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DIG, un audace thriller religioso sulle frequenze della USA Network

Creato il 13 marzo 2015 da Oggialcinemanet @oggialcinema

il Giudizio di Carlo Lanna

Summary:

Ambientata a Gerusalemme, la nuova serie del noto canale satellitare, colpisce ma lascia un po’ perplessi

Dal mondo delle serie tv americane arriva DIG. La nuova produzione del canale satellitare Usa Network prodotta niente meno che da Tim Kring (il papà di Heroes), ha debuttato in pompa magno lo scorso 5 marzo. Il primo dei dieci episodi di DIG, inscena un racconto convenzionale che stuzzica l’attenzione ma è troppo frammentario per poter essere coinvolgente fino in fondo. In bilico fra un crime drama ed un thriller religioso, DIG si candida per essere una serie tv  fresca ma non esaltante.

Ambientata in quel di Gerusalemme, in un momento di forti tensioni politiche e sociali, l’agente dell’FBI Peter Connely (con il volto di Jason Isaacs), si trova suo malgrado immischiato in un gioco di potere più grande di lui. Arrivato a Gerusalemme per dimenticare un passato tormentato, si lascia ammaliare dagli odori ed i profumi di una realtà a lui sconosciuta. Una sera rimane fatalmente attratto da una giovane ricercatrice tutto pepe. Tra i due c’è una forte alchimia ma per un assurdo scherzo del destino, la ragazza viene uccisa in circostanze misteriose. Non riuscendo a capire il reale motivo di questo avvenimento, Peter suppone che gli scavi portati avanti dalla giovane, stanno portando a galla una verità da troppo tempo celata nelle sabbie del tempo.

Convenzionale, anonimo e pleonastico. Tre parole basterebbero per descrivere DIG che, senza il benché minimo appeal, cerca di tratteggiare la gli usi e costumi di una terra lontana con una narrazione intesa e decisa. Nel ponderare quindi questi due elementi che collidono fin dal suo incipit, la  serie pecca di superiorità concependo una narrazione flebile, etera,  con molti – troppi  – colpi di scena telefonati, senza pennellare la psicologia dei personaggi. Non è una serie da evitare come la pesta, questo bisogna dirlo ma in più di un’ora di girato, ci si aspettava una narrazione più incisiva e frenetica. DIG invece è una serie tv asettica, senza né arte e né parte dedicata esclusivamente a chi è in cerca di un prodotto disimpegnato e senza quella marcia in più.

La USA Network quindi nel tentativo di trovare una nuova realtà in un competitivo panorama televisivo, concepisce questa serie come un classico thriller cinematografico dimenticando però il vero entertainment televisivo. Il network dopo i fasti di White Collar e The Dead Zone, fatica a trovare qualcosa che lo possa rappresentare; se il successo di Satisfaction è simbolo che il canale è in cerca di migliorarsi, l’arrivo di DIG innesca una reazione a catena, un momento di involuzione in un panorama costellato da produzioni non del tutto esaltanti. Il dualismo thriller e religiosità quindi non funziona per far brillare una serie tv partita sconfitta fin dal suo incipit. Un vero peccato per Tim Kring, lo stesso vale per Jason Isaacs che dopo l’insuccesso di Awake, non riesce a trovare spazio in una serie tv degna di nota.

Di Carlo Lanna per Oggialcinema.net

DIG, un audace thriller religioso sulle frequenze della USA Network ultima modifica: 2015-03-13T15:41:24+00:00 da Carlo Lanna

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