Voi direte occhei, ma Marco in tutto questo? Com'è? Cordialmente parlando macchisenefrega, io ero lì per il cucciolo d'uomo, ovvio. Scherzo scherzo, che poi la comare mi toglie il saluto. Ho avuto la fortuna di vederlo nella veste genitoriale e vi assicuro che è uno spasso! Occhiaie, volto sudato, passo stanco di chi la notte dorme poco:- L'altra mattina il dittatore si è svegliato alle 6, ci ha fatti alzare alle 6! Lo volete? ve lo vendo per poco! -E tanta voglia di rilassarsi, chiacchierare, anche se l'amore di papi non gli dava tregua. Hanno un legame molto forte quei due, si respira l'intesa e l'amore che li unisce. Marco casalingo (lava, cucina e stira pure) e padre, ma come ti sei ridotto? E pensare che il pischello lavorava per Gucci anni fa. Ah ah. Scelta radicale la sua. Io ti stimo. Sul serio.A onor di cronaca Queen ha detto di me che mi immaginava più dura, per come scrivo, invece ho (sorprendentemente) tratti morbidi e delicati e questo mio lato, dice, dovrei farlo uscire anche nel blog. Ma che vi devo dire, mi viene naturale così.
Le sensazioni che mi rimangono addosso, ora che rivedo la cosa da una certa distanza, ora che l'incontro, quel pomeriggio, è passato, sono l'estrema naturalezza, la leggerezza con cui tutto accadeva. Per la prima volta in vita mia ho chiacchierato di IVF (Fivet de noantri), viable eggs, infertility, come fosse la cosa più normale del mondo e senza dover spiegare nulla. Non mi sentivo come quella che ha un problema, ma proprio come se i figli si facessero esattamente così. E tutto questo mentre la mamma di Marco giocava con Gab lì intorno e il papà di Marco era seduto al tavolo con noi. Ci credereste? Per me è stata la scoperta più felice, quei due genitori lì. La loro apertura, la loro accettazione, il loro amore incondizionato. E Steven, che pezzo d'uomo Steven (fammelo dire Marco, quando ce vò ce vò!), che eleganza, che classe. Nei movimenti, nei lineamenti del volto, nel modo di parlare, così pacato e pulito. Lo ammetto, io l'inglese lo capisco, ma ho avuto davvero poche occasioni per parlarlo e così, anche se mi piace molto, sono un po' arrugginita. Ma non me n'è fregato nulla, mi sono buttata ed è stato meraviglioso scoprire che mi capiva, potevamo parlare, confrontarci: siii - può - faaareeee (come la famosa scena di Frankenstein junior). Non ho idea di quanti sfondoni avrò tirato giù, questo solo Marco potrà testimoniarlo, ma mi è piaciuto troppo, mi sono sentita così cosmopolita cazzo!Ci hanno raccontato il mondo emotivo che hanno attraversato per arrivare a stringere Gab e entrambi, arrivati al punto della seconda gravidanza, quella definitiva, usavano le stesse parole:- When WE were pregnant - queste parole mi sono rimaste dentro come un marchio a fuoco, dicono tutto.
Ci sarebbe tanto altro, ma più di tutto voglio che resti vivo questo: il mondo è come lo vedi, le cose dipendono dal punto di vista che adotti. Quando due realtà come le nostre si incontrano, cosa è normale? Cosa rientra nel concetto di normalità? Chi è il diverso? I limiti, questo ho potuto sentire forte e chiaro, siamo noi che ce li imponiamo, i confini, le etichette, il modello canonico di famiglia, tutto in quelle ore era lontano, irreale, quanto di più distante da noi, dalla nostra verità di esseri umani. Non esiste un solo percorso, una sola strada, quella giusta, così come non esiste un solo modo per diventare genitori. Marco e Steven ci hanno lasciato addosso una voglia di andare, fare, provare, cominciare, fivettare: Quel sano ottimismo, quella forza d'animo che sta tutta in queste parole, le loro:- Guardate noi. Se ci siamo riusciti NOI a raggiungere questo miracolo di vita, ancor di più ce la farete voi! -
Al momento dei saluti la mamma di Marco mi confida, sorridendomi dolcemente:- Io ci ho messo anni, prima di riuscire a rimanere incinta! E metti il cuscino sotto la schiena e alza le gambe.... -- Ah mà, non je dì che non ce deve pensà, che se deve rilassà, sennò qua... - (conosce la sua polla)- No no, per carità. Solo per dire che: MICA E' FACILE COME DICONO FARE UN FIGLIO! -Sante parole. Ora capisco tante cose di Marco, che me lo fanno amare ancora di più.
E mentre scrivo mi mangerei le mani perchè, così impegnata com'ero a vivermi quei momenti, così rari e preziosi, ho dimenticato di scattarli, di immortalarli. Sarà per la prossima, che ci sarà una prossima, altroché, già è stata nominata London! E a dirla tutta misà che qualcun' altro (vero Marco?) si è dimenticato di fare un'altra cosa, leggi alla voce: torta, o dolce, o cake, come preferisci. E' rimasto nel frigo?
Caspita quasi dimenticavo (siamo in tema amnesia no?), Nora ci ha fatto una sorpresa, mi ha chiamata mentre ero lì, la prima volta che ci sentivamo per telefono. Che voce dolce la nostra Nora. Con sua regalità che borbottava:- Dille che se vuole parlà con te, deve venì qua pure lei! -Poi gliel'ho passata, e pure qui non si è smentita la comare:- senti che vocetta, me pari "è Memole il nome mio"! -The Queen Father, tocca prenderlo così: o lo ami, o lo odi!
E quindi, anche se per poco, è stata come averla con noi. Grazie Nora ^^
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Concludo coi saluti, ebbene si, da non crederci, noi si parte. Lo so lo so che mi state odiando perché precedentemente non ho fatto che lagnarmi di non avere un travel plans. Ma è capitata l'occasione, i suoceri hanno affittato, come ogni anno, una casetta nelle Marche, al mare, vicino al Conero. L'ultima settimana di agosto rimarrebbe vuota ed è già pagata: che fai, non ci vai? Ma stiamo pazziando? Ieri sono corsa a comprarmi un trollino tutto mio e oggi in libreria per festeggiare mi sono comprata tutto l'occorrente, il kit base del sano e gagliardo svacco: un libro nuovo di zecca, un astuccio e un segnalibro coordinati (sto fuori) a cui aggiungo il mio fedele taccuino Paper Blank: mai più senza!
Ora ho tutto quel che mi serve, posso partire! Ci rivediamo i primi di September. Maramaaao!