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Dell’Utri condannato a 7 anni: rafforzò Cosa Nostra e favorì l’aggancio con Berlusconi

Creato il 26 marzo 2013 da Retrò Online Magazine @retr_online

La corte d’appello di Palermo ha condannato Marcello dell’Utri a sette anni di carcere per concorso esterno in associazione mafiosa.

Una notizia che arriva ai media subito, in modo incredibilmente rapido. Quasi troppo.
Tanto da destare il dubbio che il sospettato possa fuggire e da far richiedere dal pm Luigi Patronaggio l’arresto (decisione che sarà valutata nei prossimi giorni).


Marcello dell’Utri, nel 2012, era stato “salvato” dalla Corte di Cassazione dalla pena, già emessa, di nove anni di carcere. Le motivazioni dell’annullamento si rifacevano soprattutto a un presunto “buco” di collaborazione con la mafia tra il 1977 e il 1982, perdiodo in cui dell’Utri ha lavorato con Filippo Alberto Rapisarda, sfilacciando i legami con Silvio Berlusconi.
La Cassazione aveva così rinviato a giudizio Marcello dell’Utri, per verificare se effettivamente ci fossero stati contatti con Cosa Nostra anche nel periodo tra il ’77 e l’82, mentre aveva confermato che l’imputato avesse “tenuto un comportamento di rafforzamento dell’associazione mafiosa fino a una certa data, favorendo i pagamenti a Cosa nostra di somme non dovute da parte di Fininvest”.
Il processo fu rinviato e ora ne conosciamo la sentenza.

La Corte d’Appello di oggi, sotto la guida di Raimondo Lo Forti, ha tenuto conto della condanna in primo grado, passando da nove anni a sette di condanna, per l’assoluzione dei fatti avvenuti dopo il 92.
Tra il 1982 e il 1992, infatti, Marcello dell’Utri continuò a tenere contatti con Cosa Nostra. In quel periodo continuarono anche i pagamenti a suo credito da parte di Silvio Berlusconi.
Tali pagamenti furono fatti dall’ex-premier secondo la Cassazione per “protezione”, sua e dei suoi cari, nei confronti dell’associazione mafiosa. I soldi passavano da dell’Utri e finivano dritti nelle casse della mafia.

E’ però confermato l’incontro avvenuto proprio tra Silvio Berlusconi e Cosa Nostra, più nello specifico con Francesco Di Carlo, Stefano Bontate e Mimmo Teresi nel 1974.
Nelle 146 pagine di motivazioni redatte nel 2012, la suprema Corte dichiara senza mezzi temrini che non vi sono “possibilità di valide alternative di un accordo di natura protettiva e collaborativa raggiunto da Berlusconi con la mafia per il tramite di Dell’Utri”.

Al primo appello, l’accusa aveva dichiarato che esistevano delle prove certe che dell’Utri avesse promesso espliciti vantaggi politici all’associazione mafiosa. E’ provato anche che la mafia votò per il partito di Silvio Berlusconi (allora Forza Italia) sostenendolo anche in Europa.

Dell’Utri avrebbe quindi favorito un aggancio tra Silvio Berlusconi e la mafia di Cosa Nostra, arricchendo e rafforzando la seconda facendo trarre eventuali vantaggi al primo.

Marcello dell’Utri si è dimostrato conscio del grande lavoro dei giudici che hanno esaminato tutte le carte con grande scrupolisità.
“Se mi dovessero condannare” aveva detto rima di entrare nell’aula-bunker di Palermo “Non li chiamerò giudici comunisti”.
“Se per caso invece mi assolvessero non avrò nulla da brindare. Questo mio romanzo criminale va avanti da ventanni e non ce la faccio più”. Un romanzo criminale che però, a quanto dice la magistratura, egli stesso ha finanziato.
L’ex senatore Pdl dovrà anche risarcire il comne di palermo e la Provincia che si erano costituiti causa civile per un totale di 11.300€.

Le accuse potrebbero venire prescritte se la Cassazione non delibererà prima del 2014.
A quel punto dell’Utri potrebbe riesumare parole di andreottiana memoria: sempre meglio di niente.

Articolo di Matteo Rinaldi.

Foto di @ilfattoquotidiano, in Licenza Creative Commons

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