Sono stati provati i legami tra i Capi di Cosa Nostra e Marcello dell’Utri. Era l’ombra di Silvio Berlusconi , e lo è ancora, e intanto aveva rapporti con i boss, un legame durato venticinque anni.
Tutto è passato in due generazioni di padrini , attraverso una guerra che ha portato più di mille morti , attraverso eroi come Mangano che sono transitati da una famigli all’altra per salvarsi la pelle. Ha resistito ai cambi di potere criminale di Palermo , di boss in boss, fino ad arrivare ai Corleonesi.
Il senatore Dell’Utri è rimasto sempre lì , incollato ai suoi amici siciliani , tutti sopravvissuti , tutti quelli che stagione dopo stagione comandavano e uccidevano. Dal giorno che è arrivato a Milano non ha mai interrotto i suoi rapporti con loro , mai rinnegato il patto che aveva sottoscritto prima di arrivare a corte Berlusconi.
Segretario particolare di Silvio prima, poi amministratore di Publitalia, poi ancora fondatore del partito che avrebbe cambiato i destini del Paese. Una scalata senza interruzioni. E dietro di lui c’erano sempre i siciliani.
E’ nel 1974 che c’è certezza , anche se si presume sia iniziato negli Anni Sessanta, di un collegamento con i capi della mafia palermitana. E’ l’arrivo di Mangano a Milano che segna l’inizio di questa spericolata avventura dell’omonimo impiegato della Sicilcassa all’agenzia di Belmonte Mezzagno. E’ Vittorio Mangano che ha reso famoso e forte questo futuro senatore , è l’uomo d’onore della famiglia di Porta Nuova che sbarca in Lombardia. Dal 1974 fissa la sua residenza nella villa confinante a quella di Berlusconi ad Arcore.
I primi incontri tra il senatore e la mafia siciliana a Milano risalgono al 1974. “Alla riunione c’eravamo presenti io , Tanino Canà , Stefano Bontate , Marcello Dell’Utri e Silvio Berlusconi” rivelerà il pentito Di Carlo. Mangano è sempre lì a fare il guardiano ai cavalli che secondo i poliziotti non erano cavalli , a badare a stalle che non c’erano , ad aggirarsi tra Arcore e Milano in attesa delle disposizioni dei suoi capi di Palermo.
Dell’Utri , mafioso e condannato , si è inventato un partito per poi farlo diventare primo in Italia. Tra il Settanta e l’Ottanta : interessi televisivi , in palazzi , rapporti con il finanziere Rapisarda e con i soci di Ciancimino, telefonate al commercialista di Totò Riina , gli intrecci con le cosche catanesi. Tutto è dentro la sentenza. L’istruttoria è partita ben 16 anni fa.
Resta in sospeso Dell’Utri e Berlusconi cos’hanno fatto dopo le stragi del ‘92 e gli interessi della mafia nel nuovo partito dei due co-fondatori. Spatuzza non è stato creduto, come altri pentiti catanesi. Dopo 25 di amicizia è impossibile che il senatore abbia reciso i suoi rapporti con i boss. Comunque una cosa è certa Dell’Utri ha avuto un solido rapporto venticinquennale con la mafia siciliana.
madyur