Assieme allo smog di Milano e alla mia solitudine, il problema più grave del Paese sono i vecchi. Non i vecchi vecchi tipo i nonni, intendo i mezzivecchi, tipo 70 anni. Quelli che sono al potere. Tanti la chiamano questione generazionale e propongono soluzioni accomodanti. Io lo chiamo disagio.
I vecchi sono un danno. Nel mio lavoro, i vecchi hanno inventato una cosa che si chiama “esame di avvocato”. Consiste nel deportare decine di migliaia di giovani all’anno in capannoni troppo freddi o troppo caldi, inondarli con senso d’impotenza e fargli scrivere tre documenti in condizioni che nella vita reale non esistono (senza il computer e senza internet, per esempio; o con donne incinta che piangono e recitano rosari; o con degli sbirri che non ti lasciano andare a pisciare).
Poi i vecchi rideportano i giovani da dove sono venuti e, sorseggiando Vermut, decidono se i documenti scritti dai giovani vanno bene o no. Dopo 7, 8, 9 mesi i vecchi comunicano ai giovani il loro giudizio spesso influenzato dal Vermut e decidono se i giovani devono ripetere la deportazione o se possono cominciare a diventare vecchi. Si inizia a diventare vecchi perdendo un’estate a studiare materie come diritto ecclesiastico e sostenendo un esame orale svolto in condizioni che nella vita reale non esistono: tutto si svolge in un’aula di tribunale e la sentenza arriva subito.
La totale assenza di bellezza, prima che di giustizia, di questo processo causa nei giovani una grave depressione, li peggiora. Dopo la deportazione e il superamento dell’orale, molti nonpiùgiovani iniziano a sostenerne l’opportunità.
Soffocati nelle loro regimental, i nonpiùgiovani iniziano a sostenere che la deportazione sia giusta perché (i) siamo già in troppi, non c’è lavoro; (ii) la difesa è un valore costituzionale, gli avvocati non sono commercianti.
Nonpiùgiovani che avete superato l’esame: (i) siamo già così tanti che rimarremo troppi per i prossimi 80 anni anche se da domani non diventasse avvocato più nessuno; (ii) la difesa è un valore costituzionale e noi siamo in un mercato, che è un valore costituzionale (e poi basta con ‘sta costituzione, davvero).
Nonpiùgiovani, almeno voi, ricordate i tempi della bellezza. Ricordate i tempi in cui tutto era semplicità e emozione. Aboliamo l’ordine degli avvocati. Aboliamo tutte le corporazioni. Aboliamo l’esame di avvocato, di giornalista, di architetto, di igienista dentale. Aboliamo le regimental, e facciamo decidere al mercato (soolo al mercaato) chi può fare questo lavoro e chi no.
Se non ci sono abbastanza divorzi, cambieremo lavoro. Avremo meno avvocati e più tempo per fare l’amore. Questo causerà più divorzi e rendera il mondo un posto migliore. Equilibrio karmico, dolcezza liquida. Riprendiamoci le estati e i dicembri. Se non ora, quando?