Odio quando ho un pensiero che poi finisce per farmi passare per quella che è trascinata dal pensiero comune. Ma devo farci l'abitudine, al fatto che essere un genio ogni tanto significa anche stare benissimo nelle righe e fare quello che fanno tutti.
Essere un genio, naturalmente, significa anche cogliere la sottile vena ironica del suddetto preambolo.
Insomma, Pietro Taricone era un mio concittadino. Anzi, Pietro Taricone, così come Saviano, era uno dei prodotti del fantastico liceo scientifico A. Diaz. Anzi, meglio ancora, Pietro Taricone è stato anche rappresentante d'istituto al liceo Armando Diaz di Caserta.
La sua morte è stata una notizia giunta improvvisa mentre ero di notte in statale da Malpensa a Pieve Emanuele dopo una giornata in viaggio, tentando disperatamente di tornare da Madrid.
Su Pietro Taricone in questi pochi giorni dopo la sua morte ne ho sentite di tutti i colori. Ho sentito dire che era autoironico, che è morto come James Dean, che era una via di mezzo tra Alberto Sordi, Totò e Bruce Willis. Ho persino sentito dire che era colto, coltissimo, che conosceva persino la filosofia, TUTTA la filosofia, perchè pare che un giornalista un giorno gli abbia sentito dire PANTA REI.
L'ho sentito persino etichettare come eroe di nitzchiana memoria, una cosa da rabbrividire.
Ho sentito anche fare discorsi su cosa un padre di famiglia dovrebbe o non dovrebbe fare, sul taedium vitae e sulla ricerca del brivido.
Sento dire che era da ammirare perchè aveva rinunciato a fare il cretino da barbara d'urso e si era dato da fare. Che era un esempio di cultura e poteva stare a tutti i tavoli, ho letto che è addiritutra l'icona di questo decennio, quello del GF che ricordiamo tutti per cognome.
Il punto è sempre il senso della misura.
Il Taricone era uno simpatico, ed è morto, probabilmente per una sfortunata serie di cose.
Sono disposta a concedergli un Bruce Willis, ma la cultura, l'ammirazione, il superuomo, l'Alberto Sordi, il Totò, la filosofia, la conservo per altri...