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La letteratura è uno di questi esempi : è difficile far appassionare a qualcosa che è chiuso come dentro uno scrigno , immutato negli anni. Soprattutto far appassionare qualcuno che è soverchiato dalle difficoltà di ogni giorno e reso invisibile agli occhi di una società che non se ne fa niente di giovani disadattati che cercano di uscire dal loro inferno.
Detachment è una sorta di flusso di coscienza del professore di letteratura supplente Henry Barthes ( la s non si pronuncia come dice lui), uno che fa del distacco la sua filosofia di vita: lui lo chiama così, altri potrebbero parlare di menefreghismo, cioè stare sempre a una certa distanza da tutto proprio per non ferirsi.
Del resto la sua vita è circondata dalle macerie che irrimediabilmente hanno segnato il suo sguardo triste: quelle della sua vita privata con un nonno ricoverato in un istituto per anziani oramai in fase terminale, un segreto inconfessabile che la madre morta suicida ha deciso di portare con sè, un padre che praticamente non ricorda.
Lui sceglie di fare il supplente proprio per non entrare nella stessa lunghezza d'onda dei suoi studenti, per non empatizzarli, vuole essere solo una parentesi nella loro vita formativa.
Entra ed esce dalle loro vite in modo improvviso e soprattutto non prova traumi.
La sua vita privata è fatta anche del soccorso ad una prostituta bambina, Erica, che fa vivere a casa con lui per un certo periodo prima di affidarla agli assistenti sociali.
Ancora quel dannato distacco.
Henry vuole in qualche maniera anestetizzare il dolore che continuamente prova, almeno ammortizzarlo.
Detachment non parla solo di una scuola , è la certificazione su pellicola di un vuoto generazionale fatto di genitori assenti, di insegnanti inadeguati perchè vivono letteralmente in un pianeta diverso rispetto ai loro alunni, i quali dal canto loro a quell'età sono già induriti e ringhiosi verso tutto quello che li circonda.
Difficile dare coordinate stilistiche per far capire che cosa si sta per vedere: forse due film che si avvicinano come spirito a questo sono Half Nelson e Precious . Ma sono più che altro associazioni di pensiero che non punti di contatto veri e propri.
Tony Kaye dimostra ancora una volta il suo talento dietro la macchina da presa con un film dal look indipendente ( per una fotografia sgranata curata dallo stesso regista) che, partendo da tutto quel coacervo di banalità che possono "arredare" un film sulla scuola , in realtà vola alto, altissimo a tratti riuscendo ad arrivare a vette di lirismo doloroso che rimangono dentro ben oltre i titoli di coda.
Il candore dell' ambiente asettico come quello di una scuola difficile i cui corridoi bianchi sono simili a quelli di un'ospedale, è squarciato da disegni infantili e da curiosi inserti coloratissimi (la casa della preside) inquadrati anche con prospettive sghembe atte a deformare il campo visivo.
E solo per fare un parallelo tra il vuoto delle giovani generazioni e quello della vita di insegnanti ( o presidi ) a fine carriera.
Adrien Brody si ricorda finalmente di essere un grande attore risaltando in un cast prestigioso in cui tra gli illustri altri ( Lucy Liu, William Petersen, Tim Blake Nelson, Blythe Danner) non si possono sottacere la bravura di Marcia Gay Harden in un personaggio spigoloso e il gigioneggiare adorabile di quella vecchia volpe di James Caan.
Un occhio anche a Betty Kaye, ottima in un personaggio dolente e mai banale.
Detachment arriva al cuore direttamente e senza prendere facili scorciatoie. Emoziona con i piccoli gesti, un semplice abbraccio come fonte di commozione , lasciando da parte la retorica.
E lasciandosi dietro anche la filosofia del distacco.
Una delle migliori visioni di quest'anno.
( VOTO : 8,5 / 10 )
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