre, i comuni labirinti circolari sono simili alle spirali spesso scolpite sulle sepolture preistoriche, come la bella spirale tripla ancora oggi visibile nella tomba a corridoio di Newgrange, in Irlanda.
I dedali e i labirinti, indistinguibili a tutti gli effetti fra loro, erano perciò forse mappe del Mondo Sotterraneo in cui l’anima del morente doveva orientarsi. Come tali, sono perciò legati al simbolismo della morte. Essi forse rappresentavano anche la rinascita perché se l’anima può addentrarsi fino al centro del labirinto può anche ripercorrere il cammino a ritroso.
Il rapporto esistente fra i labirinti e la morte è stato ben riassunto da Michael Ayrton (1921-1975), scultore, scrittore e artista, che trascorse due anni a ricostruire il labirinto di Creta con pietra e mattoni a Dry Brook, nelle Catskill Mountains, nello Stato di New York. Nel suo romanzo autobiografico Il costruttore di labirinti, scrisse: “L’esistenza di ciascun uomo è un labirinto al centro del quale si trova la morte. E forse anche dopo la morte l’uomo supera un ultimo labirinto prima che tutto abbia termine”.
I riti della fertilità avevano luogo in labirinti?
Certi riti labirintici mostrano chiaramente il loro legame con la morte e la rinascita. Nella remota isola Malekula, nelle Nuove Ebridi, è stato tracciato sulla sabbia un labirinto chiamato ‘Il Sentiero‘. Il fantasma di ogni defunto doveva compiere un viaggio fino alla terra dei morti, ma prima di arrivarvi incontrava sul cammino lo spettro di una guardiana che quando lo vedeva avvicinarsi, cancellava parte del Sentiero e lo obbligava a completarne il disegno prima di lasciargli proseguire il viaggio e permettergli di rinascere a nuova vita.All’opposta estremità del mondo, in Europa, i riti labirintici assumevano spesso la forma di danze, che sopravvivono oggi quasi soltanto nel ricordo della gente.
In Inghilterra, dei labirinti erbosi erano usati durante le festività primaverili di Pasqua e della Festa di Maggio, entrambe importanti celebrazioni della rinascita. Benché s’ignori l’esatta natura di questi rituali, in Scandinavia si conserva memoria di certi giochi che si svolgevano nei labirinti di pietra e che erano evidentemente associati al ritorno della fertilità in primavera.
In Finlandia e in Svezia vi sono molti esempi di labirinti in cui i ragazzi dovevano penetrare e, raggiungendone il centro, liberare una ragazza imprigionata. Talvolta essi prendevano il nome di Jungfraudanser, o Danze delle Vergini.
Un dipinto murale nella chiesa di Sibbo, in Finlandia, risalente al XV secolo, mostra un labirinto racchiudente al centro una figura femminile. Il tema della liberazione della donna da una fortezza labirintica è stato riscoperto anche nel Mediterraneo e in India, ed è pressoché fuor di dubbio che in queste regioni il labirinto fosse strettamente connesso ai riti primaverili della fertilità.
Il disegno del labirinto costituiva in alcuni paesi un talismano magico capace di portare fortuna. I pescatori scandinavi erano soliti percorrere labirinti di pietra nella speranza di controllare le condizioni del tempo, di favorire la pesca e di garantirsi un viaggio senza pericoli. In altre zone questi motivi servivano a proteggere dagli spiriti maligni o dai lupi. Forse alcuni dei primi labirinti scolpiti, come ad esempio quelli sui sigilli e sulle tegole dei tetti, assolvevano anch’essi una paragonabile funzione di salvaguardia dal male.
La via cristiana alla salvezza
I Romani si servivano del labirinto per illustrare il mito del labirinto di Creta: il mosaico di Cremona mostra Teseo mentre uccide il Minotauro al centro del disegno. Quando i cristiani adottarono questo simbolo, ne adattarono il significato alle esigenze della loro religione: il sentiero divenne cioè la via che conduce alla salvezza. Forse l’esempio più antico dell’uso del simbolo in ambiente cristiano è il labirinto iscritto nel pavimento di una chiesa di Orléansville, in Algeria, oggi conservato nella Cattedrale di Algeri. Attribuito al IV secolo d.C., esso contiene al centro le lettere delle parole SANCTA ECLESIA, replicate in un grande disegno quadrato. Ricordiamo anche, fra gli altri, il piccolo ma notevole labirinto scolpito su uno dei pilastri della Cattedrale di Lucca, nonché i molti visibili nelle cattedrali francesi, ad esempio a Chartres.Anche le chiese inglesi si adornano di interessanti labirinti. Il fonte battesimale normanno della chiesa di Lewannick, in Cornovaglia, reca incisi vari motivi geometrici tra cui anche una spirale e un semplice labirinto, mentre la chiesa di St. Mary Redcliffe, a Bristol, presenta sul tetto un minuscolo risalto decorato con un labirinto del XV secolo. Altri labirinti sono iscritti nei pavimenti della chiesa di Bourn e della Cattedrale di Ely, entrambe nel Cambridgeshire, benché quest’ultimo sia poco antico, risalendo solo al 1870.
I labirinti tracciati nelle chiese erano percorsi dai pellegrini a scopo penitenziale, spesso sulle ginocchia. Talvolta erano denominati ‘Chemin de Jérusalem’, o Via di Gerusalemme, perché compierli aiutava il devoto a meditare gli ideali cristiani.
Delle dita curiose hanno cancellato l’immagine di Teseo che uccide il Minotauro dal centro di un labirinto, scolpito su un muro della Cattedrale di Lucca, che misura solo 49 cm di diametro – pochi per un labirinto italiano. Accanto ad esso, l’iscrizione latina spiega: ‘Questo è il labirinto che fu costruito da Dedalo il Cretese, dal cui interno nessuno mai potè uscire tranne Teseo. E neppure Teseo avrebbe potuto farlo se non fosse stato aiutato, per amore, da Arianna e dal suo filo’.
I labirinti d’erba, di pietra e a siepe
Ai labirinti d’erba inglesi venivano sovente attribuiti nomi suggestivi come ‘Doppio Labirinto’, ‘la Pergola di Julian’, ‘la Città di Troia’, ‘la Gara del Pastore’. Molto diffusi in passato, sono ormai rari perché, dopo anni d’incuria, la crescita disordinata dell’erba li ha cancellati. Ovunque essi esistevano – la Danimarca e la Germania ne possedevano alcuni benché non tanti come l’Inghilterra – i labirinti d’erba svolgevano sicuramente un’importante funzione nella vita delle comunità locali, in special modo durante le festività primaverili.
In Scandinavia abbondano i labirinti di pietra, di cui forse l’esempio più conosciuto è il Trojeborg (Castello di Troia) nei pressi di Visby, nell’isola svedese di Gotland, nel Mar Baltico. Spesso collocati vicino al mare, dove i pescatori li usavano nei loro rituali magici, possono essere formati da pietre abbastanza piccole oppure da grossi massi. Questi labirinti sono di difficile datazione: alcuni sono recenti, del XVIII o XIX secolo, ma altri risalgono probabilmente a centinaia d’anni fa. Gli esempi ritrovati nell’entroterra svedese, nelle vicinanze dei luoghi di sepoltura preistorici, sono presumibilmente ancora più antichi.
Il più antico labirinto a siepe tuttora esistente si trova nell’Hampton Court Palace, nei pressi di Londra. Costruito nel 1690, sostituì probabilmente un labirinto anteriore e, benché piccolo rispetto ad altri esempi dell’epoca, ha sentieri che si estendono ancora per 0,8 km. Il potere d’attrazione dei labirinti a siepe continua: a Longleat House in Inghilterra, fu completato nel 1978 un labirinto di siepi di tasso su un’area di 6185 m quadrati, il più grande del mondo.