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Digito e, dunque, io sono e... creo /Spazio riflessione

Creato il 27 novembre 2014 da Marianna06

 

          

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                                   "Aphrika" di Jose Otero Sas (digital art)

 

L’interattività nell’utilizzo che noi facciamo dei social network  non è altro, per definizione, che l’interfacciarsi di attività percettivo-motorie con un ambiente simulato di realtà virtuale.

La nostra immaginazione, allora , che è già di per sé di natura interattiva con l’ambiente che ci circonda, dal quale ambiente essa viene stimolata in senso creativo per modificarlo, accade che corra il rischio di essere stimolata in tecniche sempre più raffinate.

E, pertanto, mediante esse di accrescere il potenziale percettivo e la propria libertà d’intervento creativo sul mondo.

E questo, allora, è giusto domandarsi, è da considerarsi, a tutti gli effetti, un bene o un male?

Un eccesso di delega (leggi Dewey), cioè il  vivere in un mondo già pre-processato(quello del web), può mutare l’essenza profonda dell’esperienza umana?

Può costituire un’interruzione del carattere genuinamente interattivo della nostra relazione con l’ambiente?

Può compromettere entrambi i piani e cioè  tanto quello percettivo che quello immaginativo?

Si tratta di un bivio epistemologico serio con ricadute, soprattutto e persino, in ambito politico.

E questo in quanto lo spazio fisico, ci piaccia o meno,oggi è sempre più medializzato.

Un campo di prova, e quindi di verifica effettuale, volendo può essere quello dell’arte contemporanea, impegnata ormai da tempo sul fronte delle tecnologie digitali.

 

Leggere : Pietro Montani, Tecnolgie della sensibilità/Estetica e immaginazione interattiva / Raffaello  Cortina-Milano,2014.

 

In breve... che le tecnologie digitali stiano cambiando il nostro cervello, i nostri gusti e i nostri comportamenti è un dato acquisito.

Se questo però ci renda più stupidi o più intelligenti, resta un problema aperto.

Pietro Montani  affronta il problema nel suo saggio in chiave estetica, interrogando da filosofo gli effetti delle nuove tecnologie sulla sensibilità e sulla percezione, l’immaginazione e l’interattività.

Il saggio, infatti, esplora questi effetti dal punto di vista del consumo e della produzione di immagini e li esemplifica riferendosi alle prospettive aperte dalla “realtà aumentata” e dalle “tecnologie indossabili” (per esempio i Google Glass).

L’approccio originale adottato da Montani mette l’accento sull’importanza dei processi interattivi e prospetta la possibilità di un innalzamento della loro capacità di dar luogo a fenomeni in senso ampio creativi.

È in questo quadro che l’autore propone, da ultimo, un’interpretazione innovativa della sperimentazione artistica. ( ....dalla "quarta" di copertina)

 

Pietro Montani è docente di Estetica presso l'Università  la Sapienza di Roma .

                                                                              

                                    a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)

         


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