Magazine Economia
Gelo per i 3,7 miliardi di dollari in CDS emessi a difesa degli obbligazionisti greci. La The International Swaps and Derivatives Association, organizzazione internazionale che monitora il mercato mondiale dei CDS, spiega che le condizioni particolari che andranno a caratterizzare il salvataggio della Grecia potrebbero essere in conflitto con le clausole inserite nei contratti dei CDS e quindi annullare il pagamento degli stessi in caso di fallimento dei titoli greci.
In altre parole la ISDA dice, se il default della Grecia è “volontario” gli emittenti di CDS non dovranno rimborsare gli investitori: “in base a quanto sappiamo semba che in via preliminarare il progetto di rritrutturazione dei titoli greci sia volontario e non vincolante per tutti gli azionisti” riporta la
ISDA sul proprio sito “per questo motivo non sembra possibile che la ristrutturazione proposta possa far scattare i pagamenti dei CDS sottostanti”.
Per fare un po’ di chiarezza è utile ricordare che il debito pubblico greco ammonta a 350 miliardi di euro mentre il valore dei contratti CDS emessi a garanzia sul medesimo debito ammonta a “soli” 3,7 miliardi di dollari. Ora la questione è capire come la ISDA si comporterà nei confronti di chi ha sottoscritto questi strumenti che (ricordiamo ancora una volta) nient’altro sono che delle “assicurazioni” contro il default di una determinata somma assicurata relativa ad un pezzo didebito governativo o corporate.
La ISDA aggiunge però che qualsiasi decisione finale verrà presa solo quando la UE metterà nero su bianco l’entità e le modalità dell’haircut per tutti gli obbligazionisti greci. La notizia ha del sensazionale se si pensa che nel mondo esistono qualcosa come 25 trilioni di dollari di CDS (valore nozionale lordo) emessi per assicurare i debiti di questo o quel paese o dei debiti emessi dalle singole aziende.
Un mercato immenso che in questi anni ha fatto la fortuna delle banche emittenti che ovviamente intascano i ricchi premi annui per assicurare i debiti sottoscritti dagli investitori. Non solo, i CDS sono divenuti un vero e proprio termometro di tutte le fasi della crisi dando il polso della “rischiosità” di un debito attraverso l’aumento o la diminuzione del premio da pagare anno per anno.
Ma ora che l’evento default sta per verificarsi e le banche emittenti dovrebbero rimborsare i propri clienti, le controparti di questi strumenti (chi li impacchetta e vende sul mercato) sembra non essere più disposto a pagare adducendo cavilli legali per sviare dall’incombenza. Se così fosse un’ondata di proteste monterebbe tra gli adetti ai lavori che vedrebbero così cadere l’unica forma di assicurazione contro eventi di questo tipo e soprattutto perdere ogni fiducia negli strumenti derivati di ultima generazione. Su queste considerazioni, la ISDA e le grandi banche coinvolte in queste business (JP Morgan prima tra tutte), stanno riflettendo seriamente se lasciarsi sfuggire un mercato lucroso come quello dei CDS o pagare un’inezia come 3,7 miliardi di dollari...fonte
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