Pisapia (nella foto) vince le primarie per il centrosinistra per le elezioni a sindaco nella città di Milano, Pisapia Giuliano, non Tony/Antonio, l’uomo in più del film di Sorrentino, anche se il candidato di Sinistra Ecologia e Libertà uomo in più lo è stato comunque. All’indomani del risultato l’Establishment meneghino del partito democratico si dimette, parlando di errori nella sconfitta del “candidato interno” Stefano Boeri, c’è un momento nella storia culturale di questo paese, e della sua formazione socio-psicologica, in cui si è passati dal fatalismo cattolico al rovesciamento biblico-morale; quando vince Davide è sempre per gli errori di Golia, e mai per i meriti di Davide. Giuliano Pisapia è figlio di uno dei più noti e potenti penalisti del novecento, Gian Domenico Pisapia, autore peraltro di alcune modifiche sostanziali allo stesso codice penale, Giuliano rifiuta di fare l’avvocato come il padre, diventa prima operaio, poi educatore in un carcere minorile, infine finisce in banca, era il periodo delle contestazione e della rivolta studentesca, e Giuliano decide di iscriversi a Scienze Politiche, scopre così la passione, forse ereditaria, per il diritto, si laurea anche in Giurisprudenza, fa pratica da avvocato ma civilista, pur di non lavorare nello studio del padre, che mal sopporta le posizioni politiche del figlio, ma alla fine l’anziano cede alla vanità di vedere il nome del figlio inciso sotto il suo nella targa dello studio, e lo accetta senza che Giuliano debba rinunciare alle sue lotte. Come avvocato Pisapia comparirà in vari processi noti, come quello sui fatti del G8 di Genova in cui rappresenterà legalmente la famiglia di Carlo Giuliani. Accetta la candidatura in Rifondazione nelle elezioni che videro la prima vittoria di Prodi, poi caduto il primo Ministro si dimette dalla carica di presidente della Commissione Giustizia e va fare il volontario, per qualche mese, in un campo profughi al confine con l’Albania. Pisapia ha dichiarato che si dimetterà dalla sua professione qualora fosse eletto sindaco. La cosa non è da poco. Il conflitto di interessi è una cosa seria la cui attualità e necessità non tramonterà con Berlusconi. Quella dell’avvocato è una delle professioni più ricorrenti fra gli scranni del Parlamento, evidentemente è un’anomalia, esattamente come quella che vede un imprenditore capo del governo, la spiego come la spiegherei a un bambino: in Parlamento si fanno le leggi, quando i cittadini non rispettano le leggi finiscono sotto processo, quando i cittadini finiscono sotto processo vanno da un avvocato, se un avvocato sta in Parlamento si troverà a votare, se non addirittura a ideare, delle leggi che riguardano i propri i clienti. Ma torniamo a Piasapia, la sua vita sintetizzata così racconta l’impegno sincero di un uomo, ma basta da sola la storia di un uomo? Per me no. La mia più grande paura, per il futuro della sinistra italiana, è che Nichi Vendola venga trasformato in un Berlusconi di sinistra, nell’avere attorno un consenso retto solo dalla forza gravitazionale del suo carisma, e Sel un partito personale e personalistico (perifrasi già utilizzata, mi pare, dalla Serracchiani per indicare l’Idv). Da un leader della sinistra mi aspetto che le sue idee precedano il suo nome, cosa che non avviene con Vendola, e non per sue colpe. Quando si parla di ideali i più storcono il naso, è una parola che puzza di naftalina, recuperata dall’armadio della prima repubblica, è una parola che si porta dietro i tarli dell’ipocrisia; io non ho l’età o il curriculum per potermi permettere perle di saggezza, ma voglio comunque dire ai tanti giovani (termine e contesto d’uso che odio, mi possa io perdonare) che sono dietro il fenomeno Sel e Vendola; le persone possono tradire, gli ideali no, al massimo sono le persone che tradiscono gli ideali, e non il contrario. Detto questo faccio i miei migliori auguri a Pisapia, e naturalmente a Vendola Nicola detto Nichi.
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