Di chiacchiere e di crisi economica-ma sottovoce

di Alessia e Michela Orlando:

CHIACCHIERE NELLE AGORÀ

sullo sfondo della crisi economica e dei movimenti di massa

Chi ha studiato l'economia politica ha compreso moltissimo della società, anche se ha dovuto sentire la campana dei sociologi, dei filosofi, degli storici e, perché no, quello dei psicologi e dei psichiatri. Appare incontestabile: si è di fronte alla "struttura" e alle "sovrastrutture" (tale è anche la cultura). Naturalmente di volta in volta si è intromesso chi, di fronte alla crisi, ha ragionato intorno alle soluzioni possibili. Ed è lì che, pare, sia cascato l'asino. Parole oscene hanno falcidiato la carta stampata e  riempito i vuoti delle piazze delle città nobili:; così è andata anche nelle agorà dei paesi più scalcinati (non è dato sapere se sia o meno accaduto anche nelle piazze minoiche di Creta, dove si riunirono i primi agorai): sovente a un "macroeconomia" si è risposto con "politica economica e monetaria", cui ha fatto eco un "misure congiunturali", "medio periodo", "lungo periodo"…si è addirittura giunti a "usura", a "credito usurario", e, di nuovo, malgrado le carte di credito, a "assegni post-datati", "cambiali", "tratte"…Non è, poi, mancato chi ha tracimato nella "critica alla economia borghese", dilungandosi in: "licenziamenti", "condotta antisindacale", a "cassa integrazione guadagni speciale" o "ordinaria", "disoccupazione". Fino a giungere agli ondeggiamenti vari tra "manodopera disponibile" e il marxiano "esercito industriale di riserva", fermandosi al fatidico "primo impiego". Fatidico!? Magari così fosse: potrebbe non arrivare mai, per una valanga di giovani destinati ad affollare le piazzed fisiche e virtuali. Fine delle chiacchiere, le piazze, o agorà che dir si voglia, si svuotano. Il sipario cala, e quando si riaprirà non si sa su quali scenografie.

Illustrazione: Piazza San Pietro, Roma, nel 1909.