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Diaz – Non pulire questo sangue di D. Vicari

Creato il 10 aprile 2012 da Oggialcinemanet @oggialcinema

20 luglio 2001. Genova ospita il G8, il vertice dei capi di stato degli otto paesi più industrializzati del mondo. Il Genova Social Forum, movimento che contesta le linee politiche del G8, organizza una tre giorni di cortei pacifici, seminari ed eventi culturali per manifestare il proprio dissenso rispetto alle teorie e alle pratiche economiche che regolano i rapporti tra paesi ricchi e poveri del mondo. Durante la manifestazione del primo giorno gruppi di Black Block, frange estremiste e violente che non rivendicano nulla se non di poter devastare e creare disordine, si confondono con i pacifisti nel corteo per mettere a ferro e fuoco la città. La reazione delle forze dell’ordine è violenta, ma totalmente istintiva e disorganizzata a tal punto che sono i manifestanti pacifici a subire le peggiori conseguenze. A seguito degli scontri un ragazzo, Carlo Giuliani, rimane ucciso. La notizia fa il giro del mondo e desta l’attenzione di Luca (Elio Germano), giornalista di una testata conservatrice di Bologna, che decide di recarsi di persona nella capitale ligure per vedere cosa sta accadendo. Alma (Jennifer Ulrich) è un’anarchica tedesca che ha partecipato agli scontri e, sconvolta dalle violenze a cui ha assistito, decide di occuparsi delle persone disperse insieme a Marco (Davide Iacopini), un organizzatore del Genova Social Forum e a Franci, un giovane avvocato del Genova Legal Forum. Nick (Fabrizio Rongione) è un manager francese che si interessa di economia solidale, arrivato a Genova per seguire il seminario dell’economista Susan George. Anselmo (Renato Scarpa) è un vecchio militante della CGIL e con i suoi compagni pensionati ha preso parte ai cortei contro il G8. Etienne (Ralph Amoussou) e Cecile sono due anarchici francesi protagonisti delle devastazioni di quei giorni. Bea e Ralf sono di passaggio ma cercano un luogo presso cui dormire prima di ripartire. Max (Claudio Santamaria), vicequestore aggiunto del primo reparto mobile di Roma, comanda il VII nucleo e, nel corso della giornata, ha già preso la decisione di non partecipare a una carica al fine di evitare una strage di pacifici manifestanti. Luca, Alma, Nick, Anselmo, Etienne, Marco e molte altre persone incrociano i loro destini la notte del 21 luglio 2001. Poco prima della mezzanotte centinaia di poliziotti irrompono nel complesso scolastico Diaz-Pascoli, sede del Genova Social Forum adibita per l’occasione a dormitorio. In testa c’è il VII nucleo comandato da Max, seguono gli agenti della Digos e della mobile, mentre i carabinieri cinturano l’isolato. È un massacro in piena regola. Quando Max dà ordine ai suoi di fermarsi, è tardi. 93 persone presenti nella scuola, oltre ad essere in arresto, hanno subìto una violenza inaudita senza aver opposto alcuna resistenza.

Diaz – Non Pulire questo sangue” si colloca all’interno del cinema di denuncia civile. Definito dallo stesso regista “un film di guerra”, la pellicola racconta senza mezzi termini e senza risultare faziosamente partigiana i fatti accaduti nella notte tra il 20 ed il 21 luglio 2001, la notte dell’assalto alla scuola Diaz, dove il Genova Social Forum aveva la sua base mediatica nei giorni del G8, e dove erano stati ospitati manifestanti di qualsiasi nazionalità ed età, oltre a reporter e giornalisti.
Sviluppato su documentazioni e testimonianze raccolte scrupolosamente in fase di sceneggiatura, il film si concentra sui fatti e meno sulle storie personali dei protagonisti, che nell’insieme sono dei tasselli che completano il quadro degli eventi stessi. La fotografia fredda e sgranata si allinea alle immagini di repertorio registrate all’epoca. Il regista Daniele Vicari (“Il passato è una terra straniera”) evita di insistere morbosamente sulle violenze e gli abusi delle forze dell’ordine e si concentra, invece, sulle dinamiche che portarono al massacro, lasciando lo spettatore col fiato sospeso fino alla fine e, cosa più importante, stimolandone la riflessione. Più testimone che giudice, Vicari ribadisce a gran voce la necessità di ricordare sempre. Un film per non dimenticare. Perché ripensare al passato a volte diventa un imperativo categorico.

di Alessandro Burgio

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