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Difendere l'immagine online intevista ad Andrea Barchiesi

Da Maurizio Picinali @blogagenzie

Niente paura, la cyber reputation non solo può essere difesa,ma anche ricostruita, link dopo link.
«Costruire da zero la propria identità digitale è stata la richiesta più frequente dell’ultimo anno » dice Andrea Barchiesi,ingegnere elettronico e amministratore delegato di Reputation Manager , una delle molte aziende che si sono specializzate in questa attività, «soprattutto da professionisti di ogni genere che hanno bisogno di trasmettere una giusta immagine di sé, anche via Internet».
«Non creiamo siti dedicati alla persona o all’azienda» spiegal’ingegnere «ma dei contenuti web a essi collegati: se le informazioni sono già presenti in rete cerchiamo di posizionarle in modo che siano più visibili. In alternativa,le realizziamo ex novo comunque rispecchiando fedelmente la realtà dei fatti». Niente invenzioni, insomma, tutto dev’essere rispondente a verità.

Come ci si muove invece quando la reputazione online è a rischio?

Difendere l'immagine online intevista ad Andrea Barchiesi

In casi più complicati entrano in gioco i professionisti: «Per difendere l’identità digitale da eventuali “attacchi”» spiega Andrea Barchiesi «si procede esattamente come in campo medico: prima la diagnosi, poi la cura .Se il problema è la presenza di contenuti lesivi dell’immagine sulle prime pagine dei principali motori di ricerca, viene fatta un’analisi del posizionamento di questo materiale. E, a seconda della visibilità, si valuta la strategia migliore per isolarli, richiedendone la rimozione direttamente al sito, pubblicando una rettifica qualora si tratti di informazioni false o scorrette»
Come non perdere la reputazione online Andrea Barchiesi spiega quali sono le regole per difendere la reputazione sul web
Quali sono le regole base da adottare per non perdere la reputazione online? Andrea Barchiesi, A.D. di Reputation Manager, ne ha parlato alla rivista scientifica Airone, questo mese in edicola.
Come si può tutelare la propria reputazione in rete?

Innanzitutto evitando di commettere passi falsi attraverso un uso spregiudicato o ingenuo di Internet che possa esporre al pubblico aspetti della nostra vita che dovrebbero restare riservati. Naturalmente sul Web si può parlare di noi anche a nostra insaputa, per cui il passo successivo è il monitoraggio delle informazioni che ci riguardano per capire quanto sono diffuse, dove sono posizionate e quanto impattano sulla nostra immagine. Nel caso in cui si rilevino delle lesività è poi necessario valutare, con il supporto di un professionista, la strategia di intervento.

Difendere l'immagine online intevista ad Andrea Barchiesi

Lei è un "reputation manager": in che cosa consiste il suo lavoro?

La nostra società è presente sul mercato dal 2004 e in questi anni ci siamo resi conto di quanto sia importante affiancare alla specializzazione tecnologica, un’apporto consulenziale.
Nel percorso che facciamo insieme al cliente parliamo di “ciclo reputazionale„ perchè si tratta di un lavoro che può richiedere anche mesi e che non si ferma alla fase di analisi.
Partiamo prima dalla costruzione di una mappa concettuale della persona o del brand, per definire in accordo con il clente, quali sono le aree rilevanti che vogliamo indagare. Questo modello viene poi “dato in pasto„ al software che scandaglia tutto il web alla ricerca dei risultati, che vengono già categorizzati e aggregati secondo diversi indici in funzione della sintesi finale. In particolare ad ogni contenuto viene associato un coefficiente effettivo di rischio reputazionale (Cerr®) , un indice sintetico del valore di positività e negatività del contenuto e del suo livello di propagazione e visibilità in rete.
Una redazione di analisti si occupa poi di verficare i contenuti rilevati, di costruire un report di analisi per il cliente e di pianificare strategie di intervento a seconda dei casi riscontrati. Nella fase strategica di azione si parla di ingegneria reputazionale che si avvale di una metodologia strutturata che utilizza aspetti che vanno dall’ottimizzazione dei contenuti nel motore di ricerca al marketing virale, alla gestione del customer care online, alla tutela e costruzione dell’identità digitale fino all’intervento legale.
C'è differenza fra tutelare la reputazione on line di un'azienda e di un privato? Se sì, quali sono le principali differenze?
Diciamo che essendo diverse le esigenze, cambia anche la metodologia.
Il privato solitamente si rivolge a noi con una problematica da risolvere, tipicamente la presenza di contenuti lesivi della sua immagine sulle prime pagine dei principali motori di ricerca.
In questi casi viene fatta un’analisi del posizionamento di questi contenuti e a seconda della visibilità si valuta la strategia migliore per isolarli, richiedendone la rimozione direttamente al sito, pubblicando una rettifica qualora si tratti di informazioni false o scorrette, oppure operando una reingegnerizzazione per far salire nelle prime posizioni altri contenuti che completino l’immagine della persona anche con altre informazioni, riducendo il rischio che la si associ esclusivamente alla lesività.
Oppure professionisti che hanno bisogno di costruire da zero la propria identità digitale, e quindi di una serie di azioni volte alla creazione di un profilo multicanale su diverse piattaforme, che valorizzi le proprie competenze.
L’azienda invece si rivolge a noi innanzitutto per conoscere qual’è la sua percezione generale sul web, quindi per un attività di analisi e monitoraggio. Ed è proprio a partire da questo lavoro che eventualmente emergono criticità, lacune informative ma anche opportunità da cogliere al fine di pianificare nuove strategie di marketing, comunicazione, fino all’assistenza al cliente direttamente nei canali on line in cui vengono poste le domande. Dopo questa prima fase di analisi e strategia, molte aziende decidono di proseguire il monitoraggio delle conversazioni a cadenza regolare, per valutare gli impatti del proprio intervento e seguire i trend delle conversazioni online.

E' vero che in alcuni Paesi è vietato per legge controllare la reputazione in rete dei candidati a un posto di lavoro? Se sì, in quali? In Italia esiste qualche norma del genere?
In Germania è stata presentata nel 2010 una proposta di legge che vieta ai datori di lavoro di controllare il profilo sui social network dei propri candidati, con lo scopo di pregiudicare la loro privacy. In Italia non esiste una norma del genere.
La questione è controversa. Le informazioni alle quali l’azienda ha accesso sono pubbliche, sono cioè quelle che l’utente ha scelto di condividere, quindi non si tratta di una vera e propria violazione della privacy. Dovrebbe esserci innanzitutto una presa di coscienza e un’atteggiamento di buon senso da parte delle persone nell’utilizzare i social media in relazione alla propria identità e da parte dell’azienda nel soppesare queste informazioni con le competenze verificate in sede di colloquio.
È sbagliato comunque ridurre il fenomeno ai soli aspetti negativi. Il candidato infatti può utilizzare la sua identità digitale in modo virtuoso, mettendo in luce attraverso i contenuti che pubblica on line interessi e abilità che potrebbero colpire positivamente il datore di lavoro e quindi fargli acquisire dei punti in più nella possibilità di essere assunti.

Come contrillare la propia reputazione sul web

Ai tempi dei social network, è sempre più difficile tenere sotto controllo le informazioni che riguardano la propria identità sul web. Per questo motivo Google ha dato alla luce il nuovo strumento denominato “Me on the Web”, che si traduce letteralmente “Io sul Web”. Un nome che non lascia spazio a dubbio alcuno: l’obiettivo è infatti quello di accompagnare anche i navigatori meno esperti nella gestione della propria identità online, onde evitare la divulgazione di informazioni personali che possano essere diffamatorie o semplicemente inappropriate.

Lo strumento è già stato inserito all’interno della Google Dashboard (il contenitore di tutti i servizi Google utilizzati da un utente) e, accedendo ad un account Google, sarà possibile attivarlo tramite pochi click, indicando i dati personali utili alla gestione della reputazione. Successivamente, come già fatto da altri servizi Google come Alert, “Io sul web” invierà al suo fruitore delle notifiche via e-mail che riguardano la presenza del suo nominativo all’interno della grande rete. Il servizio offre anche un sistema di suggerimenti per permettere all’utente di gestire al meglio la propria identità online e rimuovere possibili contenuti indesiderati contattando ad esempio direttamente il webmaster di un forum per chiedere la rimozione di un post sgradito.La volontà dell’azienda di Mountanin View nell’interessarsi a questo tipo di dinamiche va incontro all’esigenza di un maggior controllo sulle informazioni personali divulgate sul Web da parte degli utenti. Le informazioni, infatti, vengono sciorinate ovunque dai vari social network ed è quindi molto forte il bisogno di avere un maggiore controllo sulla propria reputazione. Tutto ciò è lecito ed è parte dell’esercizio di un diritto. Alcune informazioni false, del resto, potrebbero addirittura costare il posto di lavoro o viziare i rapporti interpersonali con amici e parenti: quel che Google offre è la possibilità di un monitoraggio costante, lasciando al diretto responsabile la possibilità di valutare i casi specifici.
Il servizio non potrà che risultare gradito, tra gli altri, anche all’ex-senatore Achille Ottaviani il quale soltanto nelle ultime ore ha depositato una richiesta danni da 10 milioni di euro a Google per il modo in cui, attraverso le SERP del motore, è possibile ricostruire la sua vita riconducendola però ad una vecchia vicissitudine giudiziaria conclusasi in realtà con la piena assoluzione tratto da webnews.it Aprile 2012


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