Scendo all’aeroporto di Diyarbakir. Sono sulla pista di atterraggio. È sera tardi e fuori è buio. Vedo le luci dei telefoni che i passeggeri usano per farsi le foto. Non si arriva per caso il 20 marzo nella capitale del Kurdistan turco, e anche chi ci arrivasse per caso sarebbe molto fortunato.Il volo che è partito da Istanbul è carico di persone arrivate per festeggiare il Newroz, il capodanno curdo che cade il 21 marzo, il giorno dell’inizio della primavera. Esco dall’aeroporto e cerco un taxi. Do al ragazzo il nome dell’albergo. «Ma hai prenotato?» mi chiede mentre andiamo. Certo che ho prenotato. So bene che è difficile trovare posto a Diyarbakir durante il Newroz.
Il giorno dopo salgo sul bus del Bdp (Bariş ve Democrasi Partisi, Partito della pace e della democrazia filo-curdo).
Sono insieme ad una delle delegazioni italiane arrivate in Kurdistan proprio in occasione del capodanno curdo e seguirò le celebrazioni dalla tribuna d’onore. Avanziamo a passo d’uomo. Dalla macchina di fronte a noi si sporgono due ragazze che sventolano la bandiera del Bdp. Entriamo nella piazza e prendiamo i nostro posti. Sotto di noi persone di tutte le età cantano e ballano. È un festeggiamento fatto di colori e musiche. Intanto nella tribuna d’onore una voce corre incessante: “Siamo più di 2 milioni di persone” dicono alcuni, una notizia difficile da confermare. Certo è che davanti a noi si staglia una fiumana di gente della quale è difficile vedere la fine.Con il tempo l’evento ha preso una connotazione sempre più politica: per decenni Ankara ha vietato le celebrazioni di una ricorrenza che più di ogni altra è in grado di mostrare l’unicità culturale di un popolo che i turchi, nel corso del Novecento, hanno tentato di cancellare ed assimilare.
È la quarta volta che vengo in Kurdistan per il Newroz, la seconda a Diyarbakir. Adesso i festeggiamenti sono consentiti, ma si tratta di un diritto recente, che talvolta ha più il sapore di una concessione. Nel 2012 Ankara vietò le celebrazioni pochi giorni prima del 21 marzo. Questo non fermò la folla, che nonostante il divieto e gli elicotteri militari che sorvolavano la zona accorse comunque nella spianata. L’anno scorso, proprio durante il Newroz, venne letta la lettera con la quale Abdullah Öcalan, leader del Pkk, rinchiuso nel carcere di İmralı, metteva fine alla lotta armata.
Ogni Newroz è importante perché permettere di fare il punto sulla questione curda. In quello del 2014 è stata letta la seconda lettera di Öcalan. «La pace è più difficile della guerra, ma in ogni guerra si trova la pace. Non abbiamo avuto paura quando abbiamo dato vita alla resistenza, e non avremo paura neanche facendo la pace» ha affermato il leader del Pkk.
Il Newroz è inoltre avvenuto alla vigilia delle elezioni amministrative che, se da un lato hanno mostrato il predominio dell’Akp (Adalet ve Kalkınma Partisi, il Partito per la Giustizia e lo Sviluppo) nel Paese, dall’altro hanno sancito il predominio del Bdp nel Sud-Est, che ha resistito nonostante le numerose denunce di brogli. Addirittura a Lice ha trionfato Rezan Zuğurli, che a soli 25 anni è diventata la donna più giovane ad essere eletta sindaco in Turchia.
Ankara va avanti per la sua strada e guarda alle elezioni politiche del 2015, ma anche i curdi continuano a ricostruire la propria realtà, decisi certo a non abbandonare la scena.