Sono arrivata al punto di sentirmi “salvata” dal Movimento 5 Stelle. Pur con i loro metodi largamente insufficienti, cioè una votazione online tra un numero molto esiguo di iscritti partecipanti, hanno aperto un dibattito interno sulla legge elettorale, con conseguente voto che ha visto vincere il proporzionale. La prossima votazione online, invece, riguarderà le dimensioni del collegio. Si trova sul sito di Beppe Grillo una spiegazione di un esperto che indica pro e contro delle varie possibilità. Interessante, ma ho smesso di ascoltare circa a metà, quando l’esperto ha iniziato a insinuare che le richieste avanzate da eletti in piccoli collegi uninominali, quindi con un maggiore legame con l’elettorato locale, debbano per forza essere dettate da interessi egoistici (“costruire l’ennesimo aeroporto”). Il “particolarismo territoriale”, lo chiama. Il particolarismo?? Chiedere qualcosa per il territorio che si rappresenta non va bene? Da quando?
Io a questo punto mi faccio una domanda: ma qualcuno in questo paese crede ancora nell’autogoverno, che è l’essenza della democrazia? Gli interessi territoriali sono particolarismi (mi vengono in mente molti esempi in cui la gente di un territorio fa richieste sia nel proprio interesse che in quello nazionale, come i no tav della val Susa o il tribunale di Tolmezzo). Se si fanno eleggere i parlamentari con le preferenze, poi vincono i mafiosi. Se si mette il proporzionale, non si governa. Bisogna avere il bipolarismo a tutti i costi, non si capisce perché. Ma non basta: c’è chi invoca l’Unione Europea perché ci salvi da noi stessi, chi ha esultato quando Napolitano ha consegnato il paese a Monti, senza nessun processo democratico, solo perché ci salvava da Berlusconi. Con che risultati, abbiamo visto, ma l’importante era essere commissariati. Ci piace che qualcuno risolva i nostri problemi al posto nostro. A questo punto a me sembra che non basti neanche un dibattito sulla legge elettorale, che pure non c’è (sul sito del Pd si presenta la proposta come fatto compiuto, della serie “o mangi questa minestra…”) Il dibattito che dovremmo aprire è: vogliamo sì o no che l’Italia sia una democrazia? O preferiremmo una monarchia? Una dittatura? Il feudalesimo?
Io non voglio stare nemmeno qui a schierarmi a difesa della democrazia. Si sa che in principio ci credo, che per me dev’essere più locale e meno complicata possibile (quindi niente UE, più potere a comuni e regioni), partecipata, trasparente. Ma non importa cosa penso io. Cosa pensate voi? Cosa pensa questo popolo impossibile? Perché se gli italiani vogliono la governabilità, vogliono che non siano eletti personaggi con rapporti con la mafia, vogliono trovare risposte ai nostri problemi, la soluzione non è nelle soglie di sbarramento o nel premio di maggioranza. È negli italiani stessi. Se fossimo migliori, avremmo politici migliori.
Vorrei ricordare, perché sembra che nel dibattito se lo siano dimenticati tutti, che per proteggere la democrazia dai possibili abusi (come l’elezione di criminali) esiste una cosa chiamata separazione dei poteri. Se per esempio a Berlusconi viene impedito di governare non è, come dicono i suoi seguaci, perché le corti si arrogano il diritto di invalidare la decisione del popolo, ma perché esistono altre decisioni popolari, quali la costituzione e le leggi, a cui anche gli eletti devono adeguarsi, a meno di non riuscire a cambiarle secondo meccanismi previsti da queste stesse leggi. Esecutivo, legislativo e giudiziario dovrebbero, in teoria, rappresentare la volontà popolare in sue diverse fasi, dal negoziato sui principi fondanti all’espressione estemporanea, in modo che nessuna prevarichi sulle altre. Non è un sistema perfetto, ma esiste un sistema umano che sia perfetto? E soprattutto, esiste un sistema che prescinde dalle caratteristiche di chi lo compone?
Non esiste legge elettorale, non esiste nemmeno legge, che possa proteggere il popolo italiano dai suoi stessi limiti, che poi non sono diversi da quelli di altri popoli perché certe tendenze fanno parte dell’animo umano: la litigiosità, il fanatismo, la corruzione, l’egoismo, la superficialità. La democrazia permette a un popolo di esprimersi, nel bene e nel male. La democrazia si basa su due principi: partecipazione e delega. Se si creano meccanismi, come questa porcata di Renzi, che scoraggiano la partecipazione privilegiando solo i grossi gruppi, e distorcono il meccanismo di delega fino a renderlo quasi nullo, la democrazia non ha più senso. Magari ci sarà governabilità (non credo: basta ripassarsi gli ultimi governi), magari spariranno i tanto temuti (perché?) partiti piccoli, ma né il governo né l’Italia saranno migliori.
Gli italiani accettano questi obbrobri di leggi elettorali perché sperano che rendano le cose più semplici. Ma il governo semplice non esiste, dato che il mondo è complesso, nemmeno in dittatura o in monarchia. Eppure ci stiamo avvicinando alla dittatura dei grossi partiti, mentre il popolo italiano protesta e si lamenta, e non si oppone. Forse il sistema elettorale più adatto all’Italia è: dittatura con ricorrenti espressioni di ira popolare senza conseguenze pratiche. È quello verso cui ci stiamo avviando.
P.S. I grillini rinunceranno anche ai contributi elettorali, ma il loro sito è pieno zeppo di pubblicità. Preferirei il contrario.
P.P.S. Avete notato anche voi che, da quando le buste in plastica sono illegali nei negozi, vi mettono la roba in quelle per la frutta e la verdura, sempre in plastica? Fatta la legge, trovato l’inganno.